Ci sono giornate che definiscono una corsa, che definiscono un corridore, che definiscono un’epoca sportiva. Il 6 giugno 1987 è sicuramente una delle date più iconiche ed epiche nella gloriosa storia del Giro d’Italia, perché racchiude una delle vicende più controverse e discusse di sempre.
Nella Tappa 15, la Lido di Jesolo – Sappada, in Maglia Rosa c’era il campione in carica Roberto Visentini che, due giorni prima, nella cronometro di San Marino, aveva stracciato la concorrenza mettendo le basi per la conquista del suo secondo Giro. La sua squadra, la Carrera Jeans, aveva però tra le proprie fila anche un cavallo di razza come Stephen Roche, già capitano designato per il Tour de France, che in quel Giro aveva vinto una tappa, indossato per 10 giorni la Maglia Rosa ed era secondo in classifica generale a 2’42” dal compagno di squadra.
La tappa prende una piega strana fin da subito, quando Roche si unisce a sorpresa al primo tentativo di fuga di giornata, ignorando le indicazioni del direttore sportivo Davide Boifava che gli diceva di fermarsi, e si ritrova la sua squadra ad inseguirlo con la bava alla bocca. “Non ho attaccato Visentini, ho semplicemente seguito gli attacchi di altri – si difese Roche a fine tappa -. Mi chiedo piuttosto se è normale che io venga inseguito dai miei compagni di squadra. È arrivato Boifava a dirmi di fermarmi ma proprio non capisco il perché, non stavo tirando, davo solo qualche cambio. Un anno fa, col ginocchio fuori uso, ho contribuito a far vincere il Giro a Visentini, perché non può succedere con me quest’anno?”.
Ripreso il primo tentativo di fuga, infatti, con la Carrera Jeans sfiancata dal lungo inseguimento, riprendono gli scatti e Roche si inserisce nuovamente in uno di questi. La Maglia Rosa Visentini è costretto a mettere alla frusta i due gregari Massimo Ghirotto e Claudio Chiappucci, mentre il belga Eddy Schepers si tira indietro e si schiera dalla parte di Roche. In casa Carrera è anarchia totale e proprio quando Roche viene nuovamente ripreso, Visentini, distrutto dal punto di vista nervoso, va in crisi, si pianta salendo verso Sappada, e finisce per perdere 6’50”, dicendo addio alla Maglia Rosa e a qualsiasi ambizione di lottare per la classifica generale.
Tra le polemiche, Stephen Roche vola in Maglia Rosa: “Spero che qualcuno vada a casa – disse Visentini, infuriato e svuotato -. A me interessa soprattutto l’onestà, non mi pare ce ne sia stata molta. Avevo deciso di smettere tra un anno, a questo punto sarà meglio che chiuda a fine stagione”. Roche non andrà a casa e, anzi, vincerà quel Giro d’Italia, mentre Visentini sarà costretto a ritirarsi da quel Giro per problemi fisici e non vincerà più nemmeno una corsa in carriera (appenderà la bici al chiodo nel 1990). L’irlandese, però, non si fermerà al Giro, perché vincerà nello stesso anno anche Tour de France e Mondiale, come solo Eddy Merckx era riuscito a fare.
Ah, per la cronaca, la tappa di Sappada la vinse l’olandese Johan Van der Velde: “Ho un corridore che ha vinto una tappa storica però nessuno ne parlerà, tutti lo evitano. Vanno tutti da quelli della Carrera. Io vinco con un mio corridore la tappa più bella e sui giornali ci vado di striscio” disse sconsolato Waldemaro Bortoluzzi, direttore sportivo della Gis Gelati, squadra di Van der Velde.
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