altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa breve con la prima parte piuttosto articolata in saliscendi e numerose curve nel trapanese verso la Valle del Belice. Seconda quasi interamente su strade a scorrimento veloce e senza veri attraversamenti di centri urbani. Lasciata Alcamo si procede per saliscendi attraverso Calatafimi, Salemi, Santa Ninfa, Partanna fino a entrare nella strada a scorrimento veloce che, lungo la costa,con alcuni saliscendi con pendenze moderate porta a 4 km dall’arrivo alla valle dei Templi ai piedi di Agrigento.
Ultimi km
Ultimi chilometri tutti in salita attorno al 5% con un breve tratto attorno al 9% a 2.5 km dall’arrivo. La strada è larga ben pavimentata caratterizzata da una serie di brevi rettilinei e semicurve. Rettilineo finale di 250 m su asfalto (largh. 8 m).
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Alcamo
Panoramica
Incastonata al centro del Golfo di Castellammare tra le città di Palermo e di Trapani, Alcamo (45.032 abitanti), con il suo centro storico di origine araba, sorge ai piedi del Monte Bonifato e raggiunge il mare con una lunga spiaggia di dune sabbiose. La circonda un paesaggio di terre coltivate a vite e olivi, ornato da antichi bagli.
La Città, nata a partire dall’insediamento di Longarico per mano dei berberi, con gli Arabi prese il nome di Alqamah (terra fertile).
Alcamo ha conquistato un ruolo primario nella storia della letteratura italiana per aver dato i natali al poeta Cielo d’Alcamo, autore di uno dei più antichi componimenti in dialetto romanzo siciliano Rosa fresca aulentissima.
La Cittadina, sede dell’Enoteca Regionale della Sicilia Occidentale, è la terra della celebre DOC del Bianco d’Alcamo; vino dall’odore fruttato e dal colore giallo paglierino, ottenuto prevalentemente dal vitigno autoctono Catarratto.
I prodotti della terra e la cucina tradizionale sono un trionfo di felicità: il melone d’inverno, le busiate fatte a mano, la salsiccia condita, le minne di virgini e i dolci conventuali, si sposano con l’Alcamo DOC.
La Città, protetta dal Castello di Calatubo, da Castello dei Conti di Modica e dalla Torre dei Ventimiglia, è uno scrigno di tesori, grazie alle opere lasciate da artisti come G. Serpotta, I Gagini, Novelli e G. Borremans, e agli interventi di importanti protagonisti dell’arte, dell’architettura e della cultura come Turi Simeti, Paolo Portoghesi, Gae Aulenti e Anna Maria Fundarò.
Gastronomia
- maccheroni fatti a mano
- pasta finocchi e sarde
- salsiccia “cu li cavuliceddi“
- pomodori secchi ripieni
- cuddureddi
- sciù
- risu a tianu
- muffuletta
Punti d'interesse
- Casa di Ciullo d’Alcamo
- Ex Loggia Comunale
- Palazzo Comunale
- Palazzo De Ballis
- Palazzo De Stefani
- Palazzo Di Gregorio
- Chiesa di Santa Maria della Stella
- Chiesa di San Tommaso
- Chiesa di Santa Maria di Gesù
- Chiesa di Sant’Oliva
- Castello dei conti di Modica
- Castello dei Ventimiglia
- Castello di Calatubo
Agrigento
Panoramica
L’antica città greca di Akragas, detta poi dai latini Agrigentum, fu fondata intorno al 580a.C da una colonia di Geloi-Rodiensi, condotta dagli ecisti Aristoneo e Pistillo nella pianura dove oggi troviamo i resti degli antichi templi e nota nel mondo come “la Valle dei Templi” (inserita dall’UNESCO nella lista dei Beni del Patrimonio Mondiale dell’umanità). Akragas era limitata ad ovest dal fiume Hypsas (Drago) e a sud dal fiume Akragas (San Biagio). L’acropoli sorse nel luogo ora occupato dalla moderna Agrigento. Fin dalle origini la città ebbe un proprio emporium sul mare. Oggi, anno 2020, sono in corso ad Agrigento le celebrazioni per i 2600 anni di storia dalla fondazione della città.
Punti d'interesse
La Cattedrale di San Gerlando, svetta sul colle di Girgenti. Fu’ il segno e il simbolo del risorgere dell’avvenimento cristiano nella terra agrigentina. Ripresero a suonare le campane mute per tre secoli, sotto i musulmani.
Dalla sua primitiva costruzione l’attuale Duomo di Agrigento ben poco conserva, rifatto come è stato a più riprese. Solo l’interno della basilica conserva tracce dell’impianto normanno con la sua pianta a croce latina e le tre navate, ma la sua struttura, sia esterna ed in parte interna,appartiene a rifacimenti vari lungo il corso dei secoli. La sacrestia ospita magnifici armadi settecenteschi che contenevano bellissimi paramenti sacri esposti attualmente nel museo diocesano. Tra le tele presenti nella cattedrale la più famosa è la “Madonna con il Bambino”, attribuita a Guido Reni (1575-1642) . Raffigura la Madonna nell’atto di sorreggere il Bambino abbandonato in un sonno profondo