Lo abbiamo ammirato fino a pochi giorni fa lottare, attaccare e barcamenarsi nelle grandi classiche del pavé, e il pensiero unanime è stato “che corridore straordinario che è Mads Pedersen!”. Ed è proprio così, perché il danese, nell’era dei fenomeni epocali, è spesso il primo degli umani, tanto da confondersi, più di qualche volta, con quegli extraterresti. La sua unica sfortuna è stata nascere nel periodo storico in cui Tadej Pogačar e Mathieu Van der Poel fanno man bassa di vittorie e non lasciano nulla a nessuno.
Nonostante ciò, Pedersen non ha mai abbassato la testa, anzi, ha cominciato a rispondere ai fuoriclasse con azioni da fuoriclasse, raccogliendo il guanto di sfida e rendendosi protagonista di quelle azioni che Pogačar e Van der Poel hanno fatto diventare la normalità. Alla Gent-Wevelgem, per esempio, Pedersen ha vinto con un assolo di 55 km, respingendo i tentativi di rientro del gruppo e dando conferma che, sotto sotto, normale, forse, non lo è nemmeno lui. Alla Parigi-Roubaix invece si è piazzato 3°, ma senza una foratura nel momento topico della corsa chissà dove sarebbe arrivato. D’altronde il corridore della Lidl-Trek vanta un palmarés da 50 vittorie, tra le quali un Mondiale nel 2019, quando ancora non era l’atleta solido e vincente che è ora, ma anche 3 Gent-Wevelgem e tappe in tutti i Grandi Giri.