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    Primoz is back

    14/12/2024

    Alle 17.48 del 27 maggio 2023 il tempo si ferma e cala il silenzio sul Monte Lussari. “Non ancora, non questa volta” pensano le migliaia di tifosi assiepati in cima a questa nuova vetta. Sono arrivati in tanti dalla vicina Slovenia, con tanto di bandiere e poster. Sono tutti lì perché è quello il giorno in cui si può finalmente riscrivere la storia, la chiusura di un cerchio aperto il 6 maggio di sette anni prima.

    Il Giro d’Italia del 2016 parte da Apeldoorn con una cronometro che si svolge tra due ali di folla. A dare il via è Re Guglielmo Alessandro ed è proprio uno dei suoi sudditi, Tom Dumoulin, il grande favorito di giornata. La festa è pronta ma si sa, c’è sempre qualcuno pronto a rovinarla. Nessuno però si aspetta che il guastatore sia un ragazzo di 26 anni, che da soli tre anni corre in bici per professione e che è all’esordio assoluto in un Grande Giro, Primož Roglič. Lo sloveno si rivela al mondo con una cronometro quasi perfetta e con un tempo che Dumoulin batterà per un solo centesimo.

    Non potrà nulla l’olandese, e con lui altri specialisti come Fabian Cancellara, solo una settimana più tardi nella cronometro del Chianti Classico. Roglič sfreccia a quasi 47 km/h conquistando il primo dei suoi quattro successi di tappa al Giro d’Italia.

    Alla Corsa Rosa ci tornerà nel 2019 da co-favorito, alimentando una rivalità con Vincenzo Nibali condita da numerose polemiche. Lo sloveno conquista subito la Maglia Rosa in cima al “suo” San Luca – dove conquisterà tre volte il Giro dell’Emilia – e vola contro il tempo anche nella Riccione-San Marino. Arrivano le montagne e sembra tutto pronto per il duello annunciato da settimane con Nibali ma è in quel momento che spunta il terzo incomodo, Richard Carapaz. L’ecuadoriano approfitta del controllo tra i due e a Roglič non resta che accontentarsi del gradino più basso del podio.

    Ma torniamo alle 17.48 del 27 maggio 2023. Geraint Thomas, in Maglia Rosa, sta transitando all’intertempo quando le telecamere staccano bruscamente su Roglič, intento a sistemare la catena della sua bici, saltata dopo il passaggio su una canalina. Ad aiutarlo è Mitja Meznar che di Roglič era amico e compagno di squadra nella sua carriera precedente, quella sugli sci. Descritto spesso e ingiustamente come freddo e calcolatore, Roglič sa che di calcoli non se ne possono fare più e comincia a spingere sui pedali come non mai. Fino alla fine, fino a quel traguardo dove fa segnare il miglior tempo, venendo accolto dal boato dei suoi connazionali, increduli per aver vissuto un momento così esaltante. Il cronometro scorre e Thomas ancora non si vede.

    Quando, alle 17.58, la sagoma della Maglia Rosa appare all’orizzonte, è troppo tardi. La Slovenia sale per la prima volta sul tetto del Giro d’Italia ed è significativo che a portarla in cima sia stato proprio quel ragazzo che fin dalla prima apparizione nella Corsa Rosa aveva destato curiosità, per la sua storia così atipica oltre che per le sue qualità. Il Trofeo Senza Fine, consegnatogli direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, porta già il suo nome ma il viaggio Rosa di Primož non è ancora finito.

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