altimetria
planimetria
info tecniche
Tappa di montagna. Dopo un brevissimo avvicinamento si entra nel Cansiglio attraverso il Passo della Crosetta (11 km al 7%). Segue un tratto impegnativo tra discesa e saliscendi con numerose curve che immette nella valle del Piave che si risale fino a Pieve di Cadore. La corsa entra nella valle del Boite per scalare la Forcella Cibiana (9.6 km all’8%) e entrare quindi nella Val di Zoldo per la salita finale.
Ultimi km
Ultimi 15 km in Val di Zoldo con due GPM. Il primo di Coi scollina a circa 5 km dall’arrivo e presenta in salita pendenze che sfiorano il 20% e strada in parte ristretta con pavimentazione in buono stato. Dopo una breve discesa si entra negli ultimi 3 km al 6% circa che con una sequenza di 8 tornanti immettono nel rettilineo di arrivo (lungh. 300, largh. 7 m).
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Oderzo
Panoramica
Oderzo, città di origine paleoveneta, conserva testimonianze del suo splendore in epoca romana grazie ai numerosi siti archeologici a cielo aperto e ad uno splendido museo.
Ben riconoscibile il successivo impianto medievale e rinascimentale nel suo centro storico che costituisce un ricchissimo serbatoio di testimonianze artistiche ed architettoniche, fruibili anche attraverso percorsi integrati nel tessuto urbano, tale da meritare l’appellativo di “Città Archeologica”.
Da illustre Municipium romano nel 49 a.C., a sede vescovile sotto l’impero di Bisanzio nel 641 d.C., nel 1338 la città entra nell’orbita della Repubblica Veneta e conosce una nuova fase di splendore architettonico, ancora visibile.
Oggi è la sua vivacità culturale che fa di Oderzo un importante centro di riferimento nel territorio non solo per le testimonianze artistiche, archeologiche ed architettoniche del passato, ma grazie ai grandi eventi culturali e sportivi, ricorrenti e di risonanza anche internazionale, come l’Opera in Piazza, il Premio Architettura “Città di Oderzo”, il Premio di Poesia Mario Bernardi, l’European Road Race, la Corsa internazionale “Oderzo Città Archeologica” e i Campionati Italiani di Tiro con l’Arco, con la finale disputata in Piazza Grande.
Città ospitale, Oderzo offre ai visitatori, in qualsiasi stagione numerose occasioni per scoprire – passeggiando sotto i suoi portici – il fascino, i sapori e i profumi della provincia “gioiosa”.
Gastronomia
L’azienda Agricola Ca’ Bosco, a Fratta di Oderzo, coltiva le Rose del Monticano, il radicchio tipico del Nord-est sbiancato con il metodo classico del radicchio di Treviso, ortaggio coltivato fin dal XV secolo. L’azienda produce anche insaccati e salumi della tradizione locale come la soppressa veneta, il salame punta di coltello, il carrè e il salame d’asino, specialità per intenditori del gusto. L’aperitivo opitergino è infatti ricco di affettati da apprezzare con un ottimo Incrocio Manzoni o un corposo Raboso, servito nelle osterie del centro storico e nei locali che affacciano sul nostro fiume Monticano, corso d’acqua dalla bellezza autentica.
Un altro prodotto tipico del nostro territorio è l’asparago, ricco di fibre e dal sapore deciso, coltivato in Veneto sin dall’epoca romana, nella versione “verde” o “bianca”, a seconda della consistenza più o meno delicata. L’Osteria Al Bersagliere, che incarna in pieno la tradizione enogastronomica veneta, ha creato, in onore della tappa del Giro d’Italia di Oderzo, gli “Gnocchetti al rosa di barbabietola con asparagi verdi”, perfetti con un Tai bianco.
L’asparago è il protagonista anche della proposta del ristorante Al Gattolè che affaccia sul fiume Monticano, cornice fluviale che attraversa la città di Oderzo, realizzando una ricetta classica della tradizione veneta: uova e asparagi. Considerato un piatto completo estremamente nutriente, viene accompagnato da un Prosecco DOCG.
Nel cuore di Oderzo, all’interno del castello medievale ed ex carcere, vive l’anima del ristorante stellato Gellius, le cui pietre narrano la storia di una città dell’XI secolo a.C. Al suo interno dominano l’ambiente i resti di un’abitazione patrizio-romana, oggi area archeologica. In occasione della tappa del Giro d’Italia, lo Chef Alessandro Breda presenta “Baccalà cotto e crudo, crema di patate affumicate, ”pil pil” di Prosecco, cenere di verdure”, dove tradizione e innovazione si sposano in un’esplosione di sapori.
Vino e bevande
Il territorio opitergino ha molto da offrire a livello vitivinicolo: il vino della zona per eccellenza è il Raboso Piave, che vede la sua massima espressione nel Malanotte del Piave DOCG, un vino rosso dalle note fruttate di ribes e amarene, profumi di sottobosco e aromi speziati dal sapore avvolgente ed elegante al palato. Il nome deriva dal piccolo borgo medievale ‘Malanotte’ situato a Tezze di Piave – Vazzola, che custodisce ancora oggi la storia di queste terre. Tra i vini DOC si ricordano il Raboso Piave DOC e il Manzoni Bianco DOC Piave, risultato da un incrocio genetico tra il Riesling Renano ed il Pinot Bianco.
Punti d'interesse
Piazza Grande
Rappresenta urbanisticamente il cuore della città, con la grande meridiana realizzata in pietra d’Istria sulla pavimentazione in trachite, il caratteristico “Torresin”, la facciata del Duomo (il cui impianto originario risale al X secolo), le dimore storiche come Casa Ottoboni-Saccomani, decorata con affreschi cinquecenteschi, Casa dei Battuti e Ca’ Balbi.
Museo del Duomo
Nasce dall’esigenza di custodire e rendere visibili testimonianze artistiche pertinenti al Duomo e ad altre realtà del territorio. Tra le più importanti opere esposte figurano tele di Pomponio Amalteo, Ludovico Pozzoserrato, manufatti lignei di scuola brustoloniana e opere di pittori Opitergini del XX secolo provenienti da donazioni.
Portici e palazzi Oderzo veneziana
Il “periodo veneziano” di Oderzo è visibile nella forma e nelle facciate dipinte dei palazzi porticati del centro storico, decorati e realizzate architettonicamente secondo i canoni dell’Urbs Picta. Finte bugne diamantate, raffigurazioni di animali e disegni geometrici, in alcuni casi parzialmente scomparsi in altri mirabilmente restaurati, si sviluppano sugli edifici che affacciano lungo le centrali via Umberto I, Piazza Grande, Piazza Castello, Contrada Rossa e del Cristo.
Palazzo Foscolo – Museo Civico Archeologico “Eno Bellis” – Pinacoteca “A. Martini”
Sede di Fondazione Oderzo Cultura, il Polo Museale della città è costituito da Palazzo Foscolo e dalla sua Barchessa, edificio tardo cinquecentesco dalle tipiche caratteristiche della villa veneta e impreziosito da notevoli stucchi. Qui dimorano collezioni artistiche di interesse nazionale: la Pinacoteca e l’archivio “Alberto Martini”, tra i più illustri artisti italiani di inizio Novecento, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, la Collezione Attilia Zava – Museo del vetro d’artista e il Museo archeologico “Eno Bellis”. Ricche collezioni accompagnano i visitatori dall’età preromana alla tarda antichità, passando per il glorioso passato dell’Opitergium romana. Reperti di particolare pregio, quali vetri, mosaici, oggetti di vita quotidiana, lo confermano essere tra i più importanti musei dell’area dell’alto adriatico. Completa le collezioni permanenti del Polo culturale l’esposizione delle opere del Maestro Tullio Vietri (Oderzo, 1927 – Bologna, 2016), esposte presso la Biblioteca Civica.
Aree archeologiche
Disseminate in varie zone del centro cittadino, le aree archeologiche, visitabili a cielo aperto, su prenotazione e con guide autorizzate dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto, si articolano in quattro siti principali: l’area del Foro Romano, resti di un complesso forense di età augustea e di una grande domus; l’area delle ex carceri, situata all’interno di un rinomato ristorante con sede presso il “Torresin”; l’area di Via dei Mosaici, con la parte inferiore di due pozzi e la pavimentazione musiva di una domus e, per finire, l’area tra Piazza Grande e Piazza Castello, con un tunnel posto tra le due piazze, attraverso il quale si possono scorgere i resti di uno dei due assi principali della città e di una pavimentazione esposta a muro.
Museo di Apicoltura
Dedicato alla memoria dell’apicoltore Guido Fregonese, il Museo, inaugurato nel giugno del 1966, accompagna il visitatore nella conoscenza delle arnie (bugni) e degli strumenti creati per proteggere e migliorare le condizioni di vita delle api (smielatore, escludi regina, affumicatore, nutritore, apiscampo, ecc.).
Val di Zoldo
Panoramica
La Val di Zoldo è una valle incontaminata nel cuore delle Dolomiti Bellunesi. Protetta dai due iconici massicci del Monte Pelmo e del Monte Civetta, la sua natura autentica la rende un territorio a vocazione turistica molto apprezzato dai visitatori italiani e stranieri.
Si colloca all’estremità del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, un luogo unico nel suo genere, dai valori paesaggistici e naturalistici straordinari. A nord invece è delimitata dal Comprensorio Sciistico dello Ski Civetta, che offre agli amanti della neve ben 72 km di piste, comprese nel più grande carosello Dolomiti Superski.
Tutto il territorio della Val di Zoldo fin dall’antichità si caratterizza per l’attività mineraria e siderurgica. Ma è a partire dalle fine dell’ ‘800 che inizia la storia per cui la Val di Zoldo vanta la sua fama di “Terra di gelatieri”. È proprio in questo periodo che gli abitanti Zoldani iniziano a percorrere le strade del mondo diffondendo l’arte e la passione del gelato in tutto il continente europeo e fin oltreoceano.
Oggi, la Val di Zoldo è la meta ideale per chi ama vivere la montagna all’aria aperta. Dagli sport invernali, come lo sci da discesa (anche in notturna), lo sci alpinismo, il biathlon e lo sci nordico, o le più semplici escursioni con le ciaspe, alle attività estive, passeggiate e trekking, vie ferrate al cospetto delle imponenti pareti rocciose e i grandi cammini dolomitici.
Non mancano però tradizioni antiche, cultura e un profondo passato, la cui storia si può respirare a pieni polmoni tra le vie dei borghi costellati dai caratteristici “tabià”.
Gastronomia
La Val di Zoldo è costellata di ristoranti, agriturismi, baite, rifugi e ristori dove assaggiare i sapori della tradizione delle Dolomiti.
I CASUNZIEI
I casonziei, o casunziei in alcuni dialetti, sono dei ravioli ripieni tipici comuni in molti territori delle Dolomiti Bellunesi. Morbida pasta rigorosamente lavorata a mano, riempita con un impasto di verdure e altri ingredienti, come ad esempio spinaci e ricotta, rapa rossa, oppure i classici casonziei della Val di Zoldo, farciti di zucca e cannella e serviti con burro fuso.
I FORMAGGI DI MALGA
Una sosta in malga, un momento di relax e un tagliere misto di formaggi. Un momento semplice, ma che può diventare una rivelazione, facendo riscoprire gli odori e i sapori di una montagna autentica e fedele alla sua natura. Ogni assaggio ci rimanda lì, nei prati fioriti dove l’erba è verde e gli animali tranquilli si godono il pascolo. Per chi visita la Val di Zoldo, quest’esperienza è quasi d’obbligo.
IL MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI DOP E LO ZAFFERANO
In valle, numerose sono le aziende agricole che si dedicano alla coltivazione di prodotti della terra: fagioli e patate a chilometro zero, ma anche l’oro rosso, ossia lo zafferano.
C’è chi invece “sfrutta” la ricca biodiversità e la flora tipica delle Dolomiti Bellunesi per produrre il Miele delle Dolomiti Bellunesi, che vanta il riconoscimento del marchio D.O.P., e che oltre ad essere un prodotto genuino e totalmente naturale presenta anche qualità terapeutiche particolari.
IL GELATO ARTIGIANALE DELLA VAL DI ZOLDO
Il protagonista della tradizione gastronomica zoldana è indubbiamente il gelato artigianale. Ancora oggi, l’origine del gelato e il perché sia arrivato fin nelle valli dolomitiche rimangono mistero. Si sa per certo però, che i maestri gelatieri zoldani, conosciuti in tutto il mondo, hanno diffuso l’arte del gelato vendendolo con passione in tutta l’Europa e nel continente Americano.
La storia del gelato zoldano è una storia di successo, costruito di generazione in generazione a partire dalla fine del 1800, quando iniziò la grande emigrazione di massa dall’Italia verso i paesi del nord Europa. Il gelato artigianale della Val di Zoldo è sinonimo di prodotti freschi e genuini selezionati con cura: cacao, bacche di vaniglia, latte, uova, zucchero, frutta fresca. L’attenzione alla qualità delle materie prime trova il suo compendio nella capacità di dosare gli ingredienti e nel rispetto di quei tempi e metodi di lavorazione che trasformano un semplice alimento in una gioia del gusto. Se passate per la Val di Zoldo, non dimenticatevi di fermarvi per una dolce pausa in una delle gelaterie artigianali. E se arrivate al momento giusto, potrà capitarvi di assistere allo spettacolo dei gelatieri zoldani intenti in una dimostrazione della produzione del gelato così come avveniva oltre un secolo fa, con attrezzatura e macchinari originali d’un tempo.
Punti d'interesse
TESORI D’ARTE: LA CHIESA DI S. FLORIANO
Interessante meta per tutti gli appassionati del bello, La Val di Zoldo è stata terra d’esordio dell’artista bellunese Andrea Brustolon (1662 -1732), denominato anche “il Michelangelo del legno” per le sue doti di intagliatore. L’artista ha lasciato nella sua terra natia tesori d’arte di rara bellezza, un esempio su tutti l’altare delle anime purganti, sua opera giovanile, rappresentazione preziosa di Memento mori, gelosamente costudita nella Chiesa Arcipretale di San Floriano, in località Pieve. La Chiesa, dal particolare stile gotico ha origini antichissime. Fu eretta già nel X secolo sul poggio di straordinario fascino paesaggistico che domina l’imboccatura del Canale di Zoldo e venne solennemente consacrata nel 1487. Dal 1912 è catalogata tra gli edifici monumentali della Provincia di Belluno.
MUSEO DEL FERRO E DEL CHIODO
Per secoli il ferro è stato protagonista della valle di Zoldo. Gli scavi nei pendii, il rumore dei magli e dei martelli e l’odore del fumo di carbone hanno segnato a lungo il paesaggio di queste montagne.
Dal forte desiderio dell’intera comunità di raccontare la propria storia attraverso la memoria del passato, nasce la determinazione di realizzare il Museo del Ferro e del Chiodo, con sede a Forno di Zoldo, nell’antico palazzo del Capitaniato. Il percorso espositivo si articola in più sezioni: immagini, testi, manufatti oltre ad una vasta esposizione di attrezzi da chiodaioli ed una ricca varietà di chiodi di produzione zoldana illustrano e raccontano l’attività fabbrile e la vita quotidiana ad essa legata. Il museo è aperto nei mesi estivi o previa richiesta.
ANTICHI BORGHI E FRAZIONI
Ogni borgo della Val di Zoldo racconta una preziosa storia, ancora quasi del tutto intatta, nelle architetture tradizionali, negli edifici storici e nelle chiese, veri scrigni d’arte. Tra questi, Coi, la frazione più alta e panoramica della valle. Collocato a circa 1500 metri, è tra i paesi più affascinanti e suggestivi della Val di Zoldo, circondato da viste incredibili del monte Pelmo e della catena del Civetta. Regala al suo visitatore un vero e proprio tuffo nel passato, inoltrandosi tra i vicoli ricchi di abitazioni antiche e tabià (fienili) in legno. Un paradiso per fotografi e per amanti di natura e architettura. Un’altra chicca è Fornesighe, il paese che secondo la leggenda mai bruciò. Adagiato su un dolce pendio esposto a sud, a quota 1000 metri gode di un panorama dolomitico sul gruppo del Tamer San Sebastiano e sugli Spiz di Mezzodì. Camminando tra i vicoli che si snodano fra un rustico e l’altro, in questa frazione del Comune di Val di Zoldo, si respira un’aria di altri tempi. Fornesighe, infatti presenta ancora elementi architettonici del passato qui magicamente conservati. Da non perdere a Fornesighe il carnevale della Gnaga (primo weekend di febbraio).
SKI CIVETTA E SCI NOTTURNO
La Val di Zoldo è una delle stazioni sciistiche del comprensorio Ski Civetta. Grazie ai collegamenti tra le diverse aree (Val di Zoldo, Palafavera, Selva di Cadore e Alleghe), è possibile sciare su 72 km di piste con un unico skipass. Se a questo si aggiungono neve fresca, cielo azzurro e giornate di sole diventa un vero paradiso invernale! Il divertimento non finisce con il calare del sole in Val di Zoldo. L’appuntamento per gli “sportivi mai stanchi” è dopo il tramonto, quando le piste di Pecol Foppe e Cristelin si illuminano per sciare anche di notte. 5 km di piste servite dalla cabinovia 12 posti e rifugi aperti in quota… Un’esperienza imperdibile!
LA VAL PRAMPER: PORTA NORD DEL PARCO NAZIONALE DELLE DOLOMITI BELLUNESI
La Val di Zoldo con la magnifica Val Pramper è la porta nord del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Il parco nasce per tutelare un territorio unico nel suo genere, che conserva valori paesaggistici e naturalistici importanti, così come rare specie di flora e fauna. Signore del panorama in Val di Zoldo è il gruppo rappresentato dal Prampèr e dal Mezzodì. Completano il quadro delle cime quelle appartenenti al Moschesin/Gardesana. Particolarmente belli sono l’altopiano del Pramperet e il Prà della Vedova, ma non sono da meno le valli vicine testimoni di un equilibrio naturale pressoché incontaminato. In questo angolo verde si snodano innumerevoli sentieri, adatti a camminatori di tutti i livelli, oltre che gli itinerari di famosi trekking a tappe, come l’Alta Via n. 1, l’Alta Via delle Dolomiti Bellunesi e l’Anello Zoldano.
LE IMPRONTE DEI DINOSAURI SOTTO IL PELMO: LA STORIA GEOLOGICA DELLE DOLOMITI
Molti non sanno che il monte Pelmo, cima rappresentativa della Val di Zoldo è stata la prima vetta delle Dolomiti a essere scalata: il 19 settembre 1857 l’inglese John Ball raggiunse la vetta, passando attraverso quella che fu poi chiamata cengia di Ball. Oltre a questa storia però c’è molto di più. Il Monte Pelmo, insieme al fratello minore Pelmetto sanno regalare un viaggio nel tempo ancora più profondo: ai suoi piedi, a quota 2050 m è stato rinvenuto un masso con impronte di dinosauri risalenti al Triassico superiore. Il meraviglioso sito del Pelmetto fu il primo luogo in Dolomiti dove si scoprirono piste di impronte fossili, lasciate degli affascinanti animali triassici. Si pensa che qualcuno affondò le zampe in questi molli fanghi (ora di dura roccia), in un qualche giorno di circa 225 milioni di anni fa. Il masso è raggiungibile a piedi con una escursione di media difficoltà partendo dal Passo Staulanza e seguendo la direzione per il Rifugio Venezia, sul sentiero Cai 472. Ad un certo punto bisogna lasciare il sentiero principale per prendere una digressione sulla sinistra, ben segnalata, che conduce proprio ai piedi del masso con le impronte.