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    Giro Next Gen: Widar e Brennan, è un trionfo di squadra

    16/06/2024

    Si è chiuso, come prevedibile, con una tappa super intensa il Giro Next Gen 2024. Scatti dal primo chilometro, con anche corridori di classifica coinvolti, e poi un inseguimento feroce sui 13 fuggitivi che, alla fine, per una ventina di secondi, sono riusciti a giocarsi l’arrivo sul traguardo finale di Forlimpopoli. Ad imporsi è stato Matthew Brennan, che ha capitalizzato al meglio il grande lavoro dei compagni Pietro Mattio e Darren Van Bekkum, in fuga insieme a lui.

    Brennan è un primo anno, classe 2005, da ragazzino ha alternato pista e MTB e adesso è un corridore molto veloce, che può dire la sua in volata ma anche nelle classiche più vallonate. Il suo sogno è il Giro delle Fiandre perché è una corsa “in cui non ti puoi nascondere” e il suo idolo “è Michal Kwiatkowski, perché è un vincente ma anche un grande uomo squadra”.

    Dietro, invece, Jarno Widar difendeva con le unghie e con i denti la Maglia Rosa: rimasto da solo dopo il grande sforzo dei suoi compagni per inseguire i vari attaccanti, in particolare Florian Kajamini, che si è mosso nelle prime battute, e poi Léo Bisiaux, che si è inserito nel tentativo che poi è andato all’arrivo, Widar si è messo in prima persona a tirare il gruppo. “È uno dei miei difetti, faccio fatica a rimanere al mio posto in gruppo, spendo tante energie, ma oggi dovevo farlo” ha detto dopo l’arrivo.

    Significativo è stato l’abbraccio col compagno Milan Donie, probabilmente il suo miglior gregario questa settimana, arrivato al traguardo dopo 8 minuti. Widar, già sul retro-podio, è uscito e gli è corso incontro: entrambi sono scoppiati a piangere, una liberazione dopo una settimana di battaglie inseguendo il sogno rosa.

    “È una sensazione strana, non riesco a spiegarla a parole, troppo bello cazzo… – ha detto senza mezzi termini Widar -. Devo tutto alla squadra, 99% di questa vittoria è merito loro, solo l’1% è merito mio. Festeggiare? Ho un areo da prendere tra poche ore, purtroppo non c’è tempo. Ma questo trofeo lo metterò in camera, al fianco del mio letto”.

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