altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa caratterizzata dalla presenza a metà percorso della salita pedalabile di Portella Mandrazzi. Da Catania fino alle porte di Taormina si percorrono strade abbastanza ampie, ma planimetricamente costellate di curve, con pochi tratti rettilinei, sebbene altimetricamente sostanzialmente piatte. Una volta lasciata la costa di affronta la lunga scalata di Portella Mandrazzi (pendenze attorno al 4% medio) che, seguita da una lunghissima discesa, porta alla costa nord dell’Isola. Gli ultimi 70 km si snodano tutti sulla strada costiera abbastanza ampia e pianeggiante, con pochi centri abitati e con poche variazioni di direzione.
Ultimi km
A circa 4 km dall’arrivo la corsa lascia la statale per entrare con un breve strappo dentro l’abitato di Messina. Si percorrono quindi ampi viali cittadini per la prima parte in discesa per poi risalire fino ai 1500 m. Breve discesa e a 800 m dall’arrivo l’ultima curva. Rettilineo finale di 800 m, largo 7.5 m in piano su asfalto.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Catania
Panoramica
Catania sorge sulla costa orientale della principale isola italiana, la Sicilia. La città si trova su una pianura, situata tra il Mar Ionio e le pendici del maestoso Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa, sito patrimonio mondiale dell’Unesco. Il centro storico di Catania, dove troverete le principali attrazioni turistiche, è facile da esplorare a piedi.
Gastronomia
La cucina catanese è una delle più ricche e gustose della Sicilia.
La grande ricchezza e la facilità nel reperimento delle materie prime e l’amore per la cucina “saporita”, unita alle contaminazioni culinarie frutto delle numerose dominazioni straniere nei secoli, rendono Catania un punto di riferimento gastronomico dell’Isola.
Famosissima è l’insalata di mare con polpi, gamberi e occhi di bue (molluschi tipici di questo mare) bolliti; altrettanto diffusi sono i masculini marinati (alici del mare Ionio fatte marinare in olio e limone), acciughe salate, occhi di bue crudi conditi con limone o arrostiti sul carbone, pepata di cozze (soffritte, con pepe abbondante, limone e prezzemolo tritato) “u mauru” (alga cruda condita con limone), “u zuzzu” (gelatina di maiale), “u sangeli” (sanguinaccio).
Fra i primi piatti merita il posto d’onore la pasta alla Norma, che prende il nome da un celebre capolavoro di Vincenzo Bellini: salsa di pomodoro, melenzane fritte, basilico e abbondante ricotta salata grattugiata.
Altre pietanze di spicco sono la pasta con il nero delle seppie, condita con una salsa preparata con l’estratto di pomodoro, seppie e il nero di questi gustosi molluschi; la pasta con i masculini (alici fresche in un soffritto di cipolla, piselli e finocchietto rizzu); la pasta ‘ncaciata, condita con cavolfiori cucinati in un soffritto di cipolla e insaporiti con acciughe salate, olive e caciocavallo.
La carne e il pesce vengono servite dappertutto, con una predilezione nel capoluogo per la carne equina, spesso accompagnata a contorni che, in realtà, sono dei veri e propri piatti unici:
la parmigiana (sformato di melanzane fritte), la caponata con melanzane e pomodori, l’insalata di finocchi, l’insalata d’arance (affettate e condite con olio, sale e pepe), i piatti di verdura ed altre verdure tipiche.
La rosticceria catanese è tra le più rinomate d’Italia. I principali pezzi sono gli arancini, croccanti agglomerati di riso farciti di vario ripieno, la Siciliana (sottile sfoglia di pasta fritta ripiena di tuma e acciughe), le crispelle salate (frittelle di soffice pasta, ripiene di ricotta fresca o acciughe), le scacciate (confezionate con pasta di pane farcita con abbondante tuma e acciughe, o verdure, o cavolfiore, cotte al forno).
I dolci tipici sono i cannoli di ricotta, la cassata siciliana, ma soprattutto la frutta martorana o pasta reale (morbida pasta a base di mandorle dalle molteplici forme di frutta colorata); le crispelle di riso o le tradizionali “olivette di Sant’Agata”. Rinomatissimi i gelati e le granite (conditi a richiesta con panna lavorata a mano). Tra queste ultime i sapori più diffusi sono alla mandorla, al limone, al caffè, al cioccolato, ai gelsi, alla pesca.
Bevande
I vini più rappresentativi sul territorio catanese sono, senza alcun dubbio, quelli che si producono sull’Etna.
Il Vulcano conferisce ai vini caratteristiche di mineralità e grande eleganza, dovuta alle forti escursioni termiche fra il giorno e la notte e le peculiari condizioni pedoclimatiche.
Vini “di montagna” a latitudini particolari, su un’Isola famosa per il gran numero di ore di sole durante l’anno: è questa la grande ricchezza dei vini vulcanici, insieme a suoli ricchi di componenti minerali variegate.
E’ sull’Etna che si coltivano da centinaia di anni, con la tradizionale vite ad alberello, il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante, la Minnella e il Catarratto, tutti vitigni che concorrono alla produzione di vini classificati come Etna Doc, su tutti i versanti del Vulcano.
Conosciuti in un passato non troppo lontano come vini “da taglio” per conferire gradazione alcolica ai ben più celebri vini del nord o francesi, oggi i vini dell’Etna risplendono di luce propria e hanno conquistato fette consistenti di mercato internazionale, grazie anche alla loro riconosciuta longevità.
Punti d'interesse
Piazza Duomo, punto focale della città, è una piazza grandiosa, ricostruita in stile barocco nel XVIII secolo dopo il tremendo terremoto che devastò la città nel tardo 1600. Qui si ammira la facciata barocca della Cattedrale dedicata a Sant’Agata, fondata da Ruggero D’Altavilla come una chiesa fortificata nell’XI e ricostruita sulle macerie della cattedrale normanna distrutta dal terremoto del 1693. La facciata, ristrutturata dall’architetto Giovanbattista Vaccarini, ha un insolito schema basato sull’utilizzo del nero della pietra lavica e il bianco della pietra calcarea, come molti degli edifici di Catania del XVIII secolo. All’interno, si possono ammirare la tomba di Vincenzo Bellini e la cappella di Sant’Agata, dove sono custodite le reliquie della Santa patrona. Al di sotto del piano di calpestio della Cattedrale e della piazza è possibile ammirare i vecchi resti romani di quelle che un tempo furono le Terme Achilliane.
Al centro della piazza Duomo, nel 1735, Vaccarini sistemò, su una base bordata con piccole fontane decorative, un antico elefante in pietra lavica: u Liotru, simbolo di Catania, che sostiene un obelisco egiziano e in cima i simboli agatini. Sul lato nord si trova il Municipio (Palazzo degli Elefanti), davanti ad esso la Fontana dell’Amenano e il Seminario dei Chierici che sostiene, da un lato l’antica Porta di Carlo V, una delle antiche entrate delle mura di cinta della Città e dall’altro, Porta Uzeda, dedicata al vicerè spagnolo. Qui vicino, si può godere anche l’esuberante mercato del pesce della città: la Pescheria.
A nord di qui, una seconda imponente piazza, Piazza Università, che dà su Via Etnea, principale via dello shopping della città.
In piazza Federico II di Svevia, si erge il Castello Ursino. Costruito per volontà dell’Imperatore svevo, oggi è il museo più rappresentativo di Catania. All’ interno, è possibile restare affascinati dai reperti romani e greci, incisioni di metalli e la Pinacoteca che comprende pitture di grande valore artistico. Il castello spesso ospita mostre temporanee.
In piazza San Francesco, all’interno dello storico Palazzo Gravina Cruyllas, si trova la casa-museo di Vincenzo Bellini, dove sono conservate una vasta collezione di stampe e partiture autografe del grande compositore, come pure il suo clavicembalo originale.
Lo stesso edificio ospita il Museo Emilio Greco dove si trova una raccolta di litografie e acqueforti dell’artista. Davanti all’edificio c’è la Chiesa di San Francesco d’Assisi all’Immacolata dove sono conservate alcune delle caratteristiche Candelore della festa di Sant’Agata. Lungo via Vittorio Emanuele si trova l’ex convento benedettino di San Placido, all’interno del chiostro del XVIII secolo si possono ancora vedere le rovine di un balcone del Palazzo Platamone, oggi sede della Direzione Cultura di Catania.
Proseguendo in questa direzione si possono ammirare i resti del teatro greco-romano e quelli dell’Odeon. A nord, la Chiesa di Santa Maria della Rotonda, originariamente un bagno romano. Tracce del II secolo a.c. si trovano in piazza Stesicoro, nell’antico Anfiteatro romano, il quale accoglieva fino a 15.000 spettatori. Per una più moderna esperienza teatrale, si può ammirare il Teatro Massimo Bellini nell’omonima piazza.
Via Crociferi, merita particolare attenzione per il suo stile tardo barocco, dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità”.
Qui si possono ammirare le belle chiese di San Benedetto e San Giuliano. Altri splendidi esempi di barocco sono la Chiesa di San Francesco Borgia, annessa all’ex convento dei Gesuiti.
La Chiesa di San Nicolò l’Arena, si trova in piazza Dante, la cui facciata non fu mai completata e l’attiguo Monastero dei Monaci Benedettini, uno dei più grandi complessi monastici europei, estremamente interessante per gli ornamenti barocchi pregiati dei suoi balconi e finestre, così come, per i suoi due chiostri interni, che mostrano splendide logge.
Messina
Panoramica
Messina Città della Sicilia nord-orientale (213,7 km2 con 227.424 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È posta sulla costa occidentale dello stretto che da essa prende nome; una lingua di terra di forma falcata (la Penisola di San Ranieri, terminante con la Punta San Salvatore) forma un buon porto naturale. Il primitivo centro si estendeva probabilmente alle pendici del Monte Gonzaga; il nucleo classico si trovava, invece, in fondo al porto e in parte sulla Penisola di San Ranieri. Gravemente danneggiata dal terremoto del 1783 e rasa al suolo da quello del 1908, M., dopo numerose polemiche che ne misero in forse la stessa rinascita, fu ricostruita in base a un piano regolatore del 1911.
La città, dopo la consistente diminuzione della popolazione registrata fra i censimenti del 1981 e 1991, ha vissuto, a partire dall’ultimo decennio del 20° sec., una ripresa grazie alla quale, maturato un elevato livello di terziarizzazione, ha cominciato a diversificarsi, sia urbanisticamente sia nelle qualificazioni funzionali. Ha così confermato il proprio ruolo di nodo funzionale al centro della conurbazione M.-Villa San Giovanni-Reggio di Calabria, in grado di coordinare una fitta rete di flussi relazionali sui due versanti dello Stretto. Grazie al circuito autostradale siciliano, M. è inserita nella rete urbana isolana, che la salda a Catania e, quindi, al sistema metropolitano della Sicilia sud-orientale. Punto obbligato del traffico connesso con l’attraversamento dello Stretto, il porto di M. può essere definito soprattutto un porto-traghetto. L’industria è attiva nei rami cantieristico, chimico, metalmeccanico e alimentare. Al traffico portuale, espletato da un considerevole numero di compagnie navali, è legato il turismo, voce importante nell’economia cittadina. M. è sede universitaria.
La città, chiamata dagli indigeni Zancle, cioè ‘falce’, fu fondata nell’8° sec. a.C. dai Calcidesi. Dopo la battaglia di Lade (494), Ioni dell’Asia Minore (Sami e Milesi), in fuga sotto la spinta persiana, avrebbero dato seguito a un invito degli Zanclei a fondare una città nell’isola (a Caleatte), ma per suggerimento di Anassila, tiranno di Reggio, avrebbero invece occupato Zancle, approfittando dell’assenza di Scite, tiranno della città. Questa cadde poi nelle mani di Anassila, che la ripopolò con coloni dorici della Messenia. Soltanto con l’abbattimento della dinastia dei tiranni reggini (461) Zancle riebbe la libertà, ma la mescolanza delle popolazioni ioniche e doriche causò feroci lotte di parte, dalle quali emerse vincitrice la fazione dorica. Questa allora, in ricordo della regione d’origine, ridenominò la città Messana. Per aver partecipato alla guerra di Siracusa contro i Cartaginesi nel 406, fu da questi conquistata e distrutta (396). Nel 393 un’ulteriore punizione cartaginese fu scongiurata dal pronto intervento di Dionisio. Morto costui, M. appartenne successivamente nel corso del 4° sec. a Dione, Ippone, Timoleonte e Agatocle; alla morte di quest’ultimo (289) cadde in mano dei Mamertini. Questi, sconfitti da Gerone II (264), chiesero aiuto ai Cartaginesi e, in seguito, temendo di cadere in loro potere, ai Romani, che sbarcarono oltre lo stretto, costringendo il comandante cartaginese ad abbandonare la rocca. Dopo aver resistito a un ritorno offensivo di Gerone II e dei Cartaginesi, M. divenne civitas foederata. Cominciò allora per essa un periodo di floridezza, che doveva però lentamente diminuire in età imperiale.
Sede vescovile soggetta al patriarcato bizantino, dal 5° sec., fu piazzaforte di Goti e Bizantini; fu occupata dai Musulmani nell’843. I Normanni se ne impadronirono nel 1038, conquistandola definitivamente con il conte Ruggero (1060-61); da allora M. fu tra i centri maggiori della loro espansione mediterranea. In età sveva la sua fortuna non fu distrutta dalla politica assolutistica di Federico II, né dall’occupazione militare di Manfredi (1258), intesa a soffocare la volontà autonomistica della città. Contro gli Angioini, M. insorse sotto la guida di Alaimo da Lentini, partecipando alla guerra del Vespro (1282); fu perciò favorita dalla monarchia aragonese che la elevò a capitale. I primi tempi della dominazione spagnola la sostennero con l’ampliamento del porto, la fondazione della sede universitaria (1548) e il potenziamento dell’arsenale militare; ma, nel 17° sec., la crisi economica spinse la città alla rivolta contro la Spagna, allora impegnata contro Luigi XIV (1674): aiutata dai Francesi, resistette all’assedio degli Spagnoli fino al 1678. Dopo la breve amministrazione sabauda (1713-18) e asburgica (1720-34), i tentativi di Carlo di Borbone di risanare la città furono resi vani dalla peste del 1743 e poi da un devastante terremoto (1783).
Dopo esser stata centro della difesa militare siciliana contro i Francesi di Napoli (1806-15), nel restaurato regime borbonico, la città fu subordinata agli interessi inglesi, francesi e spagnoli nel Mediterraneo. M. aderì ai moti costituzionali del 1820-21 e offrì il suo aiuto a F. Pepe per la riconquista delle regioni insorte; partecipò al movimento liberale del 1821 e del 1847; nel 1848 la sua adesione alla rivoluzione palermitana fu consacrata dalla resistenza della popolazione contro il generale Filangieri. Nel 1861 M. fu l’ultimo caposaldo borbonico a cadere in Sicilia.
Distrutta dal terremoto del 1908, d’intensità pari al 10° grado della scala Mercalli, cui si aggiunse un maremoto causando circa 80.000 vittime, e ricostruita, nella Seconda guerra mondiale fu bombardata, specialmente nel corso dell’invasione degli Anglo-Americani che l’occuparono nel 1943.
Gastronomia
La Cucina Messinese è una delle più antiche in Sicilia e risente soprattutto dell’influenza greca, pur rappresentando un filone assolutamente originale. Si basa in particolare sul Pesce ed i Frutti di Mare, sui Dolci a base di mandorla, canditi e ricotta, oltre che sull’arte della gelateria, particolarmente apprezzata per le Granite.
Per quanto riguarda la Rosticceria, tra le specialità del cibo da “strada” spiccano sicuramente gli Arancini messinesi, che presentano una forma conica appuntita come nel resto della Sicilia orientale, ma hanno un ripieno a base di ragù di carne con piselli, formaggio tenero e prosciutto o mortadella, avvolto da un involucro di riso normalmente preparato con il solo zafferano.
La città di Messina condivide molti piatti con la sponda calabrese dello Stretto, mentre la cucina della provincia fa maggiore utilizzo di carni e formaggi. Il rapporto con la cucina greca emerge anche dall’importanza dell’olio extravergine d’oliva, molto più utilizzato rispetto al resto della Sicilia, anche per cucinare le fritture. Nella zona dei Nebrodi, più legata alla pastorizia, sono presenti ben tre presìdi Slowfood (Prodotti Tipici), oltre al celebre Salame Sant’Angelo di Brolo: l’olio di Minuta, il Suino nero dei Nebrodi e la Provola dei Nebrodi.
Di seguito un elenco dettagliato di prodotti tipici messinesi:
Cibo da Strada:
Arancini
Calia e simenza
Caramella
Focaccia messinese
Mozzarella in carrozza
Pidone (pituni)
San Daniele (sfoglia)
SchiacciataTaiuni (interiora di vitello arrostite)
Antipasti e Contorni
Caponata
Cucunci di Lipari
Insalata di pesce stocco
Insalta di polpo alla messinese
Pomodori secchi
Provola dei Nebrodi
Salame Sant’Angelo di Brolo
Salame San Marco
Primi
Doppiette di melanzane alla messinese (Involtini di maccheroni con melanzane e ricotta salata)
Macco di fave
Pasta con le alici
Pasta con la mollica (Pasta ca muddhica)
Pasta con le sarde alla messinese
Pasta con cavolfiore alla messinese
Pasta ‘ncaciata (pasta al forno, diffusa in tutta la provincia ma tipica di Mistretta)
Spaghetti al tonno alla messinese
Spaghetti Cozze e Vongole
Secondi
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Agnello alla messinese
Baccalà alla messinese
Braciole di carne alla messinese
Braciole di pesce spada alla messinese
Carne infornata
Ciusceddu o Truscellu
Costardelle fritte
Crespelle di neonata (novellame)
Cozze alla messinese
Falsomagro
Filetto di vitello alla messinese
Ghiotta
Impanata di pesce spada
Involtini di pesce spada alla messinese
Ntuppateddi (lumache di terra) alla messinese
Pesce spada alla ghiotta (piscispata a gghiotta)
Polpette di baccalà
Sciuscieddu alla messinese
Stocco alla ghiotta
Parmigiana
Sarde a beccaficu alla messinese
Dolci
Balò di ricotta (panzerotto fritto ripieno di ricotta di pecora)
Bianco e nero (simile ai profiteroles)
Bocconetto (Buccunettu, dolce da forno a base di zuccata, tipico di Sant’Angelo di Brolo)
Brioche col Gelato
Cannoli (cannolu – anche nella variante con crema scura di ricotta e cioccolato)
Cassata (meno dolce di quella palermitana)
Crespella di riso
Cuddura
Frutta di Martorana
Granita
Niputiddata (dolce di Natale a base di pastafrolla con fichi secchi, mandorle intere, canditi, cannella, cacao e talvolta vino cotto)
Latte dolce fritto
Nzuddi
Pane di cena
Panino al Burro
Panzerotto di ricotta (sciauna)
Pasta reale di Mistretta
Pasta squadrata
Pasticciotti (dolci con carne tipici di Patti)
Pecorella di pasta di mandorla
Pesche dolci alla messinese
Pignolata al miele
Pignolata glassata
Piparelli messinesi (simili ai cantucci alla mandorla)
Riso nero
Sfingi di carnevale alla messinese
Sfingi di riso (sfinciuni)
Sfingi di zucca gialla
Sospiri di monaca alla messinese
Spicchiteddi (biscotti natalizi speziati con chiodi di garofano e cannella, tipici delle Eolie)
Stella di Natale (con pasta di mandorla e cedro candito; talvolta preparata anche con lo stesso ripieno delle niputiddate)
Torciglione messinese (dolce fritto o al forno a base di pasta brioche, farcito con crema di ricotta e gocce di cioccolato, oppure con crema pasticcera o crema di cioccolato)
Torrone gelato
Vastidduzze (biscotti eoliani con uvetta e mandorla, tipici della festa di San Giuseppe)
Viennesi (dolci di pasta brioche, dalla forma oblunga, farciti con crema pasticcera e imbevuti di rhum)
Zeppole di riso
Zuccherate (zuccarati – biscotti ricoperti di sesamo)
Punti di interesse
I terremoti del 1783 e del 1908 e i bombardamenti della Seconda guerra mondiale hanno distrutto gran parte dei monumenti antichi, che sono stati tuttavia radicalmente ricostruiti o restaurati: il duomo, consacrato nel 1197, conserva i tre portali gotici e all’interno sculture di Goro di Gregorio (1333), di A. Gagini (1525), una cappella di G. Del Duca (1589), resti di mosaici absidali del 14° secolo. Il campanile (1933) ha un grandioso orologio astronomico. Notevoli anche le chiese restaurate dell’Annunziata dei Catalani (12°-13° sec.) e di S. Maria degli Alemanni (13° sec., per l’ordine dei Cavalieri Teutonici), le fontane rinascimentali di Orione e di Nettuno (G.A. Montorsoli) e il monumento a Giovanni d’Austria (1572), vincitore della battaglia di Lepanto. La città moderna è stata progettata (L. Borzi, 1911) sul tipo delle città a rettifilo e comprende sontuosi edifici fra cui il Palazzo Municipale (A. Zanca, 1920), il Palazzo di Giustizia (M. Piacentini, 1928), la nuova Palazzata (G. Samonà, 1930). Importante il Museo Regionale.