Ieri era il compleanno della Maglia Rosa, il giorno in cui il simbolo del primato compiva 90 anni.
Questo articolo avrebbe potuto intitolarsi in molti altri modi.
“Rosa di Buja”, il più scontato, oppure, meglio “Maglia Rosa di lotta e di fatica”.
Ieri era il compleanno della Maglia Rosa, il giorno in cui il simbolo del primato compiva 90 anni.
Oggi abbiamo visto il primo in classifica Ganna mettersi al servizio dei compagni e tirare il gruppo per qualcosa come 130 km sotto acqua, vento e freddo – e qualcuno ha storto il naso.
Si chiedevano se fosse rispettoso vedere la Maglia Rosa fare così platealmente il lavoro sporco, senza neanche un minimo di accortezza per tenere coperto e al caldo un’icona così antica e prestigiosa.
Dopo tutto quel lavoro, ai 25 km dall’arrivo Ganna si è staccato e ha lasciato ad altri l’onore di giocarsi tappa e classifica.
Ma allora, ci si chiede, c’è un modo più dignitoso, più bello, più rispettoso di onorare i 90 anni della Maglia Rosa che spremersi per ore in una giornata di tregenda per aiutare i propri compagni? Difficilmente, vien da rispondersi.
Comunque.
Ganna era lì in testa a prendere freddo e acqua perché c’era da tenere sott’occhio una fuga di 25 corridori, che in una tappa mossa e complicata come questa potevano dare dei grattacapi.
187 km con 3 Gpm, di cui l’ultimo, di 2^ cat, che terminava a solo due km dal traguardo di Sestola.
Primo arrivo buono per gli uomini di classifica dunque, molte aspettative e molto nervosismo.
La fuga dei 25 si era formata dopo quasi 50 km corsi velocissimi tra attacchi e contrattacchi, e lungo la discesa dopo il primo Gpm si erano avvantaggiati in 3: Juul-Jensen, Taaramäe e Hermans, gli ultimi due compagni di squadra.
In breve hanno guadagnato 1’30’’ sugli altri fuggitivi che andavano via via diventando sempre meno, mentre il gruppo seguiva a 6, 7, 8 minuti, rinunciando così alle velleità di vittoria di tappa.