L’ultimo, inedito inedito Gpm della tappa di oggi iniziava appena dopo l’abitato di Ala, nota anche come “Città di Velluto” per i pregiati tessuti di seta che qui si producevano nel ‘700
Ogni estate c’è una festa in cui le strade del paese si popolano di comparse in costumi fruscianti, morbide parrucche e decorazioni rococò.
La salita, invece, di vellutato non ha nulla, è ruvida e tagliente come il nome del traguardo a cui porta, Sega di Ala.
Prima di questi ultimi e decisivi 11 km ce n’erano però da affrontare altri 181 con un’altra ascesa difficile, il Passo di San Valentino.
Lungo le sue rampe, tra i 19 fuggitivi che si erano avvantaggiati in precedenza, fanno il vuoto in 4.
La Maglia Azzurra Bouchard, Martin, Pedrero e Moscon, quest’ultimo oggi dispensato dagli obblighi solitamente rigorosi della Ineos perché A, corre sulle strade casa; B, il percorso gli si addice; C, ultimamente ha fatto vedere di essere in grande forma.
Dietro di loro Yates ci crede perché mette la squadra a tirare, ma è la discesa del Passo che fa la prima differenza.
In coda al gruppo c’è una caduta che coinvolge, tra gli altri, Ciccone, Nibali e Evenepoel.
Ciccone prende una botta alla schiena, Nibali al braccio già infortunato, Evenepoel un po’ dappertutto.
Il campioncino belga era partito da Milano – alla prima gara di tre settimane della sua vita – con enormi aspettative, nella tappa di Cortina aveva perso 24’ minuti e anche oggi sul traguardo paga il dazio più alto, oltre 36’.
Quello che gli si può augurare è che tra cinque, sette, dieci anni guarderemo a questo suo Giro come si ora si può guardare la bozza di un Caravaggio, o di un Picasso, o di un Van Gogh, e potremo dire Io mi ricordo, io c’ero, io ho visto le prime pennellate di quella bozza, e oggi è ancora più bello godersi l’opera completa.