Nell’aprile 1859 gli austriaci, comandati dal maresciallo Giulay, invasero il Piemonte e occuparono Novara, minacciando di marciare in pochi giorni su Torino.
Camillo Benso Conte di Cavour, capo del governo piemontese, ordinò allora una tattica inedita quanto ardita: fece aprire le chiuse delle risaie e inondò tutto il vercellese, impantanando l’intero esercito austriaco e costringendolo alla ritirata.
Capo dell’operazione fu un ingegnere il cui nome doveva dare delle garanzie, si chiamava infatti Cavalier Carlo Noè.
Di un Cavalier Noè dalla loro parte avrebbero avuto un gran bisogno anche i tre fuggitivi di oggi, Vincenzo Albanese (EOLO-Kometa), Filippo Tagliani (Androni-Sidermec) e Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè), in una tappa già segnata in rosso dai velocisti e che lasciava poco o nullo spazio di vittoria per gli attaccanti.
Ma i fuggitivi sono coraggiosi per definizione, e i tre partono appena dopo il km 0 di Stupinigi, inaugurando così la prima fuga di questo Giro d’Italia.
Il primo a scattare è Tagliani, dopo essere stato il primo corridore a scendere dalla pedana ieri a Torino, sarà anche l’ultimo ad arrendersi.
Davanti a loro 179 km completamente pianeggianti, con giusto un Gpm di 4^ cat a metà percorso, ma buono per l’assegnazione della prima Maglia Azzurra.
Il gruppo lascia fare senza grandi patemi, controlla da lontano, la fuga guadagna quasi 3 minuti ma mai di più: si è detto, è la prima tappa in linea, la prima volata, tutti i corridori sono freschi e nessun velocista vuol correre il rischio di perdere l’occasione.
Si continua a navigare così, in un mare di bonaccia, fino al Gpm di Montechiaro d’Asti dove si disputa lo sprint tra i battistrada.
Se lo aggiudica Albanese, portacolori della EOLO Kometa all’esordio al Giro.