Michael Matthews è un atleta fenomenale che, però, probabilmente, si è ritrovato protagonista nel periodo storico del ciclismo sbagliato, visto che nel momento di massima maturazione si è ritrovato a fare i conti con l’esplosione della generazione d’oro. Lui non si è abbattuto, anzi, ha lavorato al massimo per continuare ad essere della partita, ma negli ultimi anni sono state più le volte che ha dovuto fare i conti con cocenti delusioni piuttosto che con gioie e vittorie.
Sia chiaro, è il destino del 99% dei corridori, ma inserire Matthews con quel 99% è riduttivo. In carriera ha vinto 40 corse e tra il 2014 e il 2018 è stato senz’altro uno dei diamanti del gruppo, vincendo spesso e ovunque, soprattutto nei Grandi Giri. Quando era un giovane atleta in rampa di lancio che girava per i velodromi australiani, hanno cominciato a chiamarlo Bling perché dava l’impressione di essere uno che faceva una vita sfarzosa, per i suoi orecchini di diamante, braccialetti d’oro e stile nel vestire. “Io però l’ho sempre inteso non solo per il modo che avevo di vestirmi e agghindarmi, ma anche per il modo che ho di essere, sempre felice di ciò che sono e c’ho che ho”.
Certo, per il buon Matthews non dev’essere stato facile mantenere il sorriso questa primavera. Aveva messo il mirino sulla Milano-Sanremo, la classica Monumento che forse più si adatta alle sue caratteristiche, e invece si è beccato il covid due giorni prima della gara, dovendo dire addio a qualsiasi velleità di trionfo in Via Roma. A quel punto ha provato a recuperare per il Giro delle Fiandre, ma affrontare muri e pavé con un virus appena debellato non è ovviamente piacevole. Si è ritirato e ha deciso di lasciar perdere qualsiasi cosa, puntando tutto sul Giro d’Italia.