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Tim Merlier, il maresciallo Giulay e il Cavalier Noè

09/05/2021

Nell’aprile 1859 gli austriaci, comandati dal maresciallo Giulay,  invasero il Piemonte e occuparono Novara, minacciando di marciare in pochi giorni su Torino.

Camillo Benso Conte di Cavour, capo del governo piemontese, ordinò allora una tattica inedita quanto ardita: fece aprire le chiuse delle risaie e inondò tutto il vercellese, impantanando l’intero esercito austriaco e costringendolo alla ritirata.

Capo dell’operazione fu un ingegnere il cui nome doveva dare delle garanzie, si chiamava infatti Cavalier Carlo Noè.

Di un Cavalier Noè dalla loro parte avrebbero avuto un gran bisogno anche i tre fuggitivi di oggi, Vincenzo Albanese (EOLO-Kometa), Filippo Tagliani (Androni-Sidermec) e Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè), in una tappa già segnata in rosso dai velocisti e che lasciava poco o nullo spazio di vittoria per gli attaccanti.

Ma i fuggitivi sono coraggiosi per definizione, e i tre partono appena dopo il km 0 di Stupinigi, inaugurando così la prima fuga di questo Giro d’Italia.

Il primo a scattare è Tagliani, dopo essere stato il primo corridore a scendere dalla pedana ieri a Torino, sarà anche l’ultimo ad arrendersi.

Davanti a loro 179 km completamente pianeggianti, con giusto un Gpm di 4^ cat a metà percorso, ma buono per l’assegnazione della prima Maglia Azzurra.

Il gruppo lascia fare senza grandi patemi, controlla da lontano, la fuga guadagna quasi 3 minuti ma mai di più: si è detto, è la prima tappa in linea, la prima volata, tutti i corridori sono freschi e nessun velocista vuol correre il rischio di perdere l’occasione.

Si continua a navigare così, in un mare di bonaccia, fino al Gpm di Montechiaro d’Asti dove si disputa lo sprint tra i battistrada.

Se lo aggiudica Albanese, portacolori della EOLO Kometa all’esordio al Giro.

Poco dopo, anche a causa di una foratura, la neo Maglia Azzurra si rialza e viene riassorbita.

Continuano dunque in due, Tagliani e Marengo, che hanno ancora 1 minuto di vantaggio quando mancano 40 km, che scendono a 20 secondi nei pressi di Vercelli, a 30 km dal traguardo di Novara.

E’ in questo momento che ai due avrebbe fatto comodo l’apparizione del Cavalier Noè, che rallentasse per loro la marcia ormai trionfale gruppo, impantanasse le ruote bellicose delle squadre dei velocisti, regalandogli giusto qualche salvifico minuto di vantaggio.

Ma Carlo Noè oggi non si è fatto vedere, Tagliani prova comunque un ultimo allungo, ma il gruppo torna compatto ai -25 km.

Al Traguardo Volante di Vercelli, che assegna secondi di abbuono per la classifica generale, provano lo sprint Almeida e Evenepoel della Deceuninck-Quick Step, ma prima e meglio di loro parte Ganna che si aggiudica i 3 secondi. Evenepoel, 2°, ne guadagna 2,  e sembra già un segnale sulla sua forma e sulle sue intenzioni. 3° Moscon, che guadagna 1 secondo.

Da qui in avanti è solo preparazione dello sprint.

Con tutte le squadre che sgomitano per tenere davanti i loro capitani e i loro velocisti, ritmo altissimo nel finale di una tappa che fino a questo momento si è corsa a mezzo gas, bagarre, treni che si superano e si accavallano, i corridori cercano le ruote migliori e lottano per tenerle, e altrettanti che lottano per conquistarle.

Finché si arriva agli ultimi 500 metri e viene lanciata la volata: la Cofidis guida per Viviani che però è un po’ attardato; Gaviria si tocca con un compagno di squadra e deve rinunciare sul più bello; Nizzolo parte lungo, deciso, ma non riesce a resistere a Merlier che tiene la testa e taglia per primo il traguardo, alla sua prima partecipazione al Giro.

3° Viviani, 4° Groenewegen, 5° Sagan.

Si dice che il maresciallo Giulay tornò a Novara in fretta e furia, nel 1859, dopo essere caduto nella trappola del Cavalier Noè.

Mai, comunque, tanto veloce come è arrivato a Novara oggi Tim Merlier.

 

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