È finito il Giro d’Italia 103, e l’ha vinto Tao Geoghegan Hart.
Si è concluso in Piazza Duomo a Milano il Giro che ha rischiato di non corrersi e l’ha vinto la Ineos Grenadiers, che a un certo punto sembrava non potesse più farlo.
Il Giro ha dovuto rinunciare alla sua stagione, la primavera.
La Ineos al suo capitano, il favorito Geraint Thomas, ritiratosi dopo la quarta tappa.
Tutti e due hanno dovuto reinventarsi, immaginarsi in fretta un’alternativa in un momento difficile. Ci hanno provato, e ce l’hanno fatta.
Dopo la caduta di Thomas la squadra ha mandato ogni giorno un uomo all’attacco, se non potevano più giocarsi la classifica generale si sarebbero giocati una tappa dopo l’altra, fuga dopo fuga, attacco dopo attacco.
Nelle prime quindici frazioni ne hanno portate a casa cinque, un terzo del totale.
Poi si sono accorti di avere un altro uomo lì in classifica generale, un giovane corridore che era partito in supporto al capitano ma che ha saputo reinventarsi, cogliendo il momento complicato per ritagliarsi uno spazio che altrimenti difficilmente avrebbe potuto avere.
Come una pianta a cui arriva il sole dopo che il grande albero che aveva a fianco cede ad una tempesta.