altimetria
planimetria
info tecniche
Tappa appenninica. Si svolge interamente nell’entroterra lungo strade molto articolare e complesse sia altimetricamente che planimetricamente. Si affrontano diverse salite di cui due classificate GPM. Da segnalare alcuni attraversamenti cittadini con i consueti ostacoli al traffico. Salita finale di circa 15 km.
Ultimi km
Ultimi km tutti in salita. Dopo l’abitato di Ascoli Piceno la strada sale costantemente al 5% circa fino a Colle San Marco. La pendenza quindi aumenta leggermente fino all’arrivo (rettilineo finale su asfalto).
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Grotte di Frasassi
Informazioni Turistiche
Il borgo di Genga è un piccolo castello medioevale costruito sulla roccia situato nel cuore delle Marche, lungo la fascia pre-appenninica a due passi dalla città di Fabriano in provincia di Ancona. Riconosciuto come il luogo natale di Papa Leone XII (1760-1829), Genga deve la sua notorietà nazionale ed internazionale alle Grotte di Frasassi, meta ogni anno di centinaia di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Inserito all’interno del Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi il suo territorio immerso nella natura è meta ambita di escursionisti, climbers, speleologi e bikers.
Dal punto di visto storico culturale, è possibile visitare due borghi fortificati, quelli di Genga e di Pierosara, altrettanti musei e tre luoghi di culto, come l’abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse, il Tempio del Valadier con il Santuario di Santa Maria Infra Saxa e Madonna di Frasassi, entrambi inseriti nella Grotta della Beata Vergine nella Gola di Frasassi.
Queste peculiarità hanno fregiato il Comune di Genga del riconoscimento della Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico-ambientale del Touring Club Italiano.
Gastronomia
I piatti e le ricette tipiche del territorio sono una delle principali attrattive per gli appassionati di cultura e storia della gastronomia. Genga è nota in tutta Italia per la lunga tradizione legata ai salumifici e alle norcinerie: un rituale passato portato avanti oggi dal Salumificio di Genga.
Tra le tipicità gastronomiche più apprezzate, oltre alla grande varietà di insaccati ed affettati, vi è sicuramente la porchetta cucinata secondo le antiche ricette tramandate di generazione in generazione. Sapori di un tempo che possono essere gustati nelle tante trattorie e ristoranti presenti sul territorio, dove è possibile anche assaggiare piatti a base di tartufo pregiato, molto diffuso nell’area di Genga e Fabriano e a base di cacciagione, tra cui il cinghiale.
La cucina tradizionale contadina è rappresentata in particolare dalla pasta fatta a mano: proprio a Genga è possibile gustare le tipiche pincinelle, un particolare tipo di pasta fatta a mano simile a tagliatelle arrotolate. Quando si parla di pasta fatta in casa, nella tradizione dell’entroterra marchigiano non possono essere certamente ignorati i famosi vincisgrassi presenti nel menù di molte locande del posto: una gustosa variante della pasta al forno o delle lasagne con origine risalente alla fine del 1700 condite con un ricco ragù di carne e servite soprattutto durante le feste o durante i pranzi di famiglia domenicali.
Altre prelibatezze da annoverare sono senz’altro la crescia, una tipica focaccia cotta sotto la brace accompagnata da salumi, erbe di campo o ciccioli di maiale, il ciauscolo, un insaccato tipico della tradizione contadina, le lumache di terra e la polenta, piatto spesso accompagnato al sugo di cinghiale e protagonista della Sagra d’Autunno che si tiene a Genga a fine ottobre.
Per ciò che concerne i dessert, tra le eccellenze della gastronomia locale vi è sicuramente la cicerchiata, dolce carnevalesco tipico della zona e ormai diffuso su tutto il territorio regionale. Il nome cicerchiata ha origine medievale e deriverebbe dalla dicitura “mucchio di cicerchie”, legumi simili ai piselli o ai ceci ricoperti da miele. Un altro dolce tipico della tradizione locale avvolto anch’esso in un’abbondante dose di miele sono le castagnole, pallottole di pasta dolce fritte, che di fatto costituiscono una delle specialità più gustose della zona. Da annoverare infine la crescia fojata, un dolce a sfoglia sottile, ripiena di mele e frutta secca e arrotolata su sé stessa.
Bevande
Frasassi si estende in un’area ricca di complessi carsici che costituiscono serbatoi per l’approvvigionamento idrico di gran parte delle località presenti nell’entroterra e lungo la costa della provincia di Ancona. La sua acqua, denominata Acqua Frasassi, per la sua purezza e genuinità viene inoltre esportata e commercializzata in tutto il mondo.
L’area interna della provincia di Ancona è poi caratterizzata dalla presenza di alcuni vitigni tipici del territorio. La vicinanza con i colli jesini fa sì che anche nella zona di Genga sia molto diffuso il tipico Verdicchio, vino bianco fermo che rappresenta oggi il simbolo dell’enologia marchigiana. Le prime testimonianze scritte sul verdicchio risalgono addirittura al XVI secolo. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino DOC prodotto nelle Marche in provincia di Macerata ed Ancona. Si presenta di colore giallo paglierino non molto carico, con riflessi verdolini, al naso mostra delicati profumi fruttati e tipici sentori floreali, in bocca è asciutto e sapido, con un sapore che talvolta ricorda leggermente quello delle mandorle. Le tante cantine vinicole presenti nel territorio offrono al turista la possibilità di effettuare tour e degustazioni. Non troppo distante è inoltre presente la città di Matelica dove si produce un’altra varietà di Verdicchio DOC molto apprezzato e diffuso anche a Genga. La differenza rispetto al Verdicchio di Jesi è nel gusto più acido determinato da una maggiore distanza dal mare e dalla presenza di un clima più freddo per la presenza dei monti circostanti.
Un altro vino molto noto e apprezzato nell’area di Genga-Frasassi è la Lacrima di Morro d’Alba che viene prodotto nelle colline di Morro d’Alba in provincia di Ancona: un vino marchigiano generato dalle uve del Lacrima, un vitigno autoctono di natura aromatica, dai profumi intensi, inconfondibile ed indimenticabile una volta degustato, molto versatile, adatto a produrre vini sia semplici e leggeri che maggiormente corposi e strutturati. Esso possiede una buona predisposizione all’appassimento, venendo impiegato sia nella produzione di vini da dessert, ma anche per ammorbidire il sapore nei vini secchi.
Un’ultima bevanda tipica locale è il visciolino, liquore a base di visciole, una varietà di ciliegie acide, simili alle amarene ma più piccole e dolci e di colore più scuro.
Punti di interesse
La località Frasassi, così denominata per la presenza della Gola che separa la conformazione rocciosa in due imponenti “sassi”, ospita uno dei patrimoni naturali più suggestivi al mondo: le Grotte di Frasassi. Scoperte nel settembre del 1971 -quest’anno ricorre il 50° Anniversario-, richiamano ogni anno oltre 300mila visitatori da tutto il mondo e rappresentano una meta imprescindibile per il turismo scolastico. Tra enormi stalattiti e stalagmiti, il percorso turistico si estende per circa 1,5 km e offre al visitatore un’esperienza unica nel cuore della terra attraverso una storia lunga milioni di anni. Per i più avventurosi c’è poi la possibilità di affrontare due percorsi speleologici: armati di elmetto, tuta e apposite imbragature, le guide speleologiche conducono il visitatore fuori dal tradizionale tracciato, alla scoperta di cavità altrimenti non visitabili. Una volta riemersi dall’esplorazione ipogea, il territorio di Genga offre al turista la possibilità di scoprire monumenti, luoghi d’arte, di culto e devozione.
Racchiusa tra le mura del medioevale castello e luogo natio di Papa Leone XII (1823-1829), al secolo Annibale della Genga (1760-1829), Genga è sede oggi del Comune e del Consorzio Frasassi, ente che gestisce le celeberrime Grotte. Oltre alle chiese di San Clemente e Santa Maria Assunta è presente il museo “Arte, Storia e Territorio” che tra le diverse opere, ospita la Madonna con il Bambino, scultura riconducibile alla bottega di Antonio Canova, un trittico di Antonio da Fabriano (sec. XV) e la Venere di Frasassi, copia di una statuetta paleolitica, il cui l’originale è conservato nel Museo Archeologico Nazionale delle Marche. Lungo la Gola di Frasassi, nella Grotta della Beata Vergine sorgono il Santuario Madonna di Frasassi, noto come Tempio del Valadier, inaugurato nel 1828 da Papa Leone XII su progetto dell’architetto Giuseppe Valadier e il Santuario di Santa Maria Infra-Saxa, antico eremo monastico benedettino, presumibilmente anteriore al XI sec.
Nel borgo di San Vittore sorge l’Abbazia di San Vittore alle Chiuse, imponente edificio romanico a croce greca risalente al XI sec. in corso di riconoscimento bene patrimonio UNESCO, con l’annesso Museo Speleo Paleontologico ed Archeologico, nel quale è custodito un fossile di ittiosauro, rettile marino vissuto nell’Era Mesozoica. Di fronte alla chiesa, un ponte il cui basamento di origine romana è difeso da una torre medievale.
Collocato in posizione strategica a ridosso tra le Gole di Frasassi e della Rossa, si erge il castello longobardo di Pierosara, antico Castrum Petrosum, che oltre alle chiese di San Sebastiano Martire e della Beata Vergine Maria delle Grazie, conserva la torre di
avvistamento, le due porte di accesso e la leggenda di Piero e Sara tramandata sino ai giorni nostri.
Frasassi è anche area di divertimento e scoperta: nella zona di San Vittore è possibile intrattenersi al Frasassi Avventura, parco acrobatico che si sviluppa lungo le sponde del fiume Sentino, dove tra zip-lines e ponti sospesi, si può vivere un’esperienza unica nel suo genere.
Per gli amanti del trekking, i sentieri del Parco Gola della Rossa e Frasassi, tra i quali il Foro degli Occhialoni, il Sentiero dell’Aquila, il Sentiero del Papa e la Valle Scappuccia, offrono la possibilità di escursioni mozzafiato nei punti più panoramici e suggestivi a contatto con la biodiversità animale e vegetale presente.
Frasassi è inoltre una delle mete di appassionati di mountain bike che percorrono i numerosi sentieri in sterrato presenti, di climbers che si cimentano nelle diverse pareti di arrampicata e di speleologi in esplorazione delle molteplici cavità carsiche esistenti.
Per gli amanti del benessere infine, le famose Terme di Frasassi che rappresentano una tappa imperdibile per godersi, in meritato relax, i trattamenti riservati alla cura della persona.
Ascoli Piceno (San Giacomo)
Informazioni Turistiche
La storia di Ascoli Piceno affonda le sue radici nella notte dei tempi e ancora oggi in città si respira un’atmosfera carica di sensazioni e suggestioni diverse. È impossibile non cogliere le diverse anime di Ascoli passeggiando per le vie del centro storico, che con la loro impostazione tipicamente romana fanno da cornice ad alcune tra le piazze rinascimentali più belle d’Italia. La leggenda narra che Alarico, re dei Visigoti, affascinato dalla sua bellezza decise di risparmiare la città e i suoi abitanti. Dal periodo romano alla dominazione longobarda, dal Medioevo al Rinascimento, fino ad arrivare ai giorni nostri, la commistione di epoche e culture diverse ha fatto di Ascoli Piceno una città nota in tutto il mondo. Un po’ come per Alarico, i visitatori che giungono ad Ascoli non possono non rimanere incantati di fronte allo splendore del centro storico e alle bellezze della città. Visitare Ascoli, andando alla scoperta della sua storia e dei suoi capolavori, equivale a vivere un’esperienza indimenticabile.
Gastronomia
Che siate cittadini o turisti, quando ci si trova ad Ascoli Piceno è impossibile non assaggiare la tipica “Oliva Ascolana del Piceno DOP”. L’antichissima varietà di oliva (cultivar) “ascolana tenera” e il prodotto “Oliva Ascolana del Piceno DOP” sono ambasciatrici nel mondo di una cultura agraria e gastronomica esclusiva del territorio Piceno, da cui prendono il nome.
In epoca romana imperiale, le olive ascolane erano note come “olivae picenae” ed anche “colymbades” (=”immerse”) con parola di etimologia greca.
I romani le consumavano sia all’inizio del pasto per stimolare l’appetito che a fine pasto per pulire la bocca, come ci raccontano molti autori latini, da Plinio a Columella. I Monaci Benedettini Olivetani, nel Monastero di S. Angelo Magno di Ascoli Piceno, nel XV sec. furono i primi ad operare la “concia” delle olive e a testimoniare il carattere di una “industria” locale basata sulla preparazione delle olive da tavola. Ciò che consente la valorizzazione economica del prodotto è la tecnica di trasformazione basata sui caratteri del prodotto originario e sull’uso di un carbonato alcalino per estrarre le sostanze amare dalle olive. Le tecniche di cosiddetta deamarizzazione, per rendere commestibilii le olive, sono state migliorate nel corso del tempo; il saper fare, grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca, offre risultati di minore impatto ambientale, prolungando la conservazione delle olive e i loro pregi salutistici. La cultivar “ascolana tenera” è stata riconosciuta nel 2005 dall’Unione Europea come “denominazione di origine protetta” sia come oliva da mensa che come oliva ripiena con farcitura a base prevalente di carni, ottenuta usando l’oliva della varietà “ascolana tenera” in salamoia come ingrediente primario e caratterizzante. Che venga degustata in salamoia oppure come primario e caratterizzante ingrediente della oliva ripiena DOP, il processo per coltivare e ottenere il “frutto” della varietà “ ascolana tenera” e renderlo commestibile come oliva “da mensa” è il vero fulcro della unicità e della rinomanza dell’Oliva Ascolana del Piceno DOP.
Bevande
L’Anisetta Meletti è la bevanda tipica della città di Ascoli Piceno. Fu ideata e prodotta per la prima volta nel 1870 da Silvio Meletti, che perfezionò e migliorò un liquore a base di anice prodotto artigianalmente nella piccola bottega della propria madre. Silvio Meletti postosi in mente di dare al paese un prodotto sempre più fine tale da reggere il confronto delle costosissime anisette estere, si impegnò nello studio di trattati italiani e francesi sulla distillazione e confezione dei liquori fino al punto di far costruire, su sua idea e suoi disegni, un alambicco a bagno maria a lentissima evaporazione onde ottenere un alcoolato il più aromatico possibile.
Ascoli Piceno e il suo territorio offrono inoltre una vasta gamma di vini DOC e DOCG, senza dimenticare una particolarità locale di grande tradizione locale certificata IGP: il vino cotto. In una ristretta area comprendente 13 comuni della provincia di Ascoli Piceno, tra i quali parte del territorio comunale del capoluogo, si produce il Rosso Piceno Superiore, un rosso mediterraneo di antichissima tradizione che testimonia la vocazione vitivinicola della civiltà picena. Un vino peculiare di questa area storica, delimitata a sud dal fiume Tronto, ad ovest dalla montagna e ad est dalla costa adriatica e beneficia di un congruo affinamento oltre che delle particolari condizioni pedoclimatiche. Anche il Falerio è un vino bianco di antica storia, per il quale il riconoscimento in epoca contemporanea arriva nel 1975 con l’entrata del Falerio dei Colli Ascolani tra le DOC italiane, integrata nel 1997 con l’aggiornamento del disciplinare di produzione e l’ingresso nell’uvaggio a base di Trebbiano di due vitigni autoctoni come la Passerina ed il Pecorino. Da non perdere, ad Ascoli e dintorni, l’assaggio del vino cotto: un straordinario, che racconta una viticoltura d’altri tempi e che oggi viene riproposto e tutelato da appositi disciplinari che ne prevedono anche le forme di affinamento come IGP.
Punti di interesse
PIAZZA DEL POPOLO – Il principale punto di interesse della città è la splendida Piazza del Popolo, a ragione tra le piazze più belle d’Italia. Piazza del Popolo acquista l’attuale aspetto regolare nei primi anni del Cinquecento con l’armonioso colonnato di archi tutti diversi – la cui ampiezza si regola sui lotti delle proprietà retrostanti – che uniformarono, secondo l’ideale rinascimentale, le irregolari botteghe medievali affacciate sulla piazza. Gli edifici più importanti della piazza rappresentano i tre poteri: politico (palazzo dei Capitani del Popolo), religioso (chiesa di S. Francesco) e commerciale (loggia dei Mercanti). Palazzo dei Capitani, residenza, nei secoli, del Capitano del Popolo, del Podestà, poi degli Anziani ed infine dei Governatori Pontifici, è un vero e proprio libro di testo della storia della città. Dal sec. XIII, epoca della fusione di tre edifici medievali e di una torre gentilizia, riadattata a campanile, si sono susseguite nel tempo notevoli trasformazioni. La chiesa di San Francesco, la cui costruzione iniziò nel 1258 e terminò con la cupola nel 1549, è un imponente esempio di architettura gotica. Addossata al fianco della chiesa di S. Francesco, svetta la cinquecentesca loggia dei Mercanti in stile bramantesco con le colonne poggianti su alti dadi per dare più slancio alla costruzione.
La loggia fu fatta erigere dalla potente Corporazione della Lana.
PIAZZA ARRINGO – La Piazza dell’Arengo o Piazza Arringo, è così chiamata dalle adunanze popolari che vi si tenevano, fin dalle origini della vita politica della città, sotto un olmo. Ancora oggi è il centro civile e religioso di Ascoli, segnata dalla presenza della Cattedrale, dei palazzi dell’Episcopio e del Palazzo Comunale detto dell’Arengo. La Cattedrale sorge sul luogo di un edificio pubblico romano. II Battistero di S. Giovanni è uno dei più notevoli esempi di architettura romanica in Italia. Il palazzo, sede della Pinacoteca Civica e del Comune, incorpora gli antichi edifici medievali di cui alcune parti sono ancora visibili nelle due sale a tre navate del piano terra (dove venivano immagazzinate le merci destinate ai mercati), e nel vasto salone al piano superiore con copertura a capriate.
TEATRI – Ascoli Piceno è l’unica città delle Marche ad avere due teatri storici: il Teatro Ventidio Basso e ilTeatro dei Filarmonici. Di fronte al Chiostro Maggiore di San Francesco e a pochi passi dalla splendida Piazza del Popolo, nel cuore della città di Travertino, è situato il Teatro Ventidio Basso, con quattro ordini di palchi e un loggione a galleria e con facciata neoclassica in travertino. Il Teatro dei Filarmonici, recentemente ristrutturato, è un piccolo gioiellino della città delle Cento Torri.
PINACOTECA CIVICA – Istituita ufficialmente il 4 agosto 1861, vigilia della festa patronale di Sant’Emidio, per merito di due artisti ascolani, Giorgio Paci (1820-1914) e Giulio Gabrielli (1832-1910), la cospicua raccolta artistica, con oltre 800 oggetti tutt’ora esposti, è ospitata “ab antiquo” nell’imponente Palazzo Arringo. Le opere sono ambientate in splendide sale, ammobiliate con rare consolles, poltrone, specchiere e cassettoni del XVIII e XIX secolo che, con i preziosi tendaggi ed i lampadari di Murano, ricreano l’atmosfera e la suggestione di un palazzo aristocratico.