altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa nell’entroterra siciliano con arrivo in salita. Da Avola si tocca il centro del Barocco Siciliano a Noto per toccare le zone di Pantalica e Vizzini. L’avvicinamento al vulcano è un continuo saliscendi sebbene privo di vere salite. Le strade possono presentare difetti nel fondo stradale nei tratti più lontani dai centri abitati che mediamente presentano carreggiate ristrette e i consueti ostacoli urbani alla circolazione.
La salita finale, che si conclude al rifugio Sapienza come in altre occasioni, affronta un percorso inedito. Inizio a Biancavilla fino a incontrare la Strada Milia (Giro 2018). Dopo l’Osservatorio Astrofisico si entra nella strada da Nicolosi per terminare al Rifugio Sapienza con il finale classico.
Ultimi km
Ultimi 3 km tutti su strada larga e ben pavimentata. La strada si snoda per ampi tornanti prevalentemente su colate laviche. Una lievissima contropendenza ai 500 m precede la svolta a U ai 250 m dove la strada riprende a salire sulla retta di arrivo di 200 m (salita al 3%) al termine della quale è posto il traguardo largo 7 m (fondo asfaltato).
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Avola
Panoramica
La città di Avola, perfettamente incastonata tra il Mar Ionio e i morbidi fianchi dei Monti Iblei, rappresenta il luogo perfetto per il Viaggiatore alla ricerca di esperienze multisensoriali. Il nostro mare e le nostre splendide spiagge sono affollate ogni anno da migliaia di turisti.
La Riserva Naturale Orientata di Cava Grande del Cassibile, con i suoi laghetti, la necropoli, e le orchidee selvatiche, costituisce un unicum per gli amanti del turismo naturalistico e archeologico provenienti da ogni parte d’Europa.
Particolarmente rinomato è il Carnevale avolese, tra i più belli della Sicilia e d’Italia, che attrae ogni anno migliaia di visitatori. Il boom delle presenze turistiche si registra nei mesi estivi in concomitanza con il cartellone di eventi estivi che, tra tradizione e innovazione, include importanti feste religiose, eventi culturali, musicali, sportivi ed enogastronomici che coinvolgono tutta la città.
Dalla grande Piazza Umberto I, già Piazza Maggiore del celebre centro storico a pianta esagonale, iniziano le “strade” barocche e si accede alle spettacolari riserve naturali
orientate di Cava Grande del Cassibile e di Vendicari. Il pianeggiante sito della città di Avola si pone in un contesto paesaggistico e climatico straordinario poiché compreso tra il mare Ionio e i monti Iblei, ovvero tra un litorale dalle calde spiagge di sabbia fine e dorata, e la frescura e i profumi delle erbe aromatiche delle alture iblensi.
La costa ionica, dove affaccia Avola, ha dorale e morbide spiagge; di libero accesso o attrezzate con stabilimenti balneari, alternate a deliziose scogliere, consentono, durante la lunga e calda estate siciliana, di godere di un mare limpido e blu e di potervi praticare i più piacevoli sport acquatici.
Gastronomia
La Mandorla di Avola ha origini secolari e insieme ai vigneti e giardini di limoni, caratterizza il territorio avolese. Nella prima metà del Novecento, la mandorlicoltura è stata il settore di punta delle attività economiche della città. Già nell’Ottocento il botanico Giuseppe Bianca (Avola1801-1883) aveva studiato le varietà presenti in zona e incentivato la produzione delle cultivar a guscio duro quali Pizzuta, Fascionello e Romana.
Ai primi di febbraio la fioritura dei mandorli è uno spettacolo da non perdere. La varietà più coltivata è la Pizzuta, che da un eccellente prodotto apprezzato nel mondo, dalle inimitabili qualità organolettiche, la lavorazione e la commercializzazione della Mandorla di Avola avvengono oggi in qualificate aziende del luogo.
La mandorla più utilizzata in confetteria è, senza dubbio, la Pizzuta d’Avola. La sua forma ovale è stata sublimata da Leonardo Sciascia, che l’ha accostata al volto dall’ovale perfetto dell’Annunziata di Antonello da Messina. Sulle mandorle di tali fattezze, lo zucchero, senza l’aggiunta di altri ingredienti, si modella in modo impeccabile. I confetti che ne derivano, anche per le riconosciute qualità organolettiche delle mandorle impiegate, costituiscono un prodotto di eccellenza e sono molto richiesti dal mercato nazionale ed internazionale.
Inoltre, se vieni ad Avola non puoi non gustare una granita o il latte di Mandorla.
Ma la mandorla è accostata in cucina anche col pescato locale al fine di esaltare i gusti.
Legato alla mandorla e facile da visitare è il museo della Mandola di Avola e dei prodotti tipici avolesi dove viene racconta la storia della mandorla di Avola.
Bevande
Un altro prodotto del territorio è certamente il nero d’avola, da molti definito un’eccellenza del territorio.
In Avola (antica vocazione vitivinicola è ricordata da una moneta di Abolla, città bizantina citata nel V sec. d. C. da Stefano Bizantino, alla quale può essere collegato l’odierno abitato. La moneta mostra su un lato un bove, a simbolo dell’abbondanza dei pascoli e della fecondità del suolo; sull’altro lato, per celebrare la qualità dei vini prodotti nel territorio, è posto un pingue grappolo d’uva.
All’Inizio del XVIII secolo il londinese John Dryden, figlio dell’omonimo poeta, in viaggio tra la Sicilia e Malta, sosta in Avola e vi gusta ottimi vini. La loro alta qualità viene confermata, in periodi successivi, da altri viaggiatori.
Il modo di coltivare la vite e di vinificare l’uva scrive Giuseppe Bianca nella sua Monografia agraria del territorio d’Avola (1878), era simile a quanto praticato nella vicinissima Siracusa. Ciò rivela, nei due attigui territori, il persistere, fino alla seconda metà dell’Ottocento, di metodi ed usi di matrice ellenica.
Il vitigno, che di Avola porta il nome, è allevato “a bassa ceppaia” come tramandarono i Greci, e consente agli, attuali produttori di creare vini d’eccellenza per l’esigente mercato internazionale.
Gradevolissimo e di forte struttura, il Nero d’Avola è di un colore rosso rubino intenso, a volte ambrato, e dal sapore vellutato e armonioso. Servito a 15-18° predilige accompagnare i piatti di carne salsata, alla griglia, arrosti, selvaggina e formaggi.
Punti di interesse
Il Teatro, tanto richiesto dai cittadini, sorse sulle fondamenta di una nuova chiesa che i frati dell’attiguo convento di San Domenico avevano iniziato a costruire, senza portarla a termine. L’edificio ebbe il prospetto principale sulla Piazza di S. Venera, che, dopo la sua realizzazione, prese il nome di Piazza Teatro. L’elegante manufatto edilizio, concepito “all’italiana “con pianta a ferro di callo e tre ordini di palchi, fi iniziato nel marzo del 1872. Per gli aspetti architettonici furono presi a modello i teatri Santa Cecilia di Palermo, con la facciata progettata dall’architetto Giuseppe Di Bartolo Morselli, e la Scala di Milano del Piermarini; i meccanismi scenici si devono all’intervento dell’ingegnere Fortunato Querian, attivo nel Teatro San Carlo di Napoli. Il Teatro Comunale, splendidamente completato nel dicembre 1875, fu inaugurato il 20 aprile del 1876; nel1882 venne dedicato a Giuseppe Garibaldi, in occasione della sua morte. Di particolare interesse è il prospetto in stile neorinascimentale, realizzato con pietra da taglio dalla patina dorata. Al primo piano, nel ridotto, originariamente adibito a “Sala di Concerto”, un’esposizione musicale documenta la storia del Teatro e i suoi personaggi, in particolare del musicista compositore Salvatore Falbo (Avola 1872-1927). di cui si presentano cimeli e partiture.
Chiesa madre
La chiesa madre, documentata in vaticano con il titolo di San Nicolo nel 1308 fu distrutta dal terremotodell’11gennaio 1693.
Per la ricostruzione dell’abitato, in prossimità della costa e nel feudo Mutubè, Giovanna e Nicolò Pignatelli Aragona Cortés, marchesi di Avola dimoranti a Madrid, inviarono da Palermo l’architetto gesuita Angelo Italia (Licata /628 – Palermo 1700). Questi, il 16 marzo 1693, iniziò a tracciare il perimetro esagonale della nuova Avola e i due assi viari principali: l’incrocio perpendicolare del cardo (Corso Garibaldi) con il decumano (Corso Vittorio Emanuele) determinò, proponendo anche il simbolo del cristianesimo,
il centro del piano urbano. Intorno a esso l’architetto definì un’arca quadrata e situò la Piazza Maggiore (Piazza Umberto I). Il successivo 6 aprile si pose, in un angolo dell’insula prescelta dall’Italia, la prima pietra per costruire la Matrice e, nei sotterranei dell’attuale sagrato, il primo cimitero della città, collegato alla cripta di San Sebastiano. Di particolare interesse è la facciata a torre che, concepita a fine Seicento, precorre le analoghe strutture tardobarocche realizzate durante il Settecento nelle chiese del Val di Noto. Essa, in pietra bianca della «pirrera della Palma», è a superficie retta e di concezione rinascimentale.
Il primo ordine, suddiviso in cinque parti da paraste con capitelli tuscanici, presenta ai lati due nicchie con le statue dell’Immacolata e di San Giuseppe col Bambino Gesù, i portali minori si ritrovano, uguali nel disegno, nella chiesa di San Sebastiano di Ferla. L’aspetto più scenografico dell’edificio, carico di suggestioni barocche, è dato dal sagrato, area sacra circoscritta nel 1774 da dieci alti piedistalli decorati con motivi acantiformi in stile rococò e sovrastati da statue in pietra arenaria; due di essi, con le relative statue, erano accostati ai fianchi del portale maggiore.
Cava Grande del Cassibile riserva naturale orientata
L’altipiano ibleo è solcato da profonde fenditure delle cave. La più spettacolare, per la profondità e per gli aspetti paesistici, è Cava Grande del Cassibile che Houëldescrive nel suo Voyage pittoresque (Parigi 1785) come una delle meraviglie della Sicilia. Riserva naturale dal 1984, in essa sono la necropoli protostorica di Cassibile (1000-800 a. C.) e i ddieri, nuclei di grotte disposte a più piani nella roccia calcarea e riferibili al periodo bizantino.
Dal “belvedere”, a cui si perviene percorrendo la stradella che si diparte dalla provinciale Avola-Manghisi-Palazzolo, si osserva la grotta della Cunziria, villaggio rupestre adibito alla concia delle pelli e con vani disposti su tre piani.
Il passaggio è sovrastato dall’Etna e dal porto di Siracusa, mentre sul fondo scorre limpidissimo il fiume Cassibile, il greco Cacyparis, creando piacevolissimi e freschi laghetti.
Il vecchio mercato
Nel sito dell’antica Avola il Mercato era situato nel Piano dell’Orologio, dove erano commode grotte e botteghe per la conservazione e vendita dei generi alimentari. Dopo il terremoto del 1693 nel nuovo abitato i locali del pubblico mercato trovarono posto su tre lati della Piazza Maggiore (Piazza Umberto I): nel quarto lato fu collocata, come nella distrutta città, La Torretta dell’Orologio. La vendita delle merci, su banchi e sotto le pennate, si attuò fino al 839, perché la piazza, con la costruzione della strada carrozzabile Siracusa-Modica, inaugurata il 28 aprile 1844, doveva acquisire nuovo decoro.
Il Mercato fu spostato in altro sito, ma le nuove istanze sulla salute pubblica, dopo l’Unità d’Italia, imposero la costruzione di un mercato coperto. Ad Avola si scelse. per l’avvenuta soppressione (4866) del monastero delle Benedettine, il terreno da queste adibito a orto e si affido il progetto all’architetto Salvatore Rizza (Avo- la 1830 – 1895). su delibera della Giunta e del sindaco Gaetano D’Agata. Il nuovo mercato Comunale, fra i più interessanti realizzati in Sicilia, fu costruito tra il 1892 e il 1895 sul lato N-O del perimetro esagonale della pianta urbana disegnata da Angelo Italia. L’edificio, in stile neoclassico e in pregiata pietra bianca iblea, nella facciata principale si caratterizza per l’ampio piazzale, chiuso da cancellata, sul quale aggetta l’elegante loggiato a portici scandito da archi a tutto sesto. Sul cornicione si impone il grande stemma lapideo della città con la croce e le tre api. quali simbolo di laboriosità.
Santa Venera
La patrona di Avola, Santa Venera, sin dal Quattrocento ebbe il suo tempio nel quartiere Marchi situato nel versante est dello scosceso monte dove un tempo era ubicata l’antica città. Dalla rovina dei movimenti tellurici del 1693 si salvarono la statua e la reliquia, traslate successivamente nella chiesa del nuovo sito urbano, progettato con criteri antisismici dall’architetto e ingegnere fra’ Angelo Italia. L’edificio sorse sull’ex Strada Cassaro (Corso Garibaldi), diede il nome a uno dei quattro quartieri in cui fu divisa la città ed ebbe il prospetto principale sulla Piazza di S. Venera, denominata, dalla seconda metà dell’Ottocento, Piazza Teatro. La luminosa facciata settecentesca è in pietra bianca dell’arca iblea. Il primo ordine, scandito da quattro paraste con capitelli tuscanici, presenta ai lati due nicchie con motivo a conchiglia e decori rococò; nel partito centrale si impone il portale, sormontato da cartiglio e caratterizzato dai sottili giochi prospettici delle lesene aventi capitelli ionici ornati da festoni. Il secondo ordine risulta delimitato da due obelischi e da volute di raccordo al piano superiore. La cupola originaria della chiesa crollò con il terremoto dell’» gennaio 1848 e fu ricostruita sul preesistente tamburo ottagonale dall’ingegnere Luigi Cassone di Noto; La cappella dedicata a Santa Venera si colloca in fondo alla navata destra e custodisce il simulacro della Patrona. L’attuale statua fu scolpita a Napoli da Raffale Abbate nel 1863; il rivestimento in lamine d’argento lavorate a sbalzo e cesello, in cui prevale il motivo della rosa, fu realizzato nel 1864 a Catania da Emanuele Puglisi Caudullo. La cappella presenta delicati decori pittorici a motivi floreali e un pregevole pavimento maiolicato del 1827.
Il borgo marinaro e la vecchia Tonnara.
C’è un luogo ad Avola che è rinato negli ultimi anni e questo è il Borgo Marinato dove grazie a un’attenta opera di riqualificazione si è portato alla fruibilità una delle più belle spiagge della zona con il suo mare limpido e cristallino. Area turistica per giovani e famiglie, supportata anche da posteggi e ztl e locali della movida rappresenta un’attrazione turistica unica nel suo genere. Nella zona del Borgo uno degli edifici i maggiore storicità è rappresentato dalla vecchia tonnara.
Fra le maggiori risorse economiche del territorio era la Tonnara, dal Seicento detta «di Fiume di Noto» perché il calo delle reti si eseguiva dalla scogliera posta in prossimità della foce dell’Asinaro. La redditizia attività, corredata dal titolo di barone, fu dapprima concessa in gabella dalla Regia Corte, quindi posta in vendita nel 650. Dopo vari passaggi di proprietà, dalla fine del sec. XVII verrà chiamata di Fiume di Noto e Caponero» per la fusione dei due contigui impianti di pesca; solo dagli inizi dell’Ottocento assumerà il nome Tonnara di Avola. La Tonnara, in seguito frazionata in carati, perverrà agli inizi dell’Ottocento agli Impellizzeri di Noto, nella seconda metà del secolo, ai Nicolaci di Villadorata. Per la fallimentare gestione fu acquisita nel 1902 dalla famiglia Loreto di Avola che riattualizzò i fabbricati e impiantò uno stabilimento per la produzione del tonno in scatola. L’insieme sarà dismesso nel 1959. Testimonianza di archeologia industriale, la Tonnara di Avola era costituita da più corpi di fabbrica. Di grande fascino era la Loggia o balata con il suo elegantissimo arco sul mare, usata in estate per scaricare e pesare i tonni e in inverno, come deposito di barche grosse quali sceri e chiatte.
Etna-Nicolosi (Rif. Sapienza)
Panoramica
Nicolosi, cittadina alle falde dell’Etna, fu edificata intorno al XII secolo da coloro che abitavano le zone circostanti il monastero di S. Nicolò La Rena, oggi sede dell’Ente Parco dell’Etna. E’stata più volte ricostruita. Ricordiamo la terribile eruzione del 1669, che originò i Monti Rossi, raggiungendo la città di Catania e il mare e le successive colate laviche del 1776 e del 1886. Nonostante i danni causati dalle numerose colate laviche e dai terremoti, la città è stata in grado di rinascere e di offrire ai visitatori le straordinarie bellezze naturali e i moderni servizi, strutture alberghiere, ristoranti tipici e divenendo un vanto nella zona etnea, tanto da meritare l’appellativo di “Porta dell’Etna”. Il clima salubre e temperato anche d’estate e i rigogliosi pini ne rendono incantevole il soggiorno. Nicolosi ospita in tutto l’arco dell’anno manifestazioni ed eventi che attirano folle di visitatori. Piacevole luogo di villeggiatura, la cittadina ha legato il suo nome al turismo e alle escursioni sull’Etna. Oggi è una cittadina che, per la volontà e l’intraprendenza dei suoi amministratori e dei suoi abitanti, rappresenta un volano del turismo nella zona etnea.
Punti di interesse
Chiesa Madre – Spirito Santo
Ubicata presso Piazza Vittorio Emanuele a Nicolosi, è la chiesa più grande del paese. Ricostruita nello stesso sito su progetto del Vaccarini fra il 1730 e il 1750 dopo il terremoto del 1693, presenta una volumetria imponente, uno slancio verticale e materiali più pregiati rispetto alla costruzione precedente. Il campanile si erge accanto alla chiesa in piena autonomia architettonica, ornato da due imponenti cornicioni e un doppio basamento in pietra lavica. All’interno dell’edificio è possibile osservare una piccola sezione di pavimento antico risalente al 1669, un magnifico crocifisso ligneo e un quadro dell’Immacolata e dell’Addolorata di ignoti autori; a questi si aggiungono un pregevole organo attribuito al Cinquemani, un coro ligneo del Seicento, un dipinto a olio di Michele Rapisardi raffigurante Sant’Antonio da Padova, affreschi del Barone, dipinti del soffitto e della cupola del Conti-Consoli, altorilievi in gesso del Torre posti sull’altare (l’ultima cena, Sant’Antonio da Padova e l’asino).
Museo della Pietra lavica Ceramizzata
Le prime notizie sulla ceramizzazione della pietra lavica risalgono alla prima metà del XIX secolo ad opera di Filippo Severati. La tecnica è stata ripresa e sviluppata dal maestro Barbaro Messina, artista poliedrico, dalla seconda metà degli anni Sessanta. Con le sue ricerche, Messina, ha rivoluzionato il mondo della pietra lavica maiolicata utilizzandola, non solo per vasi, piatti, piccoli utensili; ma anche come supporto per oggetti di design e opere d’arte. Le qualità straordinarie di questo materiale ovvero durevolezza, indistruttibilità e resistenza agli sbalzi termici offrono svariate possibilità d’impiego; in più in seguito al procedimento di ceramizzazione questo tipo di pietra non si macchia, non trattiene l’unto, respinge il calcare ed è di semplice manutenzione.
La creatività del maestro Messina e la capacità di tradurre in forme l’immagine del territorio etneo determinano la fortuna della sua produzione artigianale e artistica e il riconoscimento di Tesoro Umano vivente dell’Unesco. Alla fine degli anni Novanta, grazie al legame creatosi tra il maestro Messina e il comune di Nicolosi, da sempre luogo privilegiato per l’estrazione e la lavorazione della pietra lavica, viene inaugurata la Scuola Museo della Ceramica su Pietra Lavica dell’Etna nella zona Artigianale del comune.
Casa Museo della civiltà contadina
Situata in via Garibaldi è un antico palmento in cui è presente un museo dedicato alle arti, agli usi e ai costumi degli abitanti appartenenti alla civiltà contadina locale. In questo luogo è possibile ammirare alcuni manufatti inerenti la pigiatura dell’uva come una vasca, un torchio e alcuni tini. Proseguendo al piano terra vi è una stalla con mangiatoria e fienile ove sono esposti un “carretto” e altri oggetti relativi all’attività lavorativa nei campi. Le altre stanze costituiscono la “ispenza”, ovvero la dispensa, in cui è possibile ammirare contenitori del vino, dell’olio, del grano e alcuni arredi. L’angolo cucina presenta dei ripostigli per la legna e il carbone e un forno provvisto degli utensili della panificazione. Sullo stesso piano è situata la reception arricchita da diverse vetrine contenenti reperti di piccole dimensioni inerenti la civiltà contadina e pastorale e arnesi delle botteghe artigiane dell’epoca. Al piano superiore sono presenti un piccolo locale per i servizi igienici e due camere da letto nelle quali, oltre agli arredi, sono esposti anche un telaio da tessitura in legno, una macchina da cucire, un’antica culla e vari oggetti religiosi e popolari.
Palmento MontesantoIl Palmento Montesanto, dove sono esposti gli strumenti e gli oggetti tipici della vita rurale degli abitanti della zona pedimontana, è accessibile dall’interno del Parco Comunale “Giuseppe Anselmi” ed è stato donato al Comune di Nicolosi dalla famiglia Montesanto.
Il Palmento, alla “greca”, risale al 1881 ed è stato recentemente strutturato. In occasione dell’Estate di San Martino, in passato, nel palmento si faceva rivivere la preparazione del mosto, eseguita dai “pistaturi” che con i costumi dell’epoca, ripercorrevano l’antica tradizione della pigiatura dell’uva.
Parco dell’Etna
Istituito il 17 marzo 1987 è il primo ente naturalistico della Sicilia. Con i suoi 59.000 ettari ha il compito primario di proteggere un ambiente naturale unico e lo straordinario paesaggio che circonda il vulcano attivo più alto d’Europa. Il territorio è stato suddiviso in quattro zone alle quali corrispondono diversi livelli di tutela come stabilito dal legislatore. Nell’area di “Riserva integrale” (zona A) la natura è conservata nella sua integrità limitando al minimo l’intervento dell’uomo; l’area “Riserva generale” (zona B) è caratterizzata da appezzamenti di terreno in cui sono presenti case contadine che ne richiamano la vecchia architettura rurale. Infine l’area di “Protezione e sviluppo controllato” (zone C e D) si presenta notevolmente antropizzata nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente. Al centro dell’ecosistema del Parco c’è l’Etna, con il suo confine litologico di 250 km, l’altezza di circa 3.350 m s.l.m. e una superficie di circa 1.260 km². Rientrano nel territorio del Parco 20 comuni della provincia di Catania: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi
Piazzale Rifugio Sapienza
Piazzale Rifugio Sapienza, situato a quota 1.910 metri s.l.m. sul versante meridionale dell’Etna, nel territorio del comune di Nicolosi (CT). Costituisce di fatto la base della stazione sciistica di Etna Sud, posto al termine della strada che risale il versante sud-est dell’Etna dal catanese con gli impianti di risalita che dipartono al suo fianco con la Funivia dell’Etna.