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info tecniche
Tappa che attraversa la Pianura Padana da nord verso sud. Si percorrono strade rettilinee e generalmente larghe. Da segnalare i numerosi attraversamenti cittadini con il loro corredo di rotatorie, spartitraffico e arredo urbano. Uniche asperità alcuni saliscendi concentrati negli ultimi 30 km.
Ultimi km
Dopo la discesa di Canneto Pavese la corsa giunge praticamente senza curve fino al rettilineo finale di Stradella.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Rovereto
Informazioni Turistiche
Adagiata tra colline e vigneti, Rovereto è la porta del Trentino. Situata al centro della Valle dell’Adige, lungo la principale via di collegamento tra Verona e Trento, la città è facilmente raggiungibile dalla ciclabile che segue il corso del fiume, lungo l’antica Via Claudia Augusta.
Una passeggiata in centro storico è un viaggio attraverso diverse epoche: il Medioevo nelle mura dei Castelbarco, la dominazione della Serenissima nella casa del Podestà, il Settecento nei palazzi di Corso Bettini e la Prima guerra mondiale nelle sale del castello. Rovereto è da sempre crocevia di culture, anello di congiunzione tra pianura e montagna, cultura italiana e tedesca. Molti ospiti illustri hanno visitato la città. Il più noto è forse Mozart, che tenne nella Chiesa di San Marco il suo primo concerto in Italia. “Città della Pace”, Rovereto è sede di musei internazionali, tra arte, storia e scienza.
Gastronomia
Oltre che per i vini raffinati la Vallagarina è conosciuta anche per i suoi prodotti di qualità, che donano un tocco originale e gustoso alla tavola. I formaggi di malga morbidi o stagionati, dal gusto delicato o pungente, ognuno con caratteristiche uniche, risultato di tecniche e sapori diversi che si tramandano da lungo tempo. Gli ortaggi biologici della Val di Gresta, tra le prime valli in Italia a dedicarsi al biologico, fra tutti: il cavolo cappuccio, la carota, il sedano rapa e la patata. Le erbe officinali come menta, melissa, calendula, fiordaliso e malva, usate sia in campo alimentare sia nella cosmesi. La più pregiata delle specie presenti sul territorio è sicuramente lo zafferano del Baldo, che si ricava dai fiori del Crocus Sativus, caratterizzato da un inconfondibile colore giallo, un aroma intenso e un sapore deciso. I cereali quali grano e grano saraceno, frumento, sorgo, segale, avena ed orzo. Le carni e i salumi: molte macellerie e aziende agricole in città e nei piccoli borghi proseguono nella tradizione di produrre, ognuna con le proprie ricette, luganega (il salame delle valli trentine) e altri salumi tipici. I marroni di Castione, da cui nascono ricette e prodotti unici, come i tagliolini di castagne, la birra di castagno, e, per chiudere in bellezza, il celebre Marroncino di Castione.
Bevande
Il Trentino è una delle zone viticole di montagna che grazie a una coralità produttiva profondamente legata al territorio, offre vini identitari. Qui, bagnata dal Fiume Adige, ventilata e protetta da importanti catene montuose come le Piccole Dolomiti, si trova la Vallagarina. Una valle che presenta condizioni estremamente favorevoli alla viticoltura. Tra pianure, colline, terrazzamenti e i ripidi pendii delle valli laterali, in Vallagarina si producono grandi vini, dal metodo classico ai bianchi fino ai vini rossi di grande struttura, fra cui spiccano gli autoctoni Marzemino, Casetta ed Enantio. In Vallagarina, oltre al vino, si fa strada una nuova generazione di birre artigianali, fermentate e affinate in botti con uva o mosto d’uva, oppure spumantizzate con metodo classico direttamente in bottiglia. Altro ruolo importante lo giocano le grappe monovitigno, ottenute da vinacce di una solita qualità d’uva, come la Grappa al Marzemino e al Moscato, o grappe aromatizzate per infusione come la Grappa alla Ruta, all’Ortica, e al Fieno.
Per chi alle bevande alcoliche preferisse invece i sapori semplici della frutta, un’antica tradizione a cui si ricorre da tempi immemorabili è quella della preparazione dei succhi di frutta e degli sciroppi a base di lampone, sambuco, mirtillo o amarene.
Punti di interesse
Rovereto, “Città della Quercia”, ha un cuore urbano dai mille volti: le rogge, i filatoi e l’industria della seta, Depero e i futuristi, la dominazione della Serenissima e la chiesa in cui suonò Mozart ancora fanciullo, il teatro Zandonai e i palazzi del Settecento, la Manifattura Tabacchi, centro green che rinasce nell’ex fabbrica di sigari. Nota come “l’Atene del Trentino”, Rovereto è sede di musei internazionali che tutto l’anno propongono mostre d’arte, storia e scienza. Con la sua cupola in vetro e acciaio, il Mart è uno tra i più importanti musei di arte moderna e contemporanea d’Italia. Il museo progettato dall’archistar Mario Botta custodisce un patrimonio di circa 20.000 opere, cui si affianca un ricco programma di esposizioni temporanee. La Casa d’Arte Futurista Depero è l’unico museo fondato da un futurista, il celebre artista trentino Fortunato Depero. Dalla terrazza panoramica del castello di Rovereto la vista sulla città è spettacolare e il percorso tra cunicoli, torrioni, spade e armature di antichi fanti e cavalieri è un tuffo nella storia. Il Castello è sede del Museo Storico Italiano della Guerra. Qui, attraverso oggetti, fotografie e testimonianze di soldati e civili, si comprendono gli aspetti non solo militari, ma anche culturali e sociali della Prima guerra mondiale. Archeologia, zoologia, botanica, astronomia, scienze della terra, robotica: queste le discipline che animano il Museo di Scienze e Archeologia. Rovereto è “Città della Pace”, come testimonia la grande Campana dei Caduti. Fusa con il bronzo dei cannoni delle nazioni che hanno partecipato alla Prima guerra mondiale, i suoi 100 rintocchi diffondono ogni sera un messaggio universale di pace. Nei suoi pressi, il sacrario di Castel Dante conserva le spoglie di oltre 20.000 soldati. Città-palcoscenico, Rovereto propone un ricco cartellone di eventi artistici, dai festival di danza, teatro, musica, cinema ed archeologia, alle stagioni di prosa e agli spettacoli all’aperto. A sud della città sono state individuate centinaia di impronte di dinosauri risalenti a 220 milioni di anni fa, spesso organizzate in vere e proprie piste. Da aprile ad ottobre, gli esperti della Fondazione Museo Civico di Rovereto accompagnano i turisti nella visita di un sito tra i più importanti d’Europa, cogliendo lo spunto per raccontare la storia geologica del territorio.
Stradella
Informazioni Turistiche
Stradella è un comune italiano di 11 540 abitanti della provincia di Pavia in Lombardia. Si trova nell’Oltrepò Pavese, parte sulle ultime propaggini collinari, parte in pianura. In questo punto gli Appennini toccano l’estremo limite settentrionale e si avvicinano moltissimo al Po, cosicché la pianura Padana a sud del fiume si restringe in un corridoio detto stretta di Stradella. Stradella si trova alla fine della Val Versa.
La storia di Stradella si confonde, nel medioevo, con quella dell’antica località di Montalino, situata su una modesta altura alla periferia meridionale della città attuale, dove ancor oggi si trova l’oratorio di San Marcello in Montalino. Sia Montalino sia Stradella appartenevano alla signoria temporale del Vescovo di Pavia, anche se non è chiaro da quando
Vi nacque il pittore Giuseppe Baldrighi. Legato alla città anche il nome di Agostino Depretis, che aveva qui il collegio elettorale, e vi morì nel 1887.
Punti di interesse
Torre civica campanaria
La torre è edificata in laterizio, la pianta è a base quadrata e nella parte superiore vi è collocato un ornamento con lunghi beccatelli e merli, aggiunto probabilmente nel XV secolo, l’aggiunta con la cella campanaria fu fatta costruire dopo il crollo del campanile della vicina chiesa parrocchiale dei Ss. Nabore e Felice
La torre è edificata in laterizio, la pianta è a base quadrata e nella parte superiore vi è collocato un ornamento con lunghi beccatelli e merli, aggiunto probabilmente nel XV secolo, l’aggiunta con la cella campanaria fu fatta costruire dopo il crollo del campanile della vicina chiesa parrocchiale dei Ss. Nabore e Felice nel 1834.
La rocca di montalino
Le prime notizie di una rocca sulla collina a sud di Stradella risalgono al XIV secolo, in origine aveva maggior importanza il borgo sorto intorno alla rocca rispetto all’abitato di Stradella, posto più in basso e quindi minormente difendibile.
Nel 943 la rocca con il suo contado fu concessa da Lotario II d’Italia in feudo al vescovo di Pavia.
Nel 1308 per ordine del vescovo Guido Langosco la rocca fu dotata di fossato mentre il borgo di Stradella venne fortificato con la costruzione di mura e di una torre.
La rocca ebbe importanza militare fino al XVIII secolo quando fu riadattata a struttura residenziale tra il 1740 e il 1773.
La rocca presenta una struttura massiccia con pianta poligonale costituita da vari corpi di fabbrica che racchiudono un cortile interno di forma quadrilatera irregolare. Sulle pareti si aprono finestre di svariate tipologie. Al piano superiore un loggiato cinquecentesco è stato trasformato trasformato in veranda
La basilica di san marcello in montalino
La Basilica di San Marcello, è una chiesa costruita in stile romanico lombardo nel XII secolo, fu edificata sul luogo di una chiesa preesistente, dell’anno mille. L’edificio è in mattoni e blocchi di arenaria, la facciata a capanna presenta due monofore laterali, l’interno è stato in parte restaurato ed è strutturato in tre navate con pilastri in cotto. Una antica leggenda lega San Marcello a Federico Barbarossa, pare che l’imperatore dopo la battaglia di Legnano, vinta dalla Lega Lombarda, in fuga seppellisse il tesoro del sacco di Milano in San Marcello di Montalino.
. Vi esisteva un oratorio di fondazione longobarda risalente al VIII secolo e dedicato al Papa San Marcellino; la tradizione storica indica la costruzione della chiesa e dell’abitato di Montalino agli anni delle incursioni degli Ungari (925 – 974), data la posizione di controllo verso la pianura del sito. Rimaneggiata dopo il Mille, la chiesa è in stile romanico lombardo, con blocchi d’arenaria e mattoni, facciata a capanna con monofore laterali; l’interno è a 3 navate con pilastri in cotto e resti di affreschi trecenteschi. Il campanile è un’aggiunta posteriore. Una leggenda racconta che qui l’Imperatore Federico Barbarossa avrebbe nascosto un tesoro dopo aver saccheggiato Milano.
Museo civico di stradella
Cos’è la pianura padana dalle sei in avanti, una nebbia che sembra di essere dentro a un bicchiere di acqua e anice
eh già
Così comincia una delle più conosciute canzoni del grande Paolo Conte: “La fisarmonica di Stradella”. Ed è proprio nel cuore del centro storico della cittadina di Stradella, ai piedi delle dolci colline dell’Oltrepò Pavese, che si trova un piccolo ma eccezionale museo: il Museo della Fisarmonica Mariano Dallapé. Fu proprio il grande cantautore Paolo Conte ad inaugurare il museo il 20 maggio 1999 e ancora oggi le sue salette conservano la memoria della produzione che ha reso Stradella famosa in tutto il mondo, arrivando ad avere, in passato, addirittura 44 fabbriche di fisarmoniche!
All’interno del Museo dalla storia della fisarmonica, con il primo Accordion prodotto dal pioniere Mariano Dallapé nel 1871, si passa alla sezione tecnica per poi finire con la raccolta di pezzi storici.
La prima volta che ci entrai per preparare una visita guidata fu una sorpresa inaspettata! Pur essendo io soltanto una pessima chitarrista, o forse proprio per questo, rimasi incantata dal fascino della fisarmonica e dalle storie ed eventi che portarono la produzione stradellina a livelli eccezionali.
Visitando il museo si scoprono anche le vite di personaggi altrettanto eccezionali, sia tra i produttori che tra i musicisti, oltre a tante curiosità interessanti. Percorrendo le sale di questo piccolo ma ben allestito museo si entra anche nella vita di una comunità che tanto è cambiata dagli esordi della produzione di fisarmoniche e si ripercorrono gli anni che furono in parte anche quelli di uno stradellino illustre, il politico dell’epoca dell’Unità d’Italia, Agostino De Pretis.
Teatro sociale
«Un teatro sorto come per incanto e d’un’eleganza che mai ebbe l’eguale».
Così le cronache dell’epoca salutarono, nel settembre 1846, l’inaugurazione del TeatroSociale di Stradella, con le note dell’Ernani diretta da Angelo Mariani, noto maestro concertatore e direttore d’orchestra che tanta parte avrà nel melodramma italiano del ‘grande Ottocento’.
Il Teatro venne costruito grazie all’iniziativa di alcuni maggiorenti della città, che avevano costituito, due anni prima, la «Società per l’erezione del teatro». Ne facevano parte: l’avvocato Baldassarre Locatelli, l’avvocato Agostino Depretis, il conte Arnaboldi Gazzaniga, l’ingegner Giuseppe Sabbia, l’ingegner Callisto Longhi, l’ingegner Antonio Visini, l’ingegner Battista Coelli ed “altri nativi del Borgo”.
Costruito su progetto dell’architetto Giovanbattista Chiappa, autore di importanti opere, sia private sia pubbliche, a Pavia, Lodi e Milano, l’edificio ricalca la tipologia del teatro neoclassico in voga nel secolo. Il modello è dichiaratamente il Teatro alla Scala, costruito nel 1778 dal Piermarini.
La sede del teatro occupa la parte centrale di un sobrio edificio neoclassico di grandi dimensioni con facciata intonacata e marcapiani. La facciata, concepita per essere vista dalla piazza, è tripartita, con la parte centrale lievemente rientrante e arricchita da un balconcino a balaustrini.
Notevole è il portale d’ingresso con sovrastante bassorilievo in pietra con maschere e strumenti musicali a fianco di una lira centrale. Il teatro è organizzato con atrio d’ingresso (da cui dipartono le due scale a rampe curve che portano ai corridoi d’accesso ai palchi), platea a forma di ferro di cavallo e palcoscenico al piano terreno, tre ordini di palchi con balconate di legno e il loggione. Originariamente la platea era chiusa in alto da una cupola decorata, demolita nel 1910, per costruire, su progetto dell’architetto milanese Cesare Brotti, il terzo ordine di palchi e il loggione.
Il soffitto è impreziosito da un grande rosone di stile neoclassico. Il ridotto si trova all’altezza della seconda fila di palchi. Questi ultimi sono 44, tanti quanti erano all’origine i soci della “Società del teatro”; i posti attualmente recuperati sono circa 300.