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    Giro d’Italia 2021, Tappa 7: Notaresco – Termoli. Vittorie di cuore

    13/05/2021

    Franco Bitossi può contare su 171 vittorie in carriera, al Tour, al Giro, al Lombardia, un po' ovunque, eppure è ancora ricordato per una volata persa

     Una vita costellata di successi che è cominciata proprio da Termoli, nell’ottobre del 1961: «era una semitappa della Tre Giorni del Sud, la mia prima vittoria la ricordo come fosse oggi». A Termoli Bitossi vinse uno sprint regale, dominando i rivali all’ombra del Castello Svevo proprio come un sovrano medievale. E come Federico II di Svevia, che fu incoronato imperatore a 18 anni, Bitossi vinse subito, alla terza gara tra i professionisti, ma il suo non fu un immediato decollo: prima c’era un compagno tanto intimo quanto inaffidabile con cui fare i conti.

    Il cuore matto lo accompagnava da sempre: dagli anni in cui ogni mattina attraversava l’Arno in barca per andare in fabbrica sino alle prime vittorie tra i dilettanti, dove le squadre chiudevano un occhio davanti all’anomalia. Bitossi soffriva di ipertrofia cardiaca e poteva capitare che in corsa il vitale muscolo si mettesse a battere come un tamburo: l’unica soluzione era fermarsi ed aspettare. Furono necessarie un paio di stagioni per capire che durante le corse a tappe il problema spariva in pochi giorni. Per questo dovette attendere sino al ’64, due anni e mezzo dopo il primo trionfo a Termoli, per esultare al Giro d’Italia e da lì non fermarsi più. Furono subito quattro tappe, tra cui la riedizione della Cuneo-Pinerolo, vinta alla Bitossi: alternando crisi profonde e rimonte sorprendenti. Bitossi era così, un continuo su e giù, come un elettrocardiogramma.

    Il suo cuore da corridore avrebbe potuto fermarsi dopo il mondiale del '72, dove Marino Basso lo superò a una decina di metri dal traguardo.

    «Sarebbe stato il mio capolavoro, invece è rimasta una Gioconda incompleta. Oggi sono lo sconfitto più ricordato del ciclismo». Ma anche dopo un trauma simile, Franco ha fatto calmare il cuore ed è ripartito.


    C’è una celebre foto che lo ritrae seduto su un paracarro, la mano sinistra a tenere la bici e la destra sul cuore, mentre conta i battiti, fa respiri profondi, attende che il vitale organo si plachi, per poi cercare di rientrare sul gruppo. La carriera di Bitossi era una continua corsa ad inseguimento. Come abbia fatto a battere Merckx, Anquetil o Gimondi è l’ennesimo mistero del cuore.

    E dal cuore Franco Bitossi si è fatto guidare anche dopo il ritiro. Tornato sulle sue colline toscane si è dedicato per oltre 20 anni agli ulivi. «Mi hanno reso più felice del ciclismo. Sono due lavori di sacrificio, ma almeno sugli ulivi non devi allenarti». Ma è tornato anche a gareggiare, ha ripreso le bocce come passatempo ed è arrivato a un nuovo titolo: campione italiano over 60. L’ennesimo di una carriera vincente e di una vita felice. Franco Bitossi ha festeggiato 80 anni lo scorso settembre e tra pochi mesi saranno trascorsi 60 anni dalla sua prima vittoria, in quel pomeriggio a Termoli. Più che un cuore matto, un cuorcontento.

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