altimetria
planimetria
info tecniche
Tappone alpino con sconfinamento in Svizzera. Dopo la partenza entrati in Svizzera si affronta l’interminabile Passo di San Bernardino (24 km) con scollinamento oltre i 2000 m e dopo la discesa un altro passo over-2000: il Passo dello Spluga (Splügenpass). Discesa impegnativa (con alcune gallerie e alcune paravalanghe) fino a Campodolcino dove inizia la salita finale.
Ultimi km
Ultimi chilometri 7 km tutti in forte ascesa. Dopo Campodolcino la strada sale con una sequenza di tornanti e gallerie fino a Pianazzo dove si percorre la vecchia strada per Madesimo (carreggiata ristretta) con pendenze elevate. A Madesimo si trova l’unico tratto relativamente pianeggiante del percorso che negli ultimi chilometri riprende a salire con pendenze attorno al 10%. Rettilineo finale in leggera ascesa su asfalto.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Verbania
Informazioni Turistiche
Situata sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, Verbania è un comune fondato nel 1939 quando, con Regio Decreto, vengono accorpati i Comuni di Pallanza e Intra con le rispettive frazioni rivierasche e collinari. Dal 1992 Verbania è capoluogo della provincia del Verbano Cusio Ossola. Il suo territorio si affaccia sul Golfo Borromeo e si estende sulla fascia collinare che dolcemente risale verso l’arco alpino. Lago, collina e montagna costituiscono dunque la ricca proposta di Verbania, località dove si ha la possibilità di alternare ai soggiorni tipicamente lacustri – con gite in battello alle Isole Borromeo o visite agli splendidi giardini botanici di Villa Taranto nel cuore della città -, le passeggiate in collina, nei parchi naturali o i grandi trekking alpini sul Monte Rosa e nelle valli dell’Ossola. Nel corso nell’Ottocento Verbania è stata destinazione privilegiata di un turismo internazionale d’élite e luogo di villeggiatura della nobiltà e dell’alta borghesia; fenomeno che ha favorito l’apertura dei primi alberghi e la costruzione di sontuose ville con giardino. Contestualmente la città è stata anche protagonista di un importante sviluppo industriale che per oltre un secolo ha progressivamente connotato il suo tessuto economico. Con la crisi degli anni ’70 e ’80 Verbania ha dovuto vincere una sfida importante e riscoprire la sua naturale vocazione legata al turismo, al commercio, all’artigianato, al terziario e alla floricoltura. Oggi la città è tornata ad essere meta di turismo internazionale in grado di proporre ai propri visitatori un’offerta legata alla ricchezza naturale e culturale del proprio territorio, un ricco programma di manifestazioni e un’articolata scelta di strutture ricettive in grado di soddisfare tutte le esigenze.
Gastronomia
Verbania offre una gamma di sapori ai quali è difficile resistere, anche grazie alla combinazione vincente fra le eccellenze di lago e montagna. Per gli amanti di pesce di lago imperdibile è il persico, servito in squisiti filetti o come ingrediente di raffinati risotti; o ancora il fritto di alborelle, i coregoni, gli agoni, i lucci, le trote di lago o i carpioni fatti con il pescato del giorno. Tra i piatti non manca il riso, coltivato nelle vicine risaie del Novarese e del Vercellese, spesso servito in abbinamento con il pesce di lago o nella variante “alla Milanese” con zafferano di cui si stanno introducendo colture sulle alture di Verbania. Dalle valli ossolane arrivano i salumi, come la Mortadella Ossolana, il Prosciutto e il Violino di capra della Valle Vigezzo, il Lardo alle erbe di Macugnaga, la Mocetta, la Bresaola e la carne secca. Tra i formaggi “nostrani” d’alpeggio il più rinomato è il Bettelmatt le cui forme ogni anno sono oggetto di una vera e propria vendita all’asta.
Numerose e pregiate le varietà di mieli del territorio, dal miele di castagno, a quello alla robinia, al tiglio, al rododendro, per citarne alcuni.
Mieli, formaggi e salumi sono serviti accompagnati da fette di “pane nero” (pane di segale) il più famoso dei quali è il Pane Nero di Coimo.
Tra i dolci tipici della città i tradizionali Amaretti di Pallanza e le Intresine, biscotti al burro con mandorle e nocciole. Dalle località vicine imperdibili le Margheritine di Stresa (creazione dei pasticceri stresiani in occasione della prima Comunione di Margherita di Savoia, futura Regina d’Italia) e la Fugascina di Mergozzo.
Numerosi ristoranti (due dei quali insigniti delle prestigiose stelle Michelin), le trattorie e le aziende agrituristiche favoriscono la scoperta della gastronomia locale e contribuiscono a rendere piacevole il soggiorno.
Bevande
Oltre ai famosi e pregiati vini della tradizione piemontese (Barbera, Barolo, Nebbiolo), il territorio del Verbano Cusio Ossola propone alcuni vini locali prodotti dai vigneti terrazzati dell’Ossola. La viticoltura in Val d’Ossola significa storicamente Prünent, un vitigno autoctono assimilabile al Nebbiolo la cui presenza in Ossola è storicamente accertata sin dal 1300. Dal 2005, con il marchio Associazione Produttori Agricoli Ossolani, vengono commercializzati i seguenti vini: Prünent, Ca’ d’Maté, Baloss, Ossolanum, Tarlap, Cà d’Susana; la DOC Valli Ossolane permette inoltre di produrre quattro tipologie differenti di vino: Valli Ossolane DOC Nebbiolo Superiore, Valli Ossolane DOC Nebbiolo, Valli Ossolane DOC Rosso, Valli Ossolane DOC Bianco.
Per gli amanti della birra, in anni recenti sul territorio sono sorti birrifici artigianali che propongono birre di nicchia e di qualità: birre speziate, birre aromatizzate alla menta, birre arricchite con la segale coltivata in Val d’Ossola o con il mais o il miele di castagno. Ampia anche la scelta di acque minerali (Bognanco, Crodo, Vigezzo) senza dimenticare il famoso Crodino, l’aperitivo analcolico “inventato” e prodotto a Crodo e lanciato sul mercato italiano nel 1964.
Punti di interesse
Il paesaggio, con i suoi giardini e suoi parchi, costituisce la principale attrattiva della città. Le Isole Borromee, vere e proprie isole giardino facilmente raggiungibili in battello, sono mete conosciute a livello internazionale; nel cuore della città i Giardini Botanici di Villa Taranto si estendono su un’area di circa 16 ettari e presentano un patrimonio botanico di oltre 20.000 specie di piante provenienti da tutto il mondo. Villa Giulia, parco pubblico e sede di mostre ed eventi, Villa Maioni sede della Biblioteca Civica e Villa San Remigio sul colle della Castagnola sono alcune delle ville che con i loro giardini connotano la città. A Verbania si trova anche il Parco Naturale del Fondo Toce, la più grande zona umida del Lago Maggiore e, nell’immediato entroterra, il Parco Nazionale Val Grande, la più grande zona wilderness d’Italia. Verbania, città finalista per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2022, e il suo territorio propongono prestigiosi festival musicali e performativi, come lo storico Stresa Festival e Tones on the Stones un festival che ha come palcoscenico le cave di granito e marmo. L’avveniristico Centro Eventi Il Maggiore, progettato in riva al lago da un team internazionale capitanato dall’Architetto Salvador Perez Arroyo e inaugurato nel 2016, propone una stagione teatrale di prim’ordine. Il Museo del Paesaggio espone nella prestigiosa sede di Palazzo Viani Dugnani, la più significativa collezione di opere d’arte del Lago Maggiore, dalla fine dell’800 ai primi del ‘900, di artisti di importanza internazionale come Paolo Troubetzkoy, Arturo Martini e Mario Tozzi. Numerose le testimonianze di arte sacra: la basilica di San Vittore, recentemente restaurata, l’oratorio romanico di San Remigio, la chiesa di Madonna di Campagna e, nelle immediate vicinanze di Verbania, i Sacri Monti, dichiarati Patrimonio Mondiale dall’UNESCO.
Per gli amanti dello sport il lago offre la possibilità di praticare sport acquatici, in particolare vela, surf, canoa e canottaggio. Ed è proprio Verbania che ha dato i natali al pluripremiato Beniamino “Bebo” Bonomi campione mondiale e campione olimpico di canoa (oro a Sydney 2000). Verbania è anche città natale della pluricampionessa mondiale di sci, specialità chilometro lanciato, Valentina Greggio e del pluripremiato campione mondiale di ciclismo Filippo Ganna, vincitore, tra l’altro, di quattro maglie rosa al Giro d’Italia 2020, nonché detentore del record mondiale di inseguimento individuale. La città è da anni location ricca di fascino per maratone ed eventi sportivi.
Una serie di eventi legati alla tradizione floricola della città, come la Mostra della Camelia e il Salone del Libro dedicato al giardino Editoria & Giardini, completano il programma di iniziative che copre tutto l’anno.
Valle Spluga-Alpe Motta
Informazioni Turistiche
Campodolcino, a quota 1070 m nella Valle Spluga, è un ridente paese di montagna della Valchiavenna che si trova a metà strada fra Chiavenna e il Passo dello Spluga. Luogo ideale per una vacanza sia in estate che in inverno. Trascorrere un pomeriggio all’aria aperta, passeggiare nel bosco lungo il percorso vita, concedersi un picnic in riva al lago, fare piacevoli camminate attraverso i numerosi sentieri fino a raggiungere incantevoli borghi e alpeggi tutti da scoprire e altipiani con viste memorabili sul fondovalle e sulle maestose cime delle Alpi. Lontano dal caos delle città, si scoprono paesaggi aspri e soavi, dove l’aria pura rinfresca e rigenera ed il buon calore dei sapori della tradizione scalda il cuore. Campodolcino è luogo ideale dove alloggiare con la famiglia sia durante l’estate, grazie alle numerose attività sportive e culturali, che durante l’inverno, essendo punto di partenza dello Sky Express, funicolare sotterranea che in pochi minuti porta direttamente sulle piste da sci del comprensorio Skiarea Valchiavenna. A Campodolcino è aperta la pista di fondo adatta a tutti.
Gastronomia
La cucina valchiavennasca: un assortito ventaglio di proposte tra Crotti, ristoranti tipici e ambienti raffinati. La gastronomia locale si gusta in modo particolare nei Crotti, antiche celle frigorifere scavate nella roccia. Ma non solo. Ristoranti stellati e premiati dalle più importanti guide gastronomiche. L’esaltazione dei prodotti del territorio in perfetto equilibrio tra fedeltà alla tradizione e curiosità per l’innovazione. La Brisaola, come viene chiamata ancora nelle botteghe locali per distinguerla da quella prodotta in Valtellina, ha origini lontane. Già nel 1400 si hanno notizie della produzione di “carne salada”, il cui nome deriva da “brisa”, ghiandola bovina molto salata. Per chi volesse gustare l’autentica cucina di montagna ed assaggiare gli gnocchetti della Valchiavenna “al cucchiaio”, conditi con ricco burro d’alpe e formaggio Magnocca può scegliere fra ristoranti e trattorie a conduzione domestica.
Per chiudere un lauto pasto “alpino” è parola d’ordine bere un “cicchettino” di grappa, come da tradizione in valle i “grapàt” distillavano le vinacce recuperate dai vinificatori di Chiavenna. Oggi non ci sono più distillerie attive in valle, ma gli eredi dei vecchi Grapat hanno portato avanti l’attività in altre aree vinicole del Nord Italia, fra i più noti: Scaramellini, Francoli, Della Morte, Levi, Fanetti, Gadola, Vener e Acquistapace.
IL VIOLINO DI CAPRA
Originario della Valle Spluga, dove le caratteristiche climatiche ne garantiscono la migliore riuscita, è oggi diffuso in tutta la Valchiavenna. Il violino è ricavato dalla spalla o dalla coscia di capra. Si ottiene da animali allevati in loco allo stato semibrado, il cui nutrimento consiste in piante ed erbe selvatiche. I pezzi vengono messi in salamoia, aromatizzati con aglio, spezie naturali e vino rosso. La stagionatura, che preferibilmente sui tiene nei tipici Crotti, dura alcuni mesi. La pezzatura varia da 1,5 a 3 kg a seconda del pezzo dell’animale utilizzato. Violin de carna sèca o spalèta: è stato così chiamato nel 1930 dal poeta Giovanni Bertacchi (Chiavenna 1869 – Milano 1942) per la maniera di affettarlo, appoggiandolo con un tovagliolo sotto il mento con una mano, mentre con l’altra si taglia con il coltello, a mo’ di archetto. Si presenta a tavola intero e viene tagliato al momento della degustazione. L’ideale è gustarlo a crotto, in compagnia di amici e di un buon vino.
Bevande
I “grapàt” erano i distillatori di vinacce. L’attività di distillazione era una professione tipica della Val San Giacomo e di Campodolcino in particolare; si svolgeva durante i lunghi inverni. Molte famiglie si erano specializzate in questa attività, recuperavano le vinacce dai vinificatori di Chiavenna e le distillavano in paese. Sono molte le famiglie che emigrando hanno fondato importanti e rinomate distillerie, alcune in attività ancora oggi, per ricordarne qualcuna: Francoli, Scaramellini, Della Morte, Fanetti, Gadola, Vener, Acquistapace e molte altre che hanno lasciato minore ricordo di sé.
Punti di interesse
MUSEO DELLA VIA SPLUGA E DELLA VAL SAN GIACOMO (MUVIS)
Nel Museo di valle è allestito un percorso che testimonia la civiltà della Valle (artigianato, tradizioni e giochi del passato, arredamenti tipici, sezione archeologica e faunistica, personaggi famosi transitati dalla valle) e del ruolo internazionale tenuto per secoli dalla Viaspluga con numerose testimonianze. All’interno del Muvis ha sede l’Ecomuseo Valle Spluga che propone una serie di itinerari culturali e naturalistici da percorrere.
CA BARDASSA
Cà Bardassa è un edificio rurale fra i meglio conservati dell’intera provincia di Sondrio a destinazione mista del Settecento, con parti più antiche e riadattamenti ottocenteschi. Rappresenta un significativo esempio di architettura spontanea in Valchiavenna. Un unico grande tetto a due falde rivestito in “piòte” copre l’intero edificio suddiviso fra residenza e fienile. Il piano seminterrato era destinato a stalla per piccoli animali e bovini. All’interno fa mostra di sé una bella stüa rivestita in pannelli di legno con soffitto a cassettoni con rosone e con la “pigna”, elemento riscaldante in muratura coperto da una lastra di pietra.
LA STATUA DI NOSTRA SIGNORA D’EUROPA A MOTTA
Sita in fraz. Motta, la statua è opera dello scultore Egidio Casagrande. Fu eretta il 15 Ottobre 1957 ed inaugurata dall’allora Cardinale Montini (poi divenuto Papa Paolo VI). È ricoperta in oro, alta m.13.50, donata da tutti gli Stati Europei; alla sua base si trova il Santuario all’aperto di Nostra Signora d’Europa che coincide con il centro del bacino idrografico europeo, da cui scendono le acque dirette al Mare Mediterraneo (Liro, Adda, Po), al Mare del Nord (Reno) e al Mar Nero (Inn, Danubio).
A Motta Alta è imperdibile la visita ad uno dei laghetti più belli dell’intero arco alpino: il Lago Azzurro già decantato dal poeta Giosuè Carducci che per molti anni frequentò queste montagne per scopi curativi.
CASA NATALE SAN LUIGI GUANELLA A FRACISCIO
A Fraciscio è possibile visitare la casa natale di San Luigi. La parte più antica della casa risale alla prima metà dell’ottocento. Nel tempo sono stati effettuati numerosi interventi per mantenere vivo il ricordo del Santo nel suo paese natale. L’ultima ristrutturazione è del 1999 quando la casa è stata divisa in due parti: quella storica e quella residenziale. Oggi la parte storica dell’edificio è stata trasformata in museo.
PONTE ROMANO E CAURGA
Sul torrente Rabbiosa, a nord della parrocchiale di S. Giovanni Battista, che contiene 3 begli altari seicenteschi con una notevole tavola a tempera del 1500 raffigurante una Madonna in trono con bambino, si erge il ponte detto “romano” in quanto si suppone che in quel luogo sorgesse un ponte edificato dai romani nel primo secolo dopo Cristo. Il ponte è stato ricostruito in pietra sopra due arcate è a schiena d’asino nella seconda metà del Settecento. Sul lato destro vi è una cappella dedicata alla Madonna.
“Caurga” è un termine dialettale che sta a indicare una stretta e profonda incisione nella roccia. Procedendo dall’alto, nel senso della corrente, la Caurga della Rabbiosa inizia poco a valle del ponte di Fraciscio, dove tra le alte pareti della fessura scavata per oltre 300 metri negli gneiss della falda Tambò, il torrente ha formato un insieme di rapide, gorghi, bolle e marmitte d’erosione in eccezionali condizioni di esposizione.
DA NON PERDERE
Da visitare per la bellezza del paesaggio è la conca di S. Sisto, sopra la frazione di Starleggia. Un rapido sentiero conduce in mezzo retta ai piedi del campanile in pietra di S. Sisto che fa da vedetta sul fondovalle di Campodolcino. in mezzo alla conca l’alpeggio di S, Sisto incanta per le sue costruzioni rurali in legno, chiamate “carden”. Alla sinistra della conca svetta il Pizzo Quadro con i suoi 3000 m, mentre procedendo su comodo sentiero si raggiunge l’altipiano del Pian dei Cavalli a 2200 m, dove in una campagna archeologica del 1990 sono stati trovati resti della presenza umana risalente a 10.000 anni fa (esposti nella sezione archeologica del museo MUVIS).
Per gli escursionisti in cerca di luoghi del cuore, si consiglia di percorrere il sentiero che partendo dalla frazione Fraciscio conduce all’alpe Angeloga ai margini del pacifico lago omonimo e al cospetto del maestoso Pizzo Stella, ambita meta alpinistica.