altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappone appenninico da 5000 m di dislivello. Partenza sul ritrovato Valico del Macerone cui segue l’impegnativa salita di Rionero Sannitico. Ancora salita fino a Roccaraso seguita poi da un lungo tratto ondulato a scendere che dopo circa 90 km porta all’inizio della prima salita a Passo Lanciano (versante di Pretoro). Discesa impegnativa per le pendenze a alcuni passaggi cittadini fino a Lettomanoppello. Raggiunta Scafa la strada ricomincia a salire. Dopo Roccamorice inizia la salita finale di 13 km.
Ultimi km
Ultimi 13 km tutti in salita su strada stretta con numerosi tornanti. Per quasi 10 km la pendenza si mantiene sopra il 9% con punte fino al 14%. Brevissima contropendenza ai 500 m dall’arrivo. Rettilineo finale (asfalto, lunghezza 200 m, larghezza 6 m) in salita attorno all’8%.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Isernia
Panoramica
Isernia incastonata in un paesaggio di monti dalle cime innevate fino alla fine di aprile e immersa nel verde delle sue colline, vanta origini antichissime risalenti alla preistoria. Infatti, alla fine degli anni 70, del secolo scorso, fu scoperto un sito preistorico dall’indubbia importanza, permettendo di ricostruire le dinamiche evolutive dei gruppi umani nel Pleistocene europeo. Lo scavo archeologico ha riportato in luce un piccolo pezzo della nostra storia evolutiva risalente a circa 600.000 anni fa. In epoca storica, invece, nella prima metà del III sec. a.C. Roma decide di fondare una città dal nome Aesernia per dare inizio ad un lento processo di romanizzazione del Sannio Pentro a quei tempi abitato, appunto, dal popolo sannita. Oggi il centro storico di Isernia, colpito più volte da terremoti e guerre, conserva ancora tante peculiarità, rendendola per alcuni aspetti, unica: siti archeologici, fontane, piazze, vicoli, chiese e l’artigianato locale con il merletto a tombolo.
Gastronomia
La tradizione enogastronomica della Provincia di Isernia e del suo capoluogo è caratterizzata da piatti semplici e genuini di origine contadina. Numerosi caseifici con tradizioni ormai secolari, trasformano il latte vaccino, ovino e caprino producendo formaggi sia freschi che stagionati, come la famosa la stracciata di mozzarella, il caciocavallo, le manteche, i pecorini e le ricotte. Il territorio è ricco di tartufo, soprattutto di quello “bianco pregiato” che si può gustare nel periodo autunnale. La cucina è ricca di piatti a base di legumi fra i quali si distinguono per unicità il fagiolo di Isernia, quello di Acquaviva di Isernia, quello di Vastogirardi e le lenticchie di Capracotta. Fra i piatti tipici troviamo la pasta alla chitarra, cavatelli acqua e farina, gnocchetti di patate e farina con pomodoro e carne di maiale e le pappardelle con i funghi selvatici, ma i primi piatti delle grandi occasioni sono la zuppa alla santè e la lasagna in brodo di cappone. Nei secondi piatti si spazia tra le carni del territorio, in particolar modo la selvaggina, ma si riscontra tradizione antica anche nella preparazione del baccalà, tipico di Isernia è quello cucinato con lo stile detto “arracanato”. Tra i dolci si distinguono le ostie, la pastiera di riso e di grano, i calzoni con ripieni di crema di ceci e cannella, gli struffoli, i pepatelli, le ferratelle, le castagnole al cioccolato e le ciambelline con il naspro.
Bevande
L’identità enologica del Molise è la “Tintilia”, vitigno riscoperto circa 15 anni fa, ora nelle produzioni di rosato, rosso e rosso riserva. La Tintilia è un vitigno autoctono del Molise, per secoli considerato dalla popolazione locale il vitigno di eccellenza qualitativa. Merita una menzione particolare il vino Pentro di Isernia, rosso DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Isernia esclusivamente con vitigni Montepulciano e Sangiovese. Grazie all’influenza delle regioni limitrofe, troviamo ottimi vini prodotti come Falanghina, Trebbiano, Montepulciano e Aglianico.
Infine, per quanto concerne i liquori digestivi ormai da diversi anni anche in Provincia di Isernia si produce la Genziana, liquore di origini abruzzesi molto amato che si ottiene da una pianta che nasce sull’Appennino al di sopra dei 1000 metri.
Punti di interesse
La città d’Isernia dalle origini antichissime annovera uno tra i siti preistorici più importanti d’Europa dal nome “La Pineta”. Il sito paleolitico, portato alla luce alla fine degli anni 70 del secolo scorso, ha mostrato la sua indubbia importanza, aggiungendo importanti tasselli per ricostruire, nel migliore dei modi, le dinamiche evolutive dei gruppi umani del Pleistocene europeo. L’area archeologica si inserisce all’interno di una complessa serie stratigrafica e si estende su una superficie di paleosuolo di circa 700 mq. Lo scavo archeologico, senza soluzione di continuità ancora in corso, ha permesso il recupero di fondamentali testimonianze relative al nostro più antico passato, un piccolo pezzo della nostra storia evolutiva, ossia modi di vita e strategie adottate da gruppi di Homo heidelbergensis vissuti ad Isernia a partire da almeno 600.000 anni fa. Il parco archeologico, sempre visitabile, ospita al suo interno un museo che occupa una superficie di circa 4000 mq dove nelle sale espositive è dato grande risalto ai rinvenimenti archeologici del sito. Il percorso di visita è supportato da materiali multimediali audio e video trasformando la visita in un’esperienza unica. Di eccezionale suggestione nella sala centrale è la ricostruzione fedele di una porzione del paleosuolo con reperti originali frutto di studio e restauro. Diversamente, il centro storico della città, custodisce una stratificazione storico archeologica di tutto rispetto. Attraverso i setti murari superstiti in opera poligonale e quasi quadrata si riesce a ricostruire il perimetro e l’estensione di quella che doveva essere la colonia Latina di Aesernia fondata da Roma nel 263 a.C.. L’impostazione urbanistica del centro storico è fortemente condizionato dall’idea di città approntata dagli architetti romani. Difatti, nello scavo archeologico sottostante la Cattedrale di San Pietro Apostolo, è possibile visitare i resti di una vasta area sacra, posta come di consueto nel mondo romano, all’incrocio dei due assi principali della città antica. Il sito conta due templi di cui il più antico (III sec. a.C.) è un unicum, infatti, si contraddistingue per l’imponente podio decorato da una cornice modanata a doppia gola rovescia. Inoltre, il centro storico della città, custodisce nel sottosuolo i resti di parte di un criptoportico, offrendo al visitatore uno spaccato tangibile del vivere di quei tempi. Isernia ancora oggi, nonostante le distruzioni a seguito di terremoti e guerre, presenta innumerevoli elementi fortemente caratterizzanti come i vicoli, le piazze, i palazzi signorili, la chiese, le fontane; come la Fontana Fraterna, una delle fontane monumentali più belle d’Italia, ascrivibile alla prima metà dell’800, dove sapientemente sono stati riutilizzati elementi decorativi lapidei di epoche diverse, segno concreto della rilevanza storica della città. Sempre nel borgo antico bisogna assolutamente visitare il Museo Archeologico di Santa Maria delle Monache e il Museo Civico.
Blockhaus
La Parola alle Istituzioni
Marco Marsilio – Presidente della Regione Abruzzo
“Dopo l’affascinante arrivo a Campo Felice dello scorso anno il Giro d’Italia torna ad attraversare l’Abruzzo. Un connubio tra la bellezza della nostra regione e la fatica dei ciclisti che consentirà di promuovere il territorio abruzzese in tutto il mondo. Anche quest’anno la carovana rosa non attraverserà l’Abruzzo senza che le cronache celebrino le imprese in bicicletta. L’arrivo al Blockhaus dopo aver percorso le strade dentro i parchi nazionali d’Abruzzo e della Maiella metterà in risalto le capacità dei migliori scalatori. La tappa di Pescara, invece, porterà all’attenzione di tutti la città di Gabriele d’Annunzio. Con piacere, insieme alla Giunta, ho voluto anche quest’anno cogliere l’opportunità di utilizzare la vetrina del Giro per fare conoscere l’Abruzzo“.
Diego Valerio Giangiuli – Sindaco di Pretoro
“Con grande soddisfazione apprendiamo la notizia dell’arrivo della tappa del giro d’Italia 2022 a Pretoro in loc. Mammarosa. Dopo l’arrivo del 2017 e il passaggio del 2020, il nostro paese sarà nuovamente attraversato dalla carovana e questo è motivo di grande soddisfazione e di orgoglio, una cartolina per la promozione turistica dell’ intero territorio, ma soprattutto un momento prezioso di sport e di aggregazione. Sono sicuro che l’Abruzzo, la Maiella e Pretoro offriranno uno spettacolo unico ed un importante momento di sport.“
Panoramica
Pretoro, come un grazioso presepe, si arrocca sulle pendici nordorientali della Maiella con una fisionomia davvero inconfondibile, data dalle sue case di pietra addossate le une alle altre tanto da sembrare “appollaiate” sul fianco scosceso del monte; situato a circa 600 m. di altitudine, il paese è stato di recente incluso nel novero de “I borghi più belli d’Italia”. Di formazione medievale, il centro antico è percorso da stretti vicoli, che a volte si interrompono per lasciar spazio a suggestive e caratteristiche piazzette, e da ripide scalinate che si inerpicano fino a raggiungere la parte più alta del borgo, il “Castello”, da dove si gode di un panorama sul territorio circostante davvero straordinario. Non a caso il noto poeta dialettale Raffaele Fraticelli ha descritto il paese con questi versi: «case brune, abbracciate, che sussurrano parole antiche e si arrampicano sul seno della Maiella: scale, scale, scale, fino all’ultimo focolare». Dell’età medievale Pretoro conserva l’impianto urbanistico generale, raccolto intorno al suo punto più alto dove in origine sorgeva il castello (di cui oggi resta ben poco) e sviluppatosi a raggiera seguendo le curve di livello e la conformazione scoscesa del terreno roccioso. Sebbene molte delle abitazioni siano state trasformate in epoca successiva, diverse conservano ai piani bassi, laddove si ancorano alla roccia, dei bassifondi interamente scavati nella pietra del versante, con i pavimenti non del tutto livellati perché ottenuti sagomando direttamente il banco roccioso. Il borgo conserva intatto tutto il suo fascino e merita di essere visitato lentamente, strada per strada, scalinata per scalinata, con i suoi scorci, a volte romantici a volte decadenti, che ne fanno uno dei più suggestivi della regione
Gastronomia
Fra i primi piatti possiamo annoverare le “p’ttolozz’” (rombi di pasta fatta di farina e acqua) al sugo, anticamente realizzate con un misto di farina bianca, di cereali e farro, e la “pasta alla chitarra” abruzzese, realizzata in filamenti ottenuti con un apposito strumento, “lu maccarunar”, che con la sua forma particolare dà il nome alla pasta (chitarra). I “maccarunar” sono tuttora costruiti e utilizzati a Pretoro. Fra i secondi spicca l’agnello alla brace, di cui tipico è il sistema di preparazione: infatti la cottura dev’essere realizzata con legna mista, dall’Abete resinoso, al Faggio privo di impurità legnose, al Carpino profumato e per finire rami di Ginepro odoroso. La salatura e la profumazione devono essere effettuate con erbe aromatiche quali timo, rosmarino, menta, pepe nero, ginepro rosso e viola. Questi sono i segreti di un’ottima preparazione dell’agnello pretorese. Altre pietanze sono la “coratella” d’agnello e i “turcinelli”, fatti con le budella del maiale e ripieni di animelle e peperoncino. Tra le verdure possiamo citare la “ciabbotta”, insieme di verdure da servire su fette di pane fatto in casa, e la “Pizz’ e foij”, verdure stufate servite con sardine affumicate e la “pizza di randinie”, pizza senza lievito a base di farina di mais. Tradizionalmente la “pizza di randinie” viene cotta direttamente sul pavimento del camino, coperta dal “Coppo” (coperchio metallico su cui poggia il carbone), ma sarà anche molto buona preparata in forno o direttamente in padella.
La Torta del Lupo di Pretoro è un dolce a base di cioccolato nero, vino rosso Montepulciano d’Abruzzo e Gianduia. Dolce dedicato a Pretoro, piccolo paese di 850 abitanti circa abbarbicato alle pendici della Maiella. Torta decisamente golosa, ha una pasta generosamente imbevuta di rum ed una adeguata farcitura di cioccolato gianduia.
Punti di interesse
I mulini rupestri Il fiume Foro scorre nel cuore del Parco Nazionale della Maiella e solca la Provincia di Chieti dall’Asinara fino al mare Adriatico; lungo le sue rive, nella valle del Foro, sorgono alcuni antichi mulini. In passato la forza del fiume era l’unica fonte da cui ricavare energia e la presenza dei mulini rappresentava per gli abitanti la sola possibilità di macinare i diversi cereali e di produrre, così, differenti tipi di farina: quella di grano tenero era usata maggiormente per la panificazione; quella di grano duro era più adatta per la pasta, senza contare le numerose farine prodotte con altri cereali e usate, a seconda del baccello di partenza, non solo per l’alimentazione delle bestie ma anche per cucinare delle particolari pietanze. La costruzione dei mulini era regolamentata da una severa legislatura e per questo motivo il territorio di Pretoro fu impegnato per secoli in dispute legali legate al possesso degli opifici; questi infatti dovevano essere distribuiti in maniera coscienziosa sul territorio entro zone di specifica competenza, in modo da razionalizzare l’uso dell’acqua, risorsa di vitale importanza. Alle prime menzioni relative alla presenza di mulini lungo il corso del Foro, riferibili ai primi secoli dopo il Mille e riconducibili ad una gestione operata dai Benedettini di San Salvatore a Maiella.