"All'inizio volevo solo essere l'ultimo ad arrendermi. Alla fine, semplicemente, ci ho creduto."
Il “finale aperto”, in letteratura come la cinema, è quel finale che non esaurisce tutte le linee narrative del racconto, lasciando al lettore, o allo spettatore, il compito di decifrarlo o immaginarlo.
Nel ciclismo – lo sport più narrativo del mondo – il finale aperto non è dato: vada come vada, alla fine vince sempre qualcuno, fosse anche solo di mezzo millimetro.
La tappa di oggi però, pur non mettendo in dubbio la garanzia di un vincitore, suggeriva a tal punto una molteplicità di differenti intrecci e conclusioni che molti ne hanno parlato come la versione ciclistica del finale aperto.
I velocisti avrebbero resistito ai 3 Gpm per giocarsi la vittoria allo sprint?
Gli uomini di classifica si sarebbero mossi in prima persona?
Peter Sagan, il grande favorito, sarebbe riuscito a staccare gli altri sprinter e aggiudicarsi la sua seconda tappa al Giro?
La fuga, che sicuramente sarebbe partita, avrebbe avuto delle possibilità?
Tra tutte le ipotesi, quest’ultima sembrava la meno probabile.
190 km da Biella a Canale, prima metà pianeggiante, seconda metà mossa e complicata con un Gpm di 3^ categoria, due Gpm di 4^ e il duro strappo di Guarene ai 15 km dal traguardo.
Scappano quasi subito in 7, che poco dopo diventano 8: Alexis Gougeard (AG2R Citroën), Simon Pellaud e Andrii Ponomar (Androni-Sidermec), Samuele Zoccarato (Bardiani-CSF-Faizanè), Vincenzo Albanese e Samuele Rivi (EOLO-Kometa), Lars Van den Berg (Groupama-FDJ), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert).
Il gruppo lascia fino a 6 minuti e mezzo, i fuggitivi si giocano il primo Gpm con una certa libertà: lo conquista la Maglia Azzurra Albanese con l’aiuto del compagno di squadra Rivi, rafforzando così la sua leadership nella classifica degli scalatori.
Dietro di loro il gruppo è tirato dalla Bora-Hansgrohe di Peter Sagan, che è sempre nelle prime 4-5 posizioni, pronto, rapace.
Lungo la salita del secondo Gpm la Bora alza ancora il ritmo, e ne fanno le spese velocisti puri come Groenewegen, Merlier e Ewan.
Il piano di Sagan per chiudere in suo favore questo finale aperto sembra funzionare.
Davanti nel frattempo Albanese si aggiudica anche questo Gpm e la certezza di indossare la Maglia Azzurra anche domani.
Mancano 40 km al traguardo e il vantaggio della fuga, dalla quale si sono staccati Ponomar e Rivi, è crollato a 1’50”.
Lungo il terzo e ultimo Gpm il ritmo della Bora fa un’altra vittima: Giacomo Nizzolo, secondo ieri a Novara.
Sagan fatica, ma gongola.
A 30 km dall’arrivo di Canale i fuggitivi hanno 1’20” di vantaggio, 1′ quando di km ne mancano 20.
La fatica si fa sentire e lungo lo strappo di Guarene la fuga si sgretola.
Restano in 5, poi in 3, poi in 2: Van der Hoorn e Pellaud.