Ad un certo punto sembrava quasi un segno del destino. L’aspirante leggenda Tadej Pogačar che fora – e scivola pure – ai piedi della salita verso il Santuario di Oropa. Proprio come Marco Pantani 25 anni fa, nel giorno in cui si ricordava la sua impresa. Non poteva davvero esserci coincidenza più clamorosa, anche se poi la scalata finale ha assunto sembianze meno romantiche e decisamente più pragmatiche e brutali.
Nessuno ha attaccato Pogačar dopo la foratura, così la UAE Team Emirates lo ha riportato in testa al gruppo in men che non si dica e subito si è messa in testa a fare il ritmo, facendo scoppiare un corridore dopo l’altro. Stavolta per gli avversari non c’erano tattiche che potessero tenere, anticipare era impossibile, così davanti a Tadej si è manifestata la concreta possibilità di piazzare la prima zampata al Giro d’Italia.
A 4400 metri dall’arrivo ha aperto il gas e il solo Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) ha provato a fare il Narvaez della situazione, francobollandosi alla ruota di Pogačar sperando rallentasse. Non lo ha fatto, così dopo 200 metri l’australiano è andato fuori giri, ha perso la ruota dello sloveno ed è stato poi raggiunto da Geraint Thomas, prima, e poi da tutti gli altri. Il conto per aver provato a seguire Tadej si è poi presentato, ancora più salato, un paio di chilometri più tardi, quando ha perso contatto anche dagli inseguitori, pagando alla fine uno scotto di un minuto. Una fine simile l’ha fatta la Maglia Rosa Jhonatan Narvaez, che ha inizialmente provato a rispondere all’affondo di Tadej, ma è poi rimbalzato a più di due minuti.
Mentre Pogačar si involava indisturbato verso il suo primo successo al Giro (ora ha vinto in tutti e tre i Grandi Giri), verso la Maglia Rosa e verso la cima che ha reso Pantani ancora più mitologico, dietro si scatenava un’entusiasmante bagarre per il secondo posto. Alla fine è stato Daniel Martinez (Bora-hansgrohe) a prenderselo, con Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) terzo e poi una schiera di pretendenti pronti a dare tutto nelle prossime 19 tappe. A proposito di Thomas, oggi ha colto il primo podio dell’anno… a 38 anni conferma di saper bene come preparare un grande appuntamento.
Verdetti? Non troppi, se non quello, scontato, che Pogačar è già padrone del Giro. Romain Bardet (dsm-firmenich PostNL), invece, si conferma un po’ indietro di condizione e anche oggi perde 1’20”, anche se la scoppola più grande l’ha presa la Bahrain Victorious, con Damiano Caruso a 1’29” e Antonio Tiberi a 2’24”. Ma è ancora lunga. Dopo il fuoco e le fiamme delle prime due giornate, i prossimi tre giorni dovrebbero essere terreno di caccia per i velocisti. Restate sintonizzati.