Il finale di oggi è stato degno di una sceneggiatura di Alfred Hitchock: incerto, enigmatico, struggente e doloroso, ma allo stesso tempo esaltante e imprevedibile. Il setting d’eccezione come quello del lungomare di Napoli, poi, ha fatto il resto: l’epilogo della tappa partenopea resterà sicuramente una delle più simboliche del Giro d’Italia numero 106.
C’era il timore che dopo l’acqua presa ieri, anche oggi i corridori rischiassero di farsi un bagno non richiesto. Invece no, un sole tiepido ha fatto sì che i corridori si “godessero” una bella giornata in sella e, soprattutto, che tifosi e telespettatori potessero restare a bocca aperta di fronte alle innumerevoli bellezze naturalistiche incontrate quest’oggi: dal calore di Piazza del Plebiscito e della periferia napoletana a Pompei, al Valico di Chiunzi e i suoi panorami, passando per la Costiera Amalfitana, con Amalfi, Positano e Praiano, e poi Sorrento, prima del ritorno sul lungomare di Napoli.
È stata una grande festa, la degna continuazione del giubileo post scudetto, e il pubblico ha accompagnato la corsa lungo veramente tutto il percorso. Poi ci hanno pensato i corridori a rendere tutto ancor più memorabile. La fuga con Francesco Gavazzi (Eolo-Kometa), Simon Clarke (Israel-PremierTech), Alessandro De Marchi (Jayco AlUla), Charlie Quarterman (Team Corratec-Selle Italia) e Alexandre Delettre (Cofidis) non solo ha animato la gara, ma l’ha fortemente influenzata.