L’undicesima tappa, che fa da giro di boa del Giro d’Italia, ha visto i nostri atleti partire da Camaiore, dove hanno affiancato le coste del Mare Tirreno, attraverso un percorso che molte popolazioni hanno affrontato prima di loro per arrivare alle porte della Pianura Padana.
In principio, i romani oltrepassarono queste montagne dove gli Appennini liguri cedono il passo alle colline e fecero sorgere la città di Derthona, importante base militare ed emporio commerciale durante il III secolo a.C., attraversata da due delle vie di comunicazioni più lunghe e importanti – la Postumia e l’Emilia – che si diramano fino a toccare le coste dell’Adriatico.
I concorrenti attraversano quella che una volta era terra di passaggio per pellegrini e per la Via del Sale, che partiva dal Porto di Genova, attraversava le montagne fino ad arrivare a Tortona.
Il percorso è caratterizzato da continue svolte e la tensione continua a salire, arrivando al culmine in contemporanea del Passo della Castagnola, dove le innumerevoli insidie causano enormi perdite che decimano il numero dei partecipanti di questo Giro d’Italia.
Le squadre si trovano completamente stremate, ma finalmente libere dall’ultimo Gran Premio della Montagna, si da il via libera alla volata finale, con protagonisti i velocisti che si giocheranno il tutto per tutto negli ultimi chilometri prima del traguardo, alle porte di una terra che ha visto nascere grandi campioni. Anzi, Campionissimi.
Non vi sarà infatti di certo nuovo il nome di Fausto Coppi, che durante l’età d’oro del ciclismo conquistò per cinque la vetta nel Giro d’Italia. Coppi nacque a Castellania, un piccolo paesino in cima alla valle Ossona, che nel corso del tempo è diventato un museo a cielo aperto dove vive la memoria del ciclista. Il paese è affiancato da Carezzano, un borgo medioevale, sede dell’antico arcivescovado, un piccolissimo stato indipendente – come la Repubblica di San Marino. Sono le terre non solo di Coppi, ma anche di Costante Girardengo, originario di Novi Ligure dove sorge il Museo dei Campionissimi, in cui molteplici cimeli sono esposti per raccontare la storia di questi campioni che hanno fatto sognare gli italiani durante i Giri d’Italia.
Ora vegliano sui nuovi campioni, i giovani che intraprendono questa tappa completamente avvolti dalle colline tortonesi, dove la storia la fa da padrone e il gruppo molto lentamente in fila indiana riesce a riattaccarsi al gruppo di testa, attraversando i vari comuni che preannunciano l’arrivo a Tortona dove si rimane meravigliati dall’imponente statua della Madonna della Guardia placcata d’oro e i ruderi della Torre del Castello che si staglia sul Colle Vittorio, distrutto nel medioevo dal Barbarossa nella sua discesa in Italia.
Arrivando a Tortona, i velocisti entrano nella città a velocità altissime inseguiti dal gruppo che, come un fluido, si modella sulla strada che si restringe a mano a mano che si arriva al traguardo. Gli ultimi metri ricompattano completamente il gruppo e negli ultimi secondi, lanciata la volata finale, la spunta Pascal Ackermann, che fino all’ultimo ha lottato avvolto dal popolo di Tortona che attendeva con ansia e gioia l’arrivo dei ciclisti, transitati di qua l’ultima volta nel 2017, quando vinse il colombiano Gaviria.
Marco Canegallo, Istituto Tecnico Industriale Statale Guglielmo Marconi di Tortona