altimetria
planimetria
info tecniche
Tappa ondulata nella prima parte e pianeggiante nel finale prevedibilmente adatto a una volata di gruppo. Si attraversa l’Irpinia in partenza con continui saliscendi (GPM a Passo Serra) e curve lungo strade in discreto stato di manutenzione fino a raggiungere la zona di Lioni e innestarsi in strade a scorrimento veloce (da segnalare alcune serie di gallerie ampie e illuminate). Si raggiunge Battipaglia dopo una breve scalata a Oliveto Citra.
Ultimi km
Ultimi 15 km rettilinei e piatti lungo la costa tirrenica fino alla linea di arrivo. Da segnalare alcuni facili passaggi a circa 9 km dall’arrivo con rotatorie. Retta finale su asfalto larga 8 m e lunga 800 m.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Atripalda
Panoramica
Fondata da Sabatio, pronipote di Noè, che chiamò Sabathia il suo primo insediamento. Nel IV secolo d.C., i Longobardi apportano innovazioni: Troppualdo ne otterrà l’autonomia da Avellino, il commercio darà importanti frutti, e si svilupperà Largo Mercato, l’attuale piazza Umberto I.
Sulla collina detta la Civita di Atripalda, posta tra il fiume Sabato e il torrente Rigatore, fu dedotta in età graccana, la colonia romana di Abellinum, laddove sorgeva l’oppidum irpino degli Abellinates, di cui è stata ritrovata la cinta muraria databile intorno alla metà del III a.C. In età augustea, la colonia verrà risistemata, con l’assegnazione ai veterani di nuove terre, un significativo rinnovamento urbanistico, con nuove mura, con la costruzione di un anfiteatro, con le terme e gli acquedotti. Con il periodo giulio-claudio, la città subirà una leggera caduta, come testimoniano le documentazioni archeologiche, per poi riprendersi fra il tardo II secolo ed età severiana, quando la colonia poté fregiarsi del titolo onorifico di Alexandriana. Con la riorganizzazione diocleziana dell’impero, la città rimarrà inclusa nella Campania come una delle provincie della diocesi italiciana, la suburbicaria (Italia meridionale) e resterà tale sino all’invasione longobarda.
Nella seconda metà del IV secolo d.C. iniziarono a manifestarsi evidenti segni di degrado e di progressivo abbandono dei complessi monumentali e delle opere pubbliche, le terme forensi furono adibite a modeste abitazioni e le sepolture di bambini ritrovate sempre presso le stesse. Questo testimonia una radicale trasformazione della città e dei modi di occupazione del territorio, dovuta anche alla diffusione del Cristianesimo e, insieme, alla strutturazione ecclesiastica della comunità attestata dalle numerose iscrizioni cristiane trovate in loco. A partire dal VII secolo, Abellinum si va gradualmente riducendo e la popolazione altresì si va allontanando dalla stessa valle del Sabato, a favore di nuovi territori più sicuri sulla sommità delle colline. L’arrivo dei longobardi e la conquista dei territori dell’entroterra segnerà una nuova vita per la vecchia Abellinum; Troppualdo, un principe longobardo riuscirà ad ottenere dalla vicina Avellino il riconoscimento di autonomia amministrativa per la popolazione sparsa nella zona.
È l’atto di nascita della nuova città di Atripalda, che prenderà il nome del principe. In età sveva la città si trovava sotto il controllo della famiglia Capece; le fonti testimoniano ciò e raccontano del più antico gesto di galanteria in Italia. Il giovane re Manfredi, nel 1254 braccato dalle truppe papaline, abbandonò Napoli diretto verso il principato di Taranto. I signori Capece, non temendo le rappresaglie del papato, aprirono i portoni del castello al re fuggiasco.
Il 13 settembre 1512, Atripalda fu ceduta per 25.000 ducati a don Alfonso Castriota, primo marchese di Atripalda dal 1513, discendente di Giorgio Castriota Scanderbeg, famoso eroe albanese nella guerra contro i turchi. Nel 1559, il “feudo Tripalda” passò nelle mani del nobile finanziere genovese Giacomo Pallavicini Basadonna che l’acquistò per 60.200 ducati. Nel 1564, con rogito del notaio Bernardino Brusatori di Fermo, il Basadonna permutò il “feudo di Tripalda” con i feudi posseduti dal nobile casato di Domizio Caracciolo nel ducato di Milano, a Gallarate.
La cittadina irpina con i Caracciolo visse un periodo di grande splendore, dal 1564 fino al 1806, epoca in cui venne abolita la feudalità. Nel ducato di Atripalda dopo Domizio, I duca di Atripalda, della prestigiosa famiglia Caracciolo si susseguirono Marino I (1535-1591), cavaliere distintosi a Lepanto, Camillo (1563-1617), Marino II (1587-1630), Francesco Marino I (1631-1674), Marino III (1668-1720), Francesco Marino II (1688-1727), Marino Francesco I (1714-1781), Giovanni (1741-1800) e Marino Francesco II (1783-1844). I Caracciolo, incentivarono le attività commerciale e culturali.
Le filande, l’industria del ferro, la lavorazione del rame, della carta e della lana concorsero ad assicurare agli Atripaldesi un elevato tenore di vita – superiore a quello del vicino Capoluogo – tanto che in quel periodo non furono censiti “cittadini poveri” tra la popolazione.
Notevole impulso venne assicurato al mondo della cultura che conobbe, grazie al mecenatismo dei Caracciolo, l’Accademia degli Incerti. Con l’Unità d’Italia, la città inizierà a cambiare volto, si svilupperà Largo Mercato (chiamata poi piazza Umberto I in onore del re assassinato), che dal 1900 sino ad oggi sarà il fulcro economico e sociale della vita cittadina.
Gastronomia
Piatti tipici:
- Lagane e Ceci
- Soffritto Irpino
- Minestra Maritata
- Maiale patate e pupacchie
- Scarola m’buttunata
- Rape e Patate
- Pepaino M’buttunato
- Baccalà alla Pertecaregna
Prodotti tipici:
- Caciocavallo, Primo sale
- Pasta fatta in casa( tagliatelle, ravioli, )
- Olio d’oliva
- Peperoni imbottiti sott’aceto.
Bevande
Taurasi, Greco di Tufo e Fiano d’Avellino sono le tre DOCG ospitate in un territorio storico corrispondente all’incirca alla provincia di Avellino.
Punti d'interesse
ABELLINUM
Situata a nord-ovest di Atripalda, era abitata dagli Hirpini. Si estende per 25 ettari, con una cinta muraria di 2 km. È divisa in parte pubblica, con il foro e le terme, e parte privata, con la domus.
I resti dell’antica città di Abellinum occupano l’attuale pianoro della “Civita”, a nord-ovest dell’odierna Atripalda, sulla riva sinistra del fiume Sabato. Prima della conquista romana la Valle del sabato fu abitata dalla tribù sannitica degli Hirpini, cui doveva appartenere il gruppo degli Abellinates, identificati come abitanti di Abellinum in età sannitica.
La collina della Civita, infatti ha restituito materiali votivi che possono far ipotizzare l’uso della collina come “area sacra”, fortificata da una cinta muraria di tipo sannitico, che attesta l’esistenza di un luogo di aggregazione degli Abellinates rispetto ai villaggi della valle. In età romana venne fondata la città vera e propria che nel toponimo conservò la sua discendenza sannitica. In età augustea la colonia visse il periodo del suo massimo splendore con la costruzione del complesso delle mura e degli edifici pubblici, quali l’anfiteatro e le terme, nonché la costruzione del grande acquedotto romano alle sorgenti del Serino. Per l’età che segue, fino alla metà del IV sec. d.c., scarse sono le informazioni sulla vita del centro, fino alla fase di graduale abbandono per il sopraggiungere della guerra greco-gotica fino alla conquista longobarda nel VII secolo.
L’impianto urbano dell’antica Abellinum, la cui estensione è di circa 25 ettari, è delimitato da una cinta muraria di 2 km risalente all’età tardo-repubblicana. All’interno della cinta muraria, sul lato est, è situata l’area interessata dai complessi pubblici: il foro e le terme. Del complesso termale, che si può osservare sulla destra risalendo il pendio, si conservano le tegole tubolari dell’ambiente caldo (calidarium) sul quale poggia la ben nota “Torre degli Orefici”. Nella zona nord-orientale della Civita è venuto alla luce un importante complesso residenziale delimitato da un decumano maggiore e da un cardo minore. La domus di tipo ellenistico pompeiano ha un ‘estensione di circa 2500 mq ed è appartenuta nel periodo iniziale dell’impero a Marcus Vipsanius primigenius, liberto di Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, come attesta il ritrovamento di un sigillo di bronzo. molti reperti ritrovati durante lo scavo del sito sono conservati presso la Dogana dei Grani di Atripalda.
SPECUS MARTYRUM
Nasce con la sepoltura di Ippolisto, il primo martire di Atripalda. Sopra, sorge la Chiesa di S. Ippolisto. Lo Specus era una grotta di un’antica villa Patrizia che, per la sua conformazione venne usata in seguito come rifugio e sede per i riti cristiani. Molti martiri sono stati seppelliti in questa cripta, ma la nostra storia inizia con un uomo, Ippolisto. Questo nasce nel 277 ad Avellino da una famiglia nobile e a soli dieci anni viene mandato ad istruirsi ad Antiochia sotto il sacerdote Babila, che lo nomina prete circa dieci anni dopo. Nel periodo delle persecuzioni ad opera di Diocleziano, che non risparmiarono Babila, martorizzato davanti agli occhi di Ippolisto, quest’ultimo torna in patria, denigrato per il suo credo, e passa una vita silenziosa e nascosta, rimanendo segregato fino all’età di trent’anni. La vita di Ippolisto è narrata in questo quadro paleocristiano risalente al IV d.C. che racconta la storia in tre momenti diversi. Il fattore comune delle tre scene è la presenza di due nobil donne, figlie del senatore Massimiano, che, secondo la tradizione, nel 303 d.C. decisero di dare a Sant’Ippolisto una degna sepoltura nella Grotta: Massimilla e Lucrezia. Queste, scoperte, vennero anch’esse uccise e, in seguito, seppellite vicino al santo. Dopo Sant’Ippolisto, altre figure cercarono di portare avanti l’opera iniziata dal santo, due tra le più importanti sono San Sabino, protettore della città, e il suo seguace san Romolo. Sabino si trova a governare il paese nel periodo delle invasioni barbariche, quando Atripalda era rimasta senza un capo politico né tantomeno religioso. Si prende, quindi, l’onere di fare da guida alla città, anche e soprattutto spiritualmente. Tutti iniziano a seguire quest’uomo giusto, buono, amorevole e caritatevole, tanto che, alla sua morte, gli Atripaldesi sono sconvolti. Siccome egli era una persona umile, furono i cittadini a decidere per lui una sepoltura più importante, riutilizzando un’antichissima tomba di marmo (materiale all’epoca molto costoso e pregiato) probabilmente romana (girando intorno alla lapide è possibile vedere simboli pagani, come il Grifone), voltandola e incidendoci sopra l’epigrafe di San Sabino.
DOGANA DEI GRANI
Fondata nel 1883, vi si svolgeva il mercato. Nel 1900 vi si appose il mezzobusto del re Umberto I e un’epigrafe. Il Museo Palazzo, ex Dogana dei Grani, realizzata nel 1883 in occasione della ristrutturazione del Largo Mercato attuale piazza Umberto I, ha segnato, nella storia di Atripalda, lo spostamento del centro direzionale della città sulla sponda sinistra del fiume Sabato. L’edificio sostituì la vecchia dogana che sorgeva nell’attuale centro storico in continuità con il ruolo cardine della città per lo smercio dei grani provenienti dalla Puglia e diretti verso il capoluogo partenopeo. Atripalda, infatti, fu uno dei mercati più importanti del Regno di Napoli prima e del Regno delle Due Sicilie dopo. Con il passar degli anni, la cittadina sul fiume Sabato rafforzò la sua vocazione commerciale che non riguardava soltanto la vendita del grano e la sua sfarinatura nei mulini posti lungo il fiume, ma anche la lavorazione della carta, del rame, del ferro, dell’acciaio e della lana. Nel 1900, con l’assassinio del Re Umberto I ad opera di un anarchico, la Società Operaia di Atripalda e l’Amministrazione comunale decisero di apporre sulla facciata della Dogana, il mezzobusto del re e un’epigrafe a lui dedicata. Fu da allora che la denominazione di Largo Mercato fu sostituita con quella di Piazza Umberto I. Oggi l’edificio, costituito da un’ampia sala a padiglione e sorretto da una struttura lignea che termina con un tetto piramidale, è diventato contenitore delle più varie funzioni: al suo interno si svolgono convegni, concerti ed esposizioni temporanee. Oltre ad ospitare gli uffici delle Sovrintendenze è stato creato al piano terra un piccolo museo, definito Antiquarium, che ospita i reperti provenienti dal sito archeologico di Abellinum e dalla necropoli di Capo la Torre.
MONUMENTO AI CADUTI
Inaugurato nel 1927, è una statua dedicata al milite ignoto. Una lapide ricorda gli atripaldesi caduti durante la I Guerra Mondiale.
PALAZZO CARACCIOLO
Realizzato nel XVI secolo: i Caracciolo divennero feudatari di Atripalda. Il palazzo è a pianta rettangolare e si sviluppa su due piani; esso venne realizzato nella seconda metà del XVI secolo, quando i Caracciolo divennero feudatari di Atripalda, poiché il ristretto castello di Truppoaldo (XI secolo) non era in grado di accogliere la loro numerosa corte. L’edificio ospitò nei suoi saloni “l’Accademia degli Incerti” voluta dalla famiglia Caracciolo sulle sponde del Sabato. Al suo interno, un magnifico parco, ricco di alberi secolari e piante esotiche, tutelato da uno speciale vincolo della Soprintendenza fin dagli inizi del secolo scorso. L’impianto, fatto restaurare nel 1787 dal principe Giovanni Caracciolo, venne saccheggiato nel 1799, venduto nel 1806 e dichiarato monumento nazionale con decreto il 30 aprile del 1912. Con il passar degli anni, l’edificio ha subito molti danni dovuti sia ai fenomeni atmosferici che alla complessa burocrazia legata all’eredità del palazzo di cui risultano proprietari ben 38 persone. Oggi, l’edificio si presenta in condizioni disastrose, infatti, l’intera struttura è pericolante e quindi inagibile; si auspica, pertanto, un immediato e risolutivo intervento affinché questo importante monumento nazionale non venga definitivamente abbandonato.
Salerno
Panoramica
Salerno è una meravigliosa città di mare che si affaccia sul Tirreno. Ha quasi tremila anni di storia ed è al centro di un paradiso di attrazioni turistiche conosciute in tutto il mondo: la divina Costa d’Amalfi e l’isola di Capri, il Cilento e gli Alburni, le aree archeologiche di Paestum e Pompei, i borghi della verde Irpinia, i vigneti del Sannio, lo splendore della Reggia di Caserta. Salerno, famosa per la sua Scuola Medica e più di recente per le magnifiche Luci d’Artista opere d’arte luminosa en plein air, è la destinazione ideale per chi voglia vivere un’esperienza di viaggio e soggiorno d’alta qualità tra arte e cultura, sapori e shopping, ambiente ed eventi.
Gastronomia
La visita a Salerno tra monumenti antichi e spiagge assolate, eventi di cultura e spettacolo, panorami incantevoli e stradine affascinanti diventa ancora più gustosa con l’arcobaleno di proposte enogastronomiche locali ispirate ad una stuzzicante fusione tra la terra ed il mare.
Ristoranti, trattorie, chioschetti propongono una sinfonia ininterrotta di sapori tutti a gustare. Il “cuoppo” è il cibo da strada preferito dai visitatori; un cartoccio pieno di frittura impanata: pesce, ortaggi e verdure a sazietà. Da non perdere un assaggio di spaghetti al dente con i frutti di mare, un panino con la milza imbottita tipica della festa patronale, un grappolo di uva sanginella dalle colline di Giovi, la parmigiana di melanzane. Non mancano mai a tavola le alici fritte appena pescate nel golfo di Salerno, la deliziosa mozzarella di bufala dalla Piana del Sele mentre il rosso del pomodoro San Marzano rallegra i primi piatti, le insalate estive o sua maestà la pizza. Sfogliatelle Santa Rosa, delizie al limone, una tipica torta alla fragola, uno spicchio di saporitissima mela annurca, calzoni con le castagne, torrone tradizionale e dolci con la nocciola tonda di Giffoni, gelati e granite al limone sfusato amalfitano sono le irresistibili tentazioni per il dessert. E per brindare non mancano i vini delle colline che circondano la città in un abbraccio inebriante.
Punti d'interesse
La storia millenaria della città si concentra nel Centro Storico: il duomo arabo-normanno dedicato al Patrono Evangelista San Matteo con incantevoli mosaici, il Giardino della Minerva sede dell’Antica Scuola Medica Salernitana dove si coltivano ancora le piante medicinali, il Museo Diocesano e la Pinacoteca Provinciale, la piazza Flavio Gioia ed il Largo Abate Conforti con le fontane monumentali. Negozi e botteghe artigianali del cuore antico della città propongono i prodotti più tipici: le ceramiche, il ferro battuto, le pelli ed il vetro lavorati. Dalla Villa Comunale, adiacente al Teatro Verdi, si alza lo sguardo verso il superbo Castello longobardo d’Arechi che permette di godere una vista spettacolare del golfo di Salerno. Il solenne Palazzo di Città, oggi sede della Giunta e del Consiglio Comunale, conserva la memoria di Salerno Capitale d’Italia (febbraio-settembre 1944). È molto suggestiva l’Area Archeologica di Fratte con i reperti dell’epoca etrusca.
Sono splendide le spiagge del litorale per un tuffo ed una tintarella in libertà. Tanti i parchi per vivere all’aria aperta: Mercatello, Irno, Ghirelli dove si svolgono anche eventi culturali. La storia recente di Salerno si ammira nei capolavori dell’architettura contemporanea frutto della rivoluzione urbanistica del Sindaco Vincenzo De Luca, oggi Presidente Campania, e dell’impegno dell’attuale amministrazione guidata dal Sindaco Vincenzo Napoli: Stazione Marittima di Zaha Hadid, Piazza della Libertà e Crescent di Ricardo Bofill, Marina d’Arechi di Santiago Calatrava, la Cittadella Giudiziaria di David Chipperfield.
Tra gli eventi più importanti: Luci d’Artista un’esposizione d’opere d’arte luminosa nelle strade e nelle piazze cittadine che si svolge tra novembre e gennaio, Mostra della Minerva e Fiera del Crocifisso in primavera, Festival Letteratura, Sea Sun e Premio Charlot sotto le stelle d’estate, stagioni di lirica e prosa nei teatri cittadini, Festa di San Matteo a settembre, Capodanno in Piazza, Linea d’Ombra e Festival Internazionale del Cinema, le partite di Serie A della Salernitana allo Stadio Arechi. Vivacissima la movida con tanti locali che propongono musica dal vivo.