Le edizioni della prima metà degli anni ’70 videro un netto dominio dei corridori belgi. Non solo perché Eddy Merckx cominciava a dettar legge a qualunque gara prendesse parte, ma anche perché i velocisti fiamminghi rappresentavano l’elite delle ruote veloci a livello mondiale. Mediamente, in un Giro d’Italia di quel periodo, vincevano tra le 9 e le 10 tappe, quasi la metà. E oggi vi parliamo di una di quelle, la Tappa 3 del Giro d’Italia 1974, la Formia – Pompei, l’ultima volta che la Corsa Rosa è arrivata nella splendida città degli Scavi e del Santuario.
Ad imporsi fu Patrick Sercu, che bruciò sul traguardo Giacinto Santambrogio, partito lunghissimo a 400 metri dalla linea d’arrivo, e il connazionale e compagno di squadra Roger De Vlaeminck, mentre in Maglia Rosa rimase un altro belga, Wilfried Reybrouck. Quest’ultimo visse un Giro brevissimo ma intenso, visto che vinse la frazione inaugurale, indossò la Maglia Rosa due giorni e il terzo giorno andò fuori tempo massimo, vedendosi costretto a tornare a casa.
Sercu fu uno di quei corridori che nel ciclismo moderno non potrebbero esistere: tutto potenza e muscoli, fu un grande pistard, campione del mondo nella velocità e olimpico nel KM da fermo, ma ancor di più fu portentoso nelle Sei Giorni, con 88 vittorie che gli sono valse il soprannome de “Il Re delle Sei Giorni”. A tutto ciò aggiunse 13 vittorie di tappa al Giro e 7 al Tour de France, tutte ovviamente in volata.
Dopo la sua prima vittoria di tappa del 1974 (ne vincerà altre due), il Giro ripartì da Pompei in direzione Sorrento, per poi fermarsi per il primo giorno di riposo, di domenica. Fu una scelta particolare da parte dell’organizzazione, visto che non era consuetudine piazzare il giorno di riposo dopo appena tre tappe. Il Corriere della Sera interrogò il gruppo per capire chi condivideva quella scelta e chi no, e venne fuori che Merckx, Zilioli, Bitossi e Motta erano ben felici di riposarsi e “magari tutte le domeniche fossero così”, mentre contrari erano Gimondi, Baronchelli e Moser, visto che avrebbero dovuto comunque pedalare per non ingolfarsi. La risposta più bella, però, la diede Marino Basso: “Sarei stato contrario, ma ad una bella gita a Capri non si può certo dire di no”.
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