altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa nettamente suddivisa in due parti. I primi 170 km sono pianeggianti, su strade larghe, in gran parte a scorrimento veloce, con poche curve e semicurve fino a raggiungere i Monti del Vulture dove il percorso cambia aspetto. Si scala il Valico dei Laghi di Monticchio (che conduce ai laghi omonimi) su una strada più articolata con pendenze tra il 6 e il 7%. Breve discesa e seconda scalata per il Valico la Croce da cui si raggiunge Rionero in Vulture. Il tratto successivo prevalentemente in discesa presenta numerose curve con carreggiata normale fino a condurre all’abitato di Melfi.
Ultimi km
Finale con la breve scalata al centro di Melfi per scendere verso la stazione dove si incontrano i consueti ostacoli alla circolazione (rotatorie, spartitraffico…) e risalire verso la zona di arrivo. Da segnalare nell’ultimo chilometro una breve discesa che conduce a una ampia curva che immette nel rettilineo in salita (circa 5%) di 350 m su asfalto (largh. 8 m)
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Vasto
Panoramica
Vasto è una delle cittadine più affascinanti d’Abruzzo, affacciata sul mare Adriatico con il suo caratteristico golfo e protetta dalle vette appenniniche, bellissima nella sua unicità.
La costa di Vasto si estende per oltre 17 Km, con spiagge dalle diverse tipologie: dalla sabbia finissima e dorata di Vasto Marina e Punta Penna, a quella di ciottoli e scogli di Mottagrossa, San Nicola. Ogni turista può scegliere la spiaggia che più desidera, tra calette e promontori, e gustare le specialità di mare sui famosi trabocchi, le antiche macchine da pesca in legno posizionate in mezzo al mare. È possibile godersi il paesaggio marino alloggiando presso il lungomare di Vasto Marina, ricco di stabilimenti balneari forniti di ogni comfort e ammirare il simbolo della città su uno scoglio, il monumento alla bagnante.
Nella riserva naturale di Punta Aderci, invece, che si estende per circa 285 ettari, sono presenti moltissime varietà di piante, fiori e vegetali. Da non perdere è la passeggiata lungo il percorso che porta al caratteristico promontorio da dove si può scorgere tutto il mare aperto e cristallino.
Inoltre, da Vasto, è possibile raggiungere le montagne del Gran Sasso e della Majella e le splendide isole Tremiti in poco più di un’ora.
Il centro storico di Vasto è ricco di monumenti ed edifici storici tra i quali l’imponente Palazzo D’Avalos, sede del Museo Civico, del Museo Archeologico, del Museo del Costume e della mostra dedicata ai fratelli Palizzi, oltre che degli eleganti giardini napoletani; le Terme Romane, con splendidi mosaici e risalenti al II secolo d.C.; il Castello Caldoresco, una fortezza del 1427 con torri, bastioni e fossato; e infine la statua del poeta esule Gabriele Rossetti che troneggia al centro della piazza omonima. Dalla passeggiata di Via Adriatica e la Loggia Amblingh è possibile ammirare lo splendido panorama del golfo d’oro.
Vasto è famosa anche per la sua prelibata cucina: piatti tipici come il brodetto alla vastese si possono gustare nei numerosi ristoranti sul lungomare e nel centro storico.
Vasto è il perfetto connubio tra arte e mare, spiaggia e monumenti, il luogo ideale dove passare delle piacevoli vacanze, da soli o in buona compagnia.
A breve sarà inaugurata la Pista ciclabile più lunga d’Europa che partendo da Vasto si snoderà per circa 150 km lungo la costa adriatica abruzzese.
Gastronomia
La cucina del territorio del vastese, dalla zona costiera a quella dell’Entroterra, è rinomata per la sua varietà, grazie alle diverse tradizioni che hanno partecipato alla sua nascita e crescita. Molto ha contribuito la cucina dei pastori mista a quella dei contadini e dai loro prodotti di montagna, caratterizzata da piatti semplici ma, allo stesso tempo, saporiti. Largo utilizzo, quindi, di zuppe e minestre, carni ovine, formaggi e quel sapore in più dato dalle erbe aromatiche.
Una nota a parte si deve fare per la cucina marinara, agevolata da un pescato di grande qualità e varietà e dal grande patrimonio “della terra” come ortaggi e verdure provenienti dalla vicine colline, e proprio dall’incontro di questi prodotti nasce il piatto principe delle tavole vastesi: il brodetto di pesce alla vastese.
Bevande
Nella cucina vastese, ricoprono vitale importanza l’uso dell’olio e l’accompagnamento di un buon vino. Su vino e olio principalmente si basa l’economia agricola vastese. Prodotti di qualità, certificata dalle diverse denominazioni e indicazioni di origine come l’olio extravergine Dop e il Montepulciano d’Abruzzo, il Cerasuolo, il Trebbiano Doc e il pecorino.
Punti d'interesse
Affacciato sul mare e simbolo della città, Palazzo d’Avalos domina il paesaggio con la sua maestosità e il suo giardino napoletano.
È uno dei più significativi esempi di architettura rinascimentale abruzzese della seconda metà del Cinquecento di stampo romano, sorto su preesistenze romane e altomedievali, che ha inglobato i resti dell’edificio quattrocentesco costruito dai Caldora e devastato durante l’incursione delle armate turche di Pialy Pascia nel 1566. Durante i tre secoli di signoria dei d’Avalos, dalla fine del Quattrocento fino all’occupazione francese del 1799, il palazzo assunse gradatamente l’aspetto di una reggia, sede di una vera e propria piccola corte locale. Dopo l’abbandono da parte dei d’Avalos, gli ambienti del palazzo furono progressivamente frazionati per ricavarne appartamenti e botteghe, trasformazioni a scopo utilitaristico che finirono per obnubilare la residenza principesca. Nel 1974 il Comune di Vasto ha concluso l’acquisizione della quota d’Avalos e sono cominciati i lavori di restauro del complesso.
Ospita al suo interno quattro musei: il Museo Archeologico, che documenta la storia della città e del territorio, la Pinacoteca, con le opere della famiglia di pittori di Filippo Palizzi, partecipe delle più importanti correnti artistiche dell’Ottocento, “Mediterranea”, la collezione di Arte Contemporanea con opere di artisti italiani e spagnoli, e il Museo del Costume Antico, che comprende una raccolta di dipinti raffiguranti abiti tradizionali ed una collezione di abiti abruzzesi degli inizi dell’800 e dei primi del ‘900. Il palazzo è noto anche per la presenza dello spettacolare giardino napoletano, affacciato sul mare, riportato all’antico splendore da un restauro che gli ha restituito l’originale impianto tardo settecentesco.
Il complesso dispone inoltre di sale e ambienti predisposti e utilizzati per eventi e mostre temporanee.
Castello Caldoresco
Il Castello Caldoresco fu costruito nel 1439 per mano dell’architetto senese Mariano di Jacopo detto Il Táccola su commissione di Giacomo Caldora il feaudatario e signore di Vasto. Il castello è situato nel pieno centro storico della città e si affaccia su piazza Rossetti e piazza Barbacani. La pianta quadrata possiede quattro bastioni angolari a mandorla (oggi uno è mancante), e una torre circolare maggiore di avvistamento ricca di merli, e una torre laterale più piccola, trasformata nel Settecento. I bastioni sono a torri lanceolate, da un basso corpo privo di aperture su basamento a scarpa, con cornice intermedia, e archeggiatura ogivale.
Terme Romane
Il complesso termale di Vasto, l’antica Histonium, è il più grande dell’intera fascia Adriatica dell’Italia centro-meridionale: ha infatti un’estensione di circa 250 metri quadrati. Inoltre, molta parte del sito è ancora sepolta sotto la vicina strada Adriatica e la chiesa di Sant’Antonio.
Piazza “Gabriele Rossetti”
L’area dell’antico anfiteatro romano di Histonium, è stata realizzata nel 1924 circa, poiché prima era solo uno slargo sterrato per il mercato. Ha l’aspetto semi-ellittico, ricalcando le forme dell’anfiteatro, con al centro il monumento al poeta Rossetti, circondato da quattro grandi palme. Presso la piazza si affacciano le casette del quartiere Santa Maria Maggiore, il Palazzo Palmieri, la chiesa di San Francesco di Paola, e l’accesso, a sud, al Corso Italia.
Loggia Amblingh
Prende il nome dal segretario del Palazzo d’Avalos Guglielmo Amblingh, ed è la passeggiata panoramica del rione Santa Maria Maggiore, che comprende il tratto delle mura con case-torri, tra cui la Casa Rossetti, la discesa a Fonte Jovine, la cappella della Madonna della Catena, e l’ingresso al quartiere da Porta Santa Maria. La loggia è spezzata dal muro di contenimento del giardino di Palazzo d’Avalos, che costringe a risalire verso Piazza Pudente, mentre all’altra estremità si risale a Piazza Cavour.
Teatro Rossetti
Il teatro principale di Vasto è il Teatro “Gabriele Rossetti”, situato al limite del centro storico, nella zona di Porta Nuova. Il teatro fu edificato nel 1819 sopra il vecchio monastero di Santo Spirito, su progetto di Taddeo Salvini.
I lavori, interrotti, vennero ultimato nel 1830, con solenne inaugurazione del teatro il 15 settembre 1832 alla presenza del Re Ferdinando II delle Due Sicilie. Presso il sipario fu raffigurato il poeta romano istoniese Lucio Valerio Pudente, incoronato a Roma con l’alloro. Nel 1841 il Real Teatro Borbonico richiese opere di manutenzione, e l’intervento fu affidato al Pietrocola. Nel settembre 1909 furono definitivamente conclusi i lavori all’edificio (eseguiti dall’ingegnere Filippo Laccetti), che si mostra come un tipico teatro d’opera all’italiana, con la facciata neoclassica.
L’area protetta è la prima Riserva istituita in Abruzzo nella fascia costiera e nasce dall’esigenza di conciliare l’aspetto naturalistico dell’ area con quello turistico, relativo alla fruibilità delle spiagge. La Riserva ha una estensione di circa 285 ettari (che arrivano a 400 con l’Area di protezione esterna) e va’ dalla spiaggia di Punta Penna, attigua al Porto di Vasto (Punta della Lotta), alla foce fiume Sinello (confine con il comune di Casalbordino).
La lunga spiaggia di sabbia di Punta Penna termina con la spiaggia di sassi dei Libertini sottostante la falesia del promontorio di Punta Aderci. La spiaggia dei Libertini è accessibile sia dalla spiaggia di Punta Penna che, attraverso un breve sentiero di 80 gradini, che la collega alla sterrata che conduce al promontorio di Punta Aderci (26 m s.l.m.). Sull’altro lato del promontorio si trova la spiaggetta di Punta Aderci. Da qui si prosegue per la lunga spiaggia di ciottoli di Mottagrossa. Da questa spiaggia fino alla foce del fiume Sinello, inizia uno dei tratti di costa più solitari e di difficile accesso dell’Adriatico centrale. Sovrastante la spiaggia di Mottagrossa si percorre un panoramico percorso in quota (circa 20m s.l.m.) di circa 3 Km, (ex tracciato ferroviario) che consente, a piedi o in bike, di scoprire le pinete sul mare, valloni e tratti di macchia mediterranea. Le pinete offrono al visitatore la possibilità di una rinfrescante sosta durante i mesi estivi. La Riserva termina alla foce del fiume Sinello poco oltre le caratteristiche arcate in mattoni che delimitavano il vecchio tracciato ferroviario; proseguendo inizia il lungomare della città di Casalbordino. Deviando a sinistra, poco prima della foce, ci si allontana dalla costa percorrendo un sentiero che costeggia il fiume Sinello e che attraversa la zona interna della Riserva. Per le alte temperature estive e per la lunghezza del percorso, questo tratto di sentiero è preferibile visitarlo in mountain bike.
Melfi
Panoramica
Melfi non è città dalla storia semplice, tutt’altro, ma è, soprattutto, una città con una bella storia.
Per dimensioni e popolazione Melfi è il terzo comune della Basilicata. Si sviluppa ad una altitudine di 562 m.s.l.m., alle pendici del Monte Vulture (1327 m.s.l.m.). Il suo esteso centro storico e la cinta muraria si sono sviluppati intorno al Castello Normanno Svevo edificato dai normanni, ricostruito da Federico II, dotato di nuove torri da Carlo I d’Angiò ed infine rimaneggiato dai Caracciolo e dai Doria. Nel castello ha sede il Museo Nazionale Archeologico del Melfese “Massimo Pallottino” tra i più importanti e visitati del meridione.
Melfi è ricca di monumenti storici e di luoghi naturalistici che si possono apprezzare e vivere nella loro interezza e bellezza. Questo affascinante coacervo di monumenti e di bellezze fa da contraltare ad un’area industriale periferica di notevoli dimensioni nella quale hanno sede importanti aziende di livello mondiale tra cui Stellantis (ex Fiat) e Barilla etc.
Gastronomia
L’intero Vulture-Melfese è intimamente legato alla sua castagna che dal 1960 si festeggia a Melfi in tutte le sue mille declinazioni nell’attesissima Sagra della Varola, sicuramente tra i più importanti e seguiti appuntamenti gastronomici lucani. Si tratta di una tradizione che si ripete ogni anno nel penultimo weekend di ottobre. Qui i marroncini diventano gustose caldarroste cotte in un enorme recipiente bucherellato “la Varola”. Il marroncino di Melfi è poi particolarmente apprezzato nella preparazione di dolci, confetture e liquori. La grossa pezzatura e la forma tondeggiante lo rendo ricercato per la produzione dei famosi marron glacé.
L’olio extravergine d’oliva Vulture DOP si ricava dalla spremitura a freddo delle olive autoctone di ottima qualità e da sempre alla base di ogni piatto. La qualità di oliva più diffusa è la Ogliarola del Vulture insieme alla Cima di Melfi.
Specialità gastronomiche:
- Pancotto alla Melfitana: viene preparato con pane, patate e rape lessate insieme, condiditi nella stessa pentola con un soffritto di aglio olio e peperoncino.
- Cucinidd: agnello cucinato con pancetta, salsiccia, pomodori, cardi e uova.
- Maccuarnar: nome dialettale della maccoronara. Pasta fresca lunga preparata a mano con un mattarello in metallo.
- I calzoncelli di Melfi sono il dolce tipico della cittadina federiciana. La ricetta é tramandata da generazioni: mandorle, cioccolato e zucchero formano un impasto a forma cilindrica di due o tre cm ricoperto da una friabile copertura di pasta frolla.
Vino e bevande
Il Vulture Melfese è la culla del famoso Aglianico del Vulture vino di colore rosso rubino, ottenuto dai grappoli di Aglianico e certificato DOCG.
È uno tra i migliori vini italiani che per modalità di produzione e gusto è stato denominato il ‘Barolo del Sud’.
Punti d'interesse
Il DUOMO DI MELFI
Il Duomo è il vero cuore pulsante della città di Melfi ed è stato da poco recuperato nella facciata e dotato di una nuova illuminazione esterna. Edificato nella sua struttura originaria nel 1055 sotto Roberto il Guiscardo ricevette il titolo di Sanata Maria Assunta benché non ancora completato. L’interno è a tre navate divise da due file di colonne a base quadrata da cui prendono origine cinque archi. Il pavimento è in marmo e pietre dure montate a quadri romboidali. Le navate laterali presentano un soffitto con volte a vela mentre la centrale ha un controsoffitto in cassettoni di legno dorato realizzato nel XVIII secolo dal vescovo Spinelli che vi fece apporre al centro il proprio stemma gentilizio. Alle spalle dell’altare maggiore il presbiterio e un coro ligneo risalente al 1500. A sormontare il coro, un organo a canne del 1700.
IL CAMPANILE RUGGERO II
Dell’edificio normanno rimane il monumentale campanile, opera di Noslo de Remerio, voluto da Ruggero Il nel 1153. A pianta quacirata di 9,25 metri per lato; con i suoi tre piani e con la piramide terminale raggiunge circa 61 metri d’altezza e da lontano sembra un’immensa torre posta a guardia della città. Sulla cornice del terzo piano Federico II fece apporre i merli ghibellini abbattuti dopo il 1851 per ordine del vescovo Sellitti. Al di sopra del terzo piano, poggia un prisma ottagonale che funge da base ad una piramide che sostituisce l’originale cupoletta circolare tipica delle costruzioni normanno-arabe.
IL PALAZZO DEL VASCOVADO
Il Salone degli Stemmi dell’Episcopio di Melfi è certamente il luogo di più alto prestigio che la nostra città offre, per il semplice fatto che sulle sue pareti è narrata la storia, non soltanto religiosa, della Regio Vulturis di Bertauxiana memoria attraverso gli stemmi dei vescovi che l’hanno animata. “L’Episcopio” con la sua lunga facciata, col grandioso cortile, con la maestosa scala, con le vastissime sale, colle adorne stanze va certo posto fra i primi del Regno, e forse, ancora non ha uguali. Da ammirare l’ampio giardino recintato voluto dal vescovo Mario Rufino, il salone degli stemmi ideato dal vescovo Basta, la sala del trono, con le pareti affrescate, la fontana del tardo ‘700 che adorna il cortile interno e l’ampio scalone a forbice che ricorda i palazzi nobiliari napoletani. All’interno i saloni ospitano oggi un’interessante pinacoteca ricca di paramenti sacri e di dipinti di soggetti religiosi e laici che vanno dalla scuola di Nicola da Tolentino attestato al secolo XV a opere di Cristiano Danona.
LA PORTA VENOSINA
Una delle sei porte un tempo aperte nella cinta muraria di Melfi, la Porta Venosina – così detta perché da essa partiva un’arteria che conduceva attraverso la via Appia a Venosa – è quella attraverso la quale Federico II faceva il suo ingresso in città. Durante la festa della Pentecoste diventa teatro della rievocazione dello scontro avvenuto a Melfi, tra il 22.03.1528 e l’11.05.1528, tra la Francia dei Re Capetingi e l’Impero Tedesco-Spagnolo di Carlo V.
Il CASTELLO NORMANNO SVEVO
La storia del Castello Normanno Svevo è legata alle importanti figure che si sono succedute nel corso dei secoli, edificato dai normanni, ricostruito da Federico II, dotato di nuove torri da Carlo I d’Angiò, rimaneggiato dai Caracciolo e dai Doria, anche se conserva l’aspetto di una fortezza, non rappresenta certo un esempio di architettura unitaria. Senza dubbio è il castello più noto della Basilicata ed uno dei più grandi del meridione. Costruito sulla sommità di un colle, protetto da un fossato, da uno spalto e da una cinta muraria, ha dieci torri di cui sette rettangolari e tre pentagonali. Quattro sono gli ingressi di cui tre angioini. Superato il portone si entra nel Cortile Principale su cui si affacciano il palazzo baronale e la cappella gentilizia e subito dopo un’arcata che congiunge il palazzo alla chiesa si aprono il Cortile della Rimessa e quello della Cisterna e, tra la torre dell’Imperatore e la Torrita Parvula, il Cortile del Mortorio. Infine, fra la torre dell’Imperatore e il Baluardo del Leone la Piazza degli Armigeri. Alle due estremità anteriori del complesso centrale, incorporate nel fabbricato, si notano due torri quadrate, un’altra si trova nell’angolo opposto ma al presente non c’è più traccia. Di un certo valore architettonico sono la finestra della Sala del Trono, il motivo a bifora della torre di Marcangione, che ricorda la facciata della cattedrale di Termoli, e il capitello del bastione intorno a cui si snoda la scala a chiocciola posta fra la torre delle Carceri e la torre di Nord Est, capitello che ricorda quelli di Castel del Monte.
LA CHIESA RUPRESTRE DI SANTA MARGHERITA
Tra le chiese rupestri la più organica dal punto di vista strutturale è quella di SANTA MARGHERITA interamente scavata nel tufo, risalente al 1200. Scoperta da Gian Battista Guarini, è a una sola navata ed è affrescata su tutte le pareti tranne nelle cappelle vicine alla zona absidale. Sono raffigurati l’arcangelo Michele, la Madonna con Bambino, S. Giovanni Battista, Cristo in Trono, S. Basilio, S. Nicola e, nella volta absidale, il Cristo Pantocratore. Tra i personaggi appaiono nella cappella tre figure laiche in tenuta da falconieri. Nel 1993 il napoletano, Raffaele Capaldo, ha sviluppato la tesi secondo cui i tre laici, sarebbero i componenti della famiglia imperiale sveva: Corrado, figlio di Federico II, l’imperatore e sua moglie Elisabetta d’Inghilterra, in tenuta da falconieri in quanto Federico “doveva essere riconosciuto dai popolani che frequentavano l’umile chiesetta ed erano abituati a vederlo in tenuta venatoria”.