altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa appenninica che attraversa le montagne lucane con due lunghe salite pedalabili. Dopo una prima parte lungo una strada a scorrimento veloce si affrontano le due salite GPM di giornata caratterizzate in salita e in discesa da innumerevoli curve e pendenze abbastanza costanti attorno al 5/6%.
Ultimi 15 km in ripida salita fino all’ingresso nell’altopiano con gli ultimi 4 km pianeggianti.
Ultimi km
La salita di Colle Molella (9.9 km al 6.0%) termina a 3 km dall’arrivo. Dopo l’attraversamento di Bagnoli Irpino si affrontano 3 km a tornanti con pendenze attorno al 10% e punte del 12%. Ultimi 3 km attorno al Lago Laceno in discesa o pianeggianti in ampia curva. Rettilineo di arrivo di 300 m, su asfalto largo 7 m. Da segnalare l’attraversamento di rotaie in contropendenza prima di Bagnoli Irpino per due passaggi a livello inattivi.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Venosa
Panoramica
Venosa è uno scrigno di storie e tesori, alcuni ben visibili, altri custoditi negli strati archeologici, solo in parte scavati. Sorge su una delle ultime alture che dal Monte Vulture degradano verso la valle dell’Ofanto, in un paesaggio variegato che ha favorito l’insediamento umano fin dalla preistoria.
Gastronomia
La gastronomia venosina ha una storia importante che viene da lontano.
….inde domum me ad porri et ciceris refero laganique catinum (me ne torno a casa alla mia scodella di porri, ceci e lagane) recitava Quinto Orazio Flacco nel 35 a.C. (Satira 1,6), precursore della dieta mediterranea e amante dei cibi semplici e salutari. Un primo piatto che, ancora oggi, è possibile degustare nei ristoranti e nelle osterie della Città.
- Lagane e ceci: pasta fresca di semola di grano dura, simile alle tagliatelle, ma più larghe e corte, cotte insieme ai ceci, impreziosite da croccante peperone crusco.
- Past’ e tar’ cucòzz: penne con talli di zucca e pomodori pelati.
- Orecchiette all’oraziana: orecchiette con pasta di salsiccia cotta nel sugo di pomodoro e condita alla fine con mozzarella tagliata grossolanamente, formaggio e, se gradito, una punta di peperoncino piccante.
- Brodetto di agnello alla pastora: un timballo di carne di agnello, uova e cardoni, che si può gustare in tutte le case dei venosini il lunedì dell’Angelo
- Baccalà con peperoni cruschi: baccalà lessato con aggiunta di peperoni cruschi soffritti nell’olio EVO.
- Pizzicanelli: hanno la forma di un rombo e sono preparati con cacao, cioccolato, mandorle e cannella (da qui il nome).
- I raffaiul: tuorli di uova e zucchero rivestiti da una glassa bianca. Fino agli anni settanta erano i dolci tipici delle feste nunziali.
- La past d la zeit: una spuma di impasto a base di uova, farina, zucchero e cremor di tartaro, farcita di una speciale crema pasticcera dal dolce profumo di vaniglia.
- Grano cotto dei morti: dolce per la ricorrenza del 2 novembre, giorno dei Morti. Grano perlato, chicchi di melograno, noce, vino cotto di fichi.
- Cauzincidd’: sfoglia ripiena di ceci e castagne. È un dolce prevalentemente natalizio.
- Pettole: impasto di farina e crescente immerso nell’olio bollente e successivamente zuccherato
Bevande
Venosa è uno dei comuni che rientra nell’area del Vulture dove si produce il pregiatissimo Olio Extra Vergine di Oliva “VULTURE DOP”, ottenuto dalla frangitura delle olive “Ogliarola del Vulture” per almeno il 70%.
Il vino venosino, l’Aglianico del Vulture, è tra i maggiori vini rossi DOCG d’Italia.
Il vitigno, tra i più antichi d’Italia, fu introdotto dai greci nel VII-VI secolo a.C. nell’area del vulcano spento Vulture: di grande carattere, intenso, vellutato, rientra nell’olimpo dei grandi vini internazionali.
L’Aglianico del Vulture è soprattutto associato alla figura del poeta latino Quinto Orazio Flacco, primo enologo della storia. Il suo verso “nunc est bibendum“(ora bisogna bere) (Odi, I, 37, 1) è diventato un motto immortale per chi, dopo qualche successo, alza il calice per brindare.
Punti d'interesse
A Venosa, ogni periodo storico è rappresentato da testimonianze dirette di grande valore, a partire da quelle presenti nel parco paleolitico di Notarchirico, dove resti fossili di elefante antico e altri animali preistorici, choppers e bifacciali, databili a partire da 700.000 anni fa, giacciono sepolti dalle ceneri del Vulture, il vicino vulcano ormai spento.
Gli scavi di età romana, con le domus, le terme e l’anfiteatro, ricordano l’antica e ricca Venusia, colonia latina, patria del poeta Quinto Orazio Flacco, ricco e dinamico snodo commerciale romano attraversato dalla Regina Viarum, la Via Appia.
A pochi chilometri dal centro abitato, si possono ammirare le catacombe ebraiche, esempio straordinario di convivenza e integrazione tra culture, un luogo di sepoltura dove Cristiani ed Ebrei riposavano gli uni accanto agli altri.
Il periodo paleocristiano è ben testimoniato dalla prima cattedrale, i cui resti sono ancora visibili nel parco archeologico.
Il Medioevo si percepisce nell’arte solenne e senza tempo dell’abbazia benedettina della Santissima Trinità e nella suggestiva Incompiuta, chiesa mai portata a termine, in cui il grande passato della colonia riaffiora nel riuso di pietre lavorate di età classica, inserite tra le sue pareti.
Nell’attuale cattedrale, posta al centro della città e in una serie di palazzi di edilizia gentilizia ed ecclesiastica, risiedono grande raffinatezza architettonica ed artistica.
E poi tanti personaggi illustri protagonisti di vicende importanti storiche, letterati, artisti.
A Venosa è sepolto Roberto il Guiscardo insieme ai suoi fratelli e la prima moglie Aberada; a Venosa è nato re Manfredi, figlio naturale di Federico II e Bianca Lancia. Nel Castello aragonese, costruito da Pirro del Balzo, è nato il principe madrigalista Carlo Gesualdo, celebre in tutta Europa.
Oggi il centro storico di Venosa, tra i Borghi più Belli d’Italia, racchiude lungo le sue strade oltre duemila anni di storia, dall’antica colonia latina ai quartieri medievali, con le chiese e i battisteri, il castello e le fontane angioine. Qui è possibile toccare con mano la città antica, e immaginare come la vedesse il bambino Orazio. Un vero e proprio museo a cielo aperto nel quale si integrano anche due distinte offerte museali: il Museo Archeologico Nazionale “Mario Torelli” ospitato nel lungo camminamento seminterrato del castello “Pirro del Balzo” e il Museo Episcopale che ha sede accanto alla Concattedrale di Sant’Andrea Apostolo. Il primo, riallestito nel 2021, racconta la storia della città di Venosa e del suo territorio, dalla fondazione della colonia latina del 291 a.C. alla esplosione della città rinascimentale, espressa dalla costruzione
del castello nel 1470. Il nuovo percorso museale si avvale anche di un sistema narrativo che utilizza soluzioni tecnologiche interattive e supporti multimediali. Il secondo è allestito negli ambienti dell’antico Episcopio. Le sale espositive si sviluppano su due piani e custodiscono al loro interno un prezioso e variegato patrimonio. Dalle opere pittoriche, come la pregevole icona della Madonna dell’Idria del XIII secolo, a quelle scultoree, dagli argenti agli splendidi manufatti tessili, ai reperti lapidei, permetterà al visitatore un excursus storico-artistico di notevole rilevanza.
Lago Laceno
Panoramica
La cittadina di Bagnoli Irpino è collocata in una valle circondata da monti, alcuni dei quali superano i 1700 metri di altitudine, come il Cervialto e il Raiamagra. È una località soleggiata dal clima non troppo rigido, silenziosa, tranquilla emeta turistica rinomata, ben collegata con la rete autostradale.
Ha 3200 abitanti (circa), e giace a circa 650 metri sul livello del mare. I suoi monti confinano con quelli di Nusco, Lioni, Caposele, Calabritto, Acerno e Montella, dei quali porzione è boscosa, porzione coltivata ed il resto erbifera, destinata per pascolo degli armenti, che in ogni tempo hanno costituito le principali industrie e risorse economiche della borgata. Sui suoi monti si ammirano dei punti incantevoli, i quali non hanno nulla ad invidiare alle montagne della Svizzera, e fra essi vi è l’altipiano Laceno a 1040 m. sul livello del mare, il quale è attraversato dal rivolo perenne della Tornola, che si raccoglie a formare un laghetto ai piedi del Raiamagra, e che infine attraverso un cunicolo naturale sbocca nel burrone Caliendo, una delle propaggini del fiume Calore.
Bagnoli sorge prima dell’anno Mille, come centro fortificato a difesa del ducato longobardo di Salerno. Al tempo della minore età di Federico II, Diopoldo di Hohenburg, capitano tedesco, ne fa un centro di rilevanza strategica; il paese divenne una piazza d’armi, viene cinto da poderose mura e munito di un formidabile castello, situato sul poggio detto Serra, e dominante tutta l’alta valle del Calore.
Le produzioni artistiche di Bagnoli Irpino sono state anche in passato di un notevole gusto e pregio. Per secoli fu Demanio Regio, finchè al tempo degli Aragonesi fu dato in feudo, insieme con Montella e Cassano alla famiglia dei Cavaniglia, spagnoli imparentati con gli Orsini. In tale periodo il paese conobbe i più notevoli benefici di progresso e rinnovamento, diverse iniziative produttive furono migliorate ed ingrandite.
Accanto all’industria armentizia, che gli Aragonesi favorirono considerevolmente, sorsero in questo periodo la bachicoltura e soprattutto la produzione di tessuti, filatura e tintoria; la famosa “Pezza Bagnolese” per secoli costituì un capo importante di corredo da sposa. Luogo di ritrovo degli accademici Pontaniani, Bagnoli, ispirò il poeta Sannazzaro, che da questi luoghi trasse diversi spunti per il suo poema “ARCADIA”.
Eretto a ducato nel 1611, fu tenuto in feudo dalla famiglia Maiorca-Strozzi, fino al 1806 quando fu abolita la feudalità Custodi gelosi e fieri della loro libertà, i bagnolesi imponevano sempre ai diversi feudatari il giuramento dei “Capitoli”, norme e privilegi riguardanti gli usi civici sul demanio da parte della popolazione.
Il paese per il suo futuro punta tutto sul turismo, considerata la sua unica vera risorsa di sviluppo.
Gastronomia
Formaggi
Gli allevamenti di ovini e bovini rappresentano un’importante risorsa per Bagnoli Irpino. Inoltre il contesto ambientale in cui vivono gli animali ne garantisce un ottimo latte, e quindi ottimi formaggi, e una carne gustosa. Tra i formaggi troviamo degli ottimi pecorini (anche aromatizzati al tartufo), una ricotta fresca dal gusto delicato, della ricotta secca al peperoncino, un ottimo caciocavallo podolico.
Tartufo Nero di Bagnoli Irpino e prodotti con tartufi
Il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino (nome scientifico Tuber mesentericum) è molto apprezzato per il suo inconfondibile aroma. Con il Tartufo di Bagnoli Irpino si producono formaggi tipici aromatizzati, come un pregiatissimo burro, utilizzato anche per la preparazione di crostini, per condire piatti a base di pasta, di carne o di pesce. Inoltre, il Tartufo di Bagnoli Irpino viene impiegato per le preparazioni alcoliche: grappe e liquori.
La Castagna di Montella IGP
Il territorio di Bagnoli Irpino rientra nella zona di produzione della “Castagna di Montella I.G.P “, che include anche i territori del Comune di Montella, Cassano Irpino, Volturara Irpina, Nusco e Montemarano. Questa qualità di castagne è molto apprezzata soprattutto all’estero. Dal sapore particolarmente dolce, è ideale per la pasticceria: il castagnaccio dolce, le polpettine di castagna al cacao e tanti altri prodotti. Inoltre, l’industria legata alla lavorazione della castagna produce “Castagne del prete”, (essiccate e poi ammorbidite), la marronata, la farina.
I funghi ed altri prodotti del sottobosco
Nei castagneti che circondano Bagnoli, dai 700 metri fino a quota 1809 del Monte Cervialto, nei boschi di faggio, si trovano: il porcino nei suoi vari aspetti (Boletus Reticulatus, Boletus Edulis, eccetera), i chiodini, il gallinaccio, l’ovulo ed altri. Il periodo va da maggio a settembre e a seconda del clima, dell’altitudine e della ricchezza di humus del terreno boschivo. Non esiste altro vegetale così apprezzato come questo prodotto. Il suo sapore particolare, il profumo inconfondibile, le diverse varietà pregiate lo rendono alimento celebrato dai buongustai e gradito a tutti i palati. Per raccogliere i funghi bisogna disporre di un tesserino, per cui chi non ne è munito può acquistarli presso gente del luogo autorizzata, che va personalmente a coglierli nella prima alba.
Punti d'interesse
Castello normanno-svevo
Con i Normanni, Bagnoli Irpino fu tenuta in feudo dai discendenti della famiglia D’Aquino, conti di Acerra. Con l’avvento della Casa Sveva, la contea di Bagnoli, Montella e Cassano restò al capitano tedesco Diopoldo de Schweispeunt, che aveva spodestato i vecchi signori. Il nuovo feudatario, temendo la rivalsa degli antichi padroni, costruì un suo castello sul poggio detto “Serra”. Questo fortilizio, in seguito, passò alla famiglia Cavaniglia.
Vicoli del centro storico – La Giudecca
Il centro storico, chiamato Giudecca, si trova alle spalle del Duomo. Il nome deriva da coloni di origine ebraica che per primi lo abitarono, e rappresenta il primo grosso insediamento o casale di Bagnoli Irpino. È un borgo medievale sorto intorno al vecchio castello Longobardo del VII secolo, del quale si possono vedere ancora i ruderi. Il borgo ha le caratteristiche architettoniche spagnole.
Collegiata di Santa Maria Assunta
La prima chiesa dedicata a Santa Maria Assunta fu costruita intorno al XII secolo sulla collina della Giudecca attorno alla quale sorse il primo centro abitato di Bagnoli. Nel XVI secolo fu ingrandita, come attualmente si vede. Infatti, quella che era la lunghezza divenne larghezza, mentre fu interamente rifatta la struttura che vede l’attuale ingresso principale, il presbiterio, il coro e l’abside. La chiesa è lunga 53 mt., larga 28 mt. ed ha 3 navate e 2 transetti, l’interno è a croce latina. Ci sono all’interno numerosi quadri e sculture di artisti bagnolesi molto noti, come La Decollazione di S. Giovanni Battista e L’Addolorata di Andrea D’Asti, una tela raffigurante l’Immacolata Concezione che protegge Bagnoli, di Gustavo Trillo; il quadro della Concezione della Vergine con S. Luca e S. Nicola di Bari, La Trinità e Santi di Giacomo Cestaro, una scultura di S. Francesco da Paola ancora del Cestaro, un Cristo morto del famoso Domenico De Venuta e l’artistica nicchia in noce dove è custodita la statua dell’Immacolata, con ai lati due candelabri finemente lavorati dall’artista Erminio Trillo. Tra le tante opere d’arte che vi si trovano un discorso a parte merita il Coro Ligneo, un capolavoro d’intaglio.
Il coro ligneo
Eseguito tra il 1652 e il 1657 dagli artisti bagnolesi Scipione Infante, Gian Domenico e Giovanni Angiolo Della Vecchia e Giacomo Bonavita, detto il Capoccia di Lauro. Tale opera d’arte si presenta su tutti e tre i lati del coro, il quarto è rappresentato dall’altare con due ingressi laterali. E’ maestoso, composto da 19 stalli a forma rettangolare in cui sono illustrati in altorilievi gli episodi del Vecchio Testamento e in bassorilievi quelli del Nuovo. Si tratta di un capolavoro di scultura, un intaglio nel legno di noce nazionale, dichiarato monumento nazionale nel 1912.
Chiesa di S. Domenico
La chiesa e monastero di San Domenico, sorta nel 1490 ebbe inizialmente la denominazione di Santa Maria di Loreto. In seguito per volere delle contesse, Margherita Orsini e Giulia Caracciolo, il convento venne dedicato a San Domenico. Nel corso degli anni grazie al volere del nostro illustre concittadino, frate Ambrogio Salvio, il convento venne ampliato e fatto nascere uno studentato che generò in Bagnoli una fucina di cultura. Caratteristico e maestoso il campanile, alto circa 30 metri dalla struttura architettonica particolare. Infatti è per due piani quadrangolare mentre la parte superiore è ottagonale.
Torre civica e fontana del Gavitone
La Torre Civica, comunemente detta Torre dell’orologio, è una costruzione del XV secolo. Alla base c’è la Fontana del Gavitone, fa ad angolo con la Casa della Corte. Più sotto al di sopra delle cannelle c’è uno scudo gentilizio che riunisce gli stemmi di tre famiglie : Cavaniglia, Orsini e Caracciolo. Il piazzale davanti alla fontana era l’antico centro del paese. Sul lato ovest c’è una suggestiva pianta di carpine di circa 300 anni sorta nel muro.
L’altopiano del Laceno
È situato a circa 1000 m sul livello del mare., a circa 8 km da Bagnoli Irpino, circondato dalla splendida natura del Parco Regionale dei Monti Picentini (provincia di Avellino e Salerno, Campania). Il lago, che prende il nome dalla località, è alimentato dal torrente Tronola, sorge dall’inizio del pianoro e si spande attorno all’abitato. Inoltre è circondato da boschi, pascoli e zone dedicate all’agricoltura. Nella zona del Laceno si trovano le bellissime grotte del Caliendo, che sono oggetto di studio degli speleologi e degli appassionati. E’ in atto un progetto per l’apertura delle grotte al pubblico non esperto. La zona delle strutture ricettive si concentra per lo più nei pressi della stazione sciistica, che contribuisce notevolmente a fare del luogo una meta turistica molto frequentata nel periodo invernale. Ad ogni modo, ogni stagione, sul Laceno, ha proposte interessanti. Tutto l’anno Laceno propone relax, divertimento, sport, cultura e gastronomia. Le attività sportive, oltre allo sci e ad altri sport invernali, vanno dal trekking all’equitazione, dal tiro con l’arco alla mountain-bike, inoltre, è possibile effettuare escursioni guidate. Il luogo è ideale anche per gite scolastiche, poiché, oltre a poter prendere contatto con una dimensione più naturale, i ragazzi possono approfondire le loro conoscenze attraverso visite guidate al vivaio della Forestale. Non mancano, per loro, anche i parchi dei divertimenti, con gonfiabili, piste ed altre attrezzature. A Laceno vengono allestite anche sagre dei prodotti locali.
La fiumara di Tannera
Il territorio di Bagnoli Irpino è ricco di sorgenti, ruscelli e torrenti dal percorso talvolta tortuoso e accidentato, talvolta calmo e silenzioso. La fiumara di Tannera è tra i luoghi naturalistici più belli della zona e quindi è meta di escursionisti ed amanti della montagna. Si scende a piedi lungo un tragitto agevole e ci si immette in un ambiente incontaminato, tra piccole cascate e conche naturali. Diversi tratti presentano delle difficoltà. Il luogo è l’habitat ideale della salamandra pezzata, che è un ottimo indicatore biologico dello “stato di salute” dell’ambiente.