altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa molto mossa con un numero notevole di salite di cui tre catalogate GPM. Dopo un breve tratto verso Nord sulla ss.18 si attraversa la Calabria per raggiungere la costa Ionica mediante una serie di saliscendi su strade molto articolate. Si attraversano in sequenza Catanzaro Lido e Catanzaro (GPM) prima di affrontare la salita di Tiriolo che porta al settore di tappa di circa 70 km di continui saliscendi attraverso le pendici della Sila. Dopo Cosenza inizia la salita del Valico di Montscuro di quasi 25 km al 5.6% con punte (all’interno di Spezzano della Sila) fino al 18% lungo una strada molto larga con diversi tornanti. Dal Valico mancano poco più di 10 km all’arrivo.
Ultimi km
Ultimi chilometri in discesa marcata fino a Moccone (4 km all’arrivo) dove la strada continua a scendere leggermente per giungere a Camigliatello e attraversarne una parte dell’abitato (carreggiata a volte ristretta) fino a 1.2 km dove con una curva a U la corsa si dirige all’arrivo. Due ampie curve attorno ai 400 m portano sul rettilineo finale (largh. 6.5 m).
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Mileto
Panoramica
Mileto è di recente fondazione, il suo progetto fu firmato nel 1784 dagli ing.ri A. Winspeare e L. La Vega e dall’arch. V. Ferraresi. L’assetto urbanistico della nuova Mileto è di forma rettangolare, con vie longitudinali, intersecate a vie perpendicolari; erano previste quattro piazze simmetricamente disposte per i mercati giornalieri ed una piazza centrale più ampia per i mercati straordinari.
La realizzazione pratica non ci si discostò molto dal primitivo progetto, cosicché il cosiddetto centro storico dell’attuale cittadina ricalca pressoché in tutto l’originaria pianta; l’unica modifica rilevante è costituita dalla villa comunale al posto della piazza centrale.
Per la ricostruzione, i miletesi, si diedero al saccheggio delle rovine della città normanna oramai abbandonata. Quanto il terremoto aveva risparmiato venne depredato, smontato, sventrato, asportato, trasformato in calce. Per le vie di Mileto si possono ammirare diversi portali di granito, provenienti dall’antico sito.
Secondo gli studi dello storico Giuseppe Occhiato, la fondazione dell’antica Mileto, il cui nome risalirebbe all’omonima città dell’Asia Minore distrutta in epoca romana, la si deve proprio ai Milesi della Jonia sfuggiti ed in cerca di una nuova vita. Uno dei rari reperti che può testimoniare l’origine greca della città è infatti la scritta, greco-bizantina, apposta su una colonna proveniente dall’antico sito di Mileto di cui l’Occhiato offre la descrizione, nonché la decifrazione dell’incisione, e che è «Signore, proteggi il tuo servo» e sebbene risulti incerta la datazione della stessa, essa consente di affermare l’esistenza di Mileto in età prenormanna. L’originaria collocazione dell’abitato lungo il tracciato della Via Popilia, la Regium Capuam nonché i ritrovamenti, nel 1939, dei resti di una villa romana con alcuni mosaici pavimentali datati tra I e II sec. d.C., ne decretano rigorosamente l’epoca di origine. Mileto, inoltre, viene ricordata nel VII sec. come castrum bizantino nei bioi di San Saba e di Sant’Elia lo speleota. Nel 1059, con il cosiddetto Accordo di Melfi, Papa Niccolò II conferiva a Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo, il titolo ducale sui territori già conquistati di Puglia e Calabria e di “Dux Siciliae” per l’isola che avrebbero conquistato insieme al fratello Ruggero pretendendo l’impegno che latinizzassero tutti i domini conquistati per convertirli sotto l’egida della Chiesa di Roma. Fu così che il ventottenne Ruggero nato nel 1031 nella penisola del Cotentin in bassa Normandia ad Hauteville-la-Guichard e ultimo dei dodici figli di Tancredi d’Altavilla e di Frissenda, in qualità di vassallo del Guiscardo riceverà da quest’ultimo la contea della Calabria Ultra compresa tra la linea nord del fiume Neto fino alle coste reggine a sud e si stabilirà nel castrum Melitense, (attuale parco ruderale di Mileto Antica) fortificando le precedenti strutture di difesa della città per l’impianto di una Corte castello rendendola Capitale Normanna. “Divenuta regia gloriosa dei Normanni non si tenne indietro a qualunque altra città metropoli. Qui, infatti, correvano i popoli vassalli per compimento della giustizia politica: da qui si spedivano Ministri sia di politica che di guerra. Qui correvano le ambascerie de’ principi forestieri, qui si solennizzavano gli sponsali del Conte e delle figliole; qui occorse la nascita di tanti principi, singolarmente di Ruggiero II che poi divenne il primo Re di Napoli e di Sicilia”. Così scriveva Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683) massimo storico calabrese del “600¨ religioso dell’Ordine dei frati minori cappuccini e lettore di teologia ne ‘La Calabria illustrata’. Dopo la morte del Granconte Ruggero nel 1101 la Capitale Normanna fu trasferita a Messina prima, Troina poi, ed infine a Palermo, dove il figlio Ruggero II divenne primo re di Sicilia. Pesantemente danneggiata dai terremoti del 1638 e 1659 fu completamente rasa al suolo dal sisma del 5 Febbraio 1783 e successivamente abbandonata. La Mileto medievale è ora un parco archeologico dove si possono ammirare i resti delle chiese ruggeriane e parti delle fortificazioni bizantine.
Gastronomia
Mileto è sempre stata chiamata “la città della carne” per la presenza di numerose macellerie (se ne arrivò a contare ben 25 unità tutte attive). Tale appellativo è derivato dalla posizione strategica lungo la SS18 che, in assenza della Autostrada A3, era l’unico percorso principale da Reggio Calabria a Salerno. La presenza del foro boario che richiamava la vendita dei bovini, ma anche degli ovini, caprini e suini, era inoltre sostenuta dal macello che operava a ritmo incessante. Da allora la tradizione della carne si è mantenuta attraverso la produzione di salumi ed insaccati casarecci freschi e stagionati.
Antipasti locali a base di salumi, formaggi e conserve, compresi sottaceti e ‘nduja. I primi si caratterizzano per la pasta fatta in casa, soprattutto i fileja, accompagnati dal tipico ragù di carne alla miletese, ottimo secondo e condimento della pasta. I secondi sono dati anche da stocco e baccalà, oltre che dalla carne e dalle salsicce arrosto. Ottime anche le fritture, in particolare le curudicchjie e le zeppole. Importante anche la tradizione del pane casareccio cotto nei forni a legna. I dolciumi resistono in quelli tradizionali tipici del Natale e della Pasqua; da ricordare i “ciciriati”, biscotti ripieni di un impasto a base di caffè, ceci, cacao e noci; le “pittapie”, biscotti riempiti con un impasto di uva passa, noci, pinoli e cioccolato, il gustosissimo “sanguinaccio”, sangue di maiale fatto bollire con zucchero, noci, cioccolato fondente e pinoli ed i cosiddetti “Campanari” dolci muniti di uova sode quale segno di prosperità e benessere.
Punti d'interesse
Nell’attuale cittadina si possono ammirare la Cattedrale ricostruita dopo i terremoti del 1905 e del 1908 in stile romanico-lombardo, al cui interno sono conservati reperti medievali, la chiesa della SS. Trinità, dove è conservato un bassorilievo raffigurante la Trinità proveniente all’Abbazia benedettina di Mileto antica ed il Museo Statale che conserva moltissimi reperti archeologici, di arte sacra.
Camigliatello Silano
Panoramica
Spezzano della Sila è un Comune di 4.500 abitanti della provincia di Cosenza ai piedi della montagna della fascia presilana, situato ad una altitudine media di 900 slm e distante 15 km da Cosenza. Il comune si colloca all’interno del Parco Nazionale della Sila e comprende la più nota località turistica montana del territorio calabrese, Camigliatello Silano, con il lago Cecita, gli impianti di risalita per lo sci alpino, e le numerose riserve biogenetiche statali. Spezzano della Sila fu fondata, sul finire del IX secolo, da profughi cosentini, fuggiti dalla loro città, per via delle incursioni saracene. Il toponimo in documenti della prima metà del Trecento compare nella forma Speciano Magno, il Comune, infatti, si è chiamata Spezzano Grande fino al 1928, quando venne unita a Spezzano Piccolo, tornato indipendente nel 1937
Gastronomia
Sulle fertili terre dell’altopiano varie sono le ricchezze che si trovano nelle aziende agrituristiche, nei ristoranti e nelle botteghe che onorano la generosità di questo territorio. Eccellenti i prodotti tipici da conoscere e gustare: il Caciocavallo silano D.O.P., la Patata della Sila I.G.P. il Pecorino della Sila, la carne podolica, il suino nero di Calabria. Il piatto per eccellenza degli spezzanesi è la Coccìa questa pietanza è formata da carne di maiale, pecora e capra, preparato con grano bollito e sale, e successivamente infornata.
Punti d'interesse
A Spezzano della Sila visse per alcuni anni e fondò il terzo convento dell’ordine dei minimi San Francesco di Paola. Questo straordinario taumaturgo del secolo XV è una delle figure più rappresentative e più popolari della Chiesa cattolica. Il Santuario di Spezzano venne aperto intorno al 1474, a chiedere la presenza di San Francesco ai piedi della Sila era stata la locale università (così veniva chiamato allora il comune) che, quale base d’appoggio, donò l’esistente oratorio dedicato a San Tommaso. Grazie al sostegno economico della popolazione nonché di quello della nobiltà cittadina, la cappella fu ampliata e completata con la costruzione dell’attiguo convento. Famosa per le grandi nevicate, i lupi ed i pregiati funghi porcini, la Sila è una zona che sta vivendo un periodo di rinascita: non più meta esclusivamente invernale, sta assumendo sempre più la connotazione di destinazione per il turismo sostenibile in tutti i periodi dell’anno Boschi, fiumi e montagne rendono la Sila un’ideale palestra naturale per le attività all’aria aperta, dal trekking alle passeggiate a cavallo, dallo sci alpino alle ciaspole. Il territorio della Sila, oltre ad essere caratterizzato per la presenza di luoghi di interesse ambientale “protetti”, è altresì ricco di risorse ambientali e paesaggistiche che scaturiscono dalla forte differenziazione orografica dello stesso territorio. Per cui nell’ambito dello stesso si trovano catene montuose, aree collinari, laghi e fiumi. Tra riserve biogenetiche da visitare i “patriarchi vegetali” dei “I Giganti della Sila” .