La prima volta che il Giro d’Italia affrontò il Passo Fedaia fu nel 1970, il 5 giugno.
Ci sarebbe dovuto arrivare già l’anno precedente, nella tappa Trento-Malga Ciapela, ma l’esordio fu bloccato dal maltempo, neve e vento sui Passi, pioggia e grandine nel fondovalle, frazione annullata.
Ma Torriani – che nel ‘53 aveva fatto scoprire alla Corsa Rosa lo Stelvio, nel ‘60 il Gavia – ci teneva particolarmente a quell’arrivo ai piedi della Marmolada, la Regina delle Dolomiti.
Tanto che dodici mesi esatti dopo la Carovana era di nuovo lì, e stavolta ad aspettarla c’era una bella giornata di sole.
Merckx indossava la Maglia Rosa, andò in fuga il suo compagno Zilioli che però venne raggiunto sul finale e si giocarono la tappa in sei, Gimondi, Merckx, Bitossi, Dancelli, Vandenbossche e Gosta Pettersson.
A vincere fu la Maglia Ciclamino, Michele Dancelli, con uno scatto ai cinquecento metri dall’arrivo.
E’ curioso però il fatto che quella prima volta in cui il Giro affrontò la Marmolada, il Fedaia non fu scalato davvero.
Furono sì percorsi i primi 9 chilometri, da Caprile a Malga Ciapela attraverso gli spettacolari Serrai di Sottoguda – uno stretto canyon scavato tra le rocce dal torrente Pettorina – ma per il Passo mancavano ancora 5 chilometri.
I più duri, i più selettivi, forse i 5000 metri più impegnativi di tutte le Dolomiti.
Appena dopo Malga Ciapela si svolta leggermente a destra e girata la curva la salita getta la maschera e mostra il suo volto più cattivo: prima un rettilineo di quasi tre chilometri con una pendenza media attorno al 12% e punte al 16, poi altri 2500 metro di tornanti sempre con pendenze in doppia cifra.
Torriani lo sapeva bene e decise che quel tratto se lo sarebbe tenuto per il futuro, come per centellinare la meraviglia un po’ per volta.
Successe infine nel 1975, nella penultima frazione del Giro, la Pordenone-Alleghe con in programma Staulanza, Colle Santa Lucia, Fedaia e Pordoi.
Quel giorno la Maglia Rosa Fausto Bertoglio andò in difficoltà proprio su quell’infernale rettilineo, ma riuscì comunque a difendere la Maglia Rosa dagli attacchi di Galdos e De Vlaeminck, che andò poi a vincere la tappa.
Ma chi vogliamo ricordare oggi è Giancarlo Polidori, passista marchigiano allora in forza alla Furzi.
Fu lui a transitare per primo ai 2057 metri del Passo Fedaia, a costeggiare il lago e a vedere con gli occhi di un corridore il ghiacciaio che si arrampica fino in cima alla Regina delle Dolomiti.
Fu il primo, cioè, a godere di quell’ennesimo regalo fatto da Vincenzo Torriani al Giro d’Italia e non solo – a tutto il ciclismo mondiale.