altimetria
planimetria
info tecniche
Tappone dolomitico accorciato con comunque 3600 m di dislivello. Si affronta la lunga salita della Crosetta appena dopo il via per attraversare l’Altopiano del Cansiglio. La strada è impegnativa per conformazione e pendenze la discesa verso il Lago di Santa Croce che precede una breve risalita sulle pendici del Nevegal per giungere quindi a Belluno. Si risale quindi la valle del Cordevole attraversando Agordo fino a Alleghe e Caprile. Qui la tappa devia rispetto al percorso originale de svolta a destra verso Colle Santa Lucia e il Passo Giau (nuova Cima Coppi). La strada sale con pendenze medie e una breve discesa dopo il Belvedere di Colle Santa Lucia. Giunti a Selva di Cadore si affronta il Passo Giau con i suoi 10 km praticamente al 10%. Discesa veloce su Cortina per giungere all’arrivo.
Ultimi km
A circa 5 km dall’arrivo ci si immette nella statale 48 (Strada della Dolomiti) dove la pendenza diminuisce fino a giungere all’abitato circa a 1500 m dall’arrivo. Superato il ponte sul Boite la strada riprende a salire con pendenze dolci (5%). Da segnalare una serie di curve fino ai 300 m dall’arrivo dove ci si immette con una curva a sinistra nel rettilineo finale in pavé.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Sacile
Informazioni Turistiche
Sacile, attraente cittadina della provincia di Pordenone, è il comune più occidentale della regione Friuli Venezia Giulia. È incerta l’origine del suo nome che si fa derivare da Saccus (insenatura) o Sacellum (tempietto, luogo sacro).
La sua caratteristica saliente è quella di essere una città d’acqua, nata e sviluppatasi sulle rive di uno dei fiumi più importanti del territorio friulano, il Livenza.
Città-porta del Friuli, storicamente rilevante centro commerciale, si distingue ora per il suo aspetto turistico grazie alla ricca storia, al caratteristico paesaggio naturale ed all’architettura dei suoi eleganti palazzi, fatti edificare da nobili veneziani nel periodo rinascimentale.
Per il suo affascinante, sottile equilibrio tra terra ed acqua, tra l’architettura veneziana del centro storico ed i suggestivi scorci sul fiume Livenza, si è avvalsa del titolo di “Giardino della Serenissima”.
Con una popolazione che sfiora i 20.000 abitanti su un’estensione di 32,62 km² a soli 25 metri sopra il livello del mare, continua a realizzare l’immagine di tranquilla cittadina a misura d’uomo.
Gastronomia
La cucina popolare fonda le proprie radici nelle tradizioni contadine. È composta di piatti semplici e genuini, fedeli agli usi del passato con rivisitazioni che generano un mix di tradizione e modernità e sono espressione dei ritmi della natura e delle contaminazioni storiche di un territorio posto geograficamente tra genti venete e friulane.
Le erbe selvatiche di primavera come il pevarel (papavero selvatico), il grisol (strigoli), i bruscandoi (luppolo selvatico), i preti (tarassaco), i sparesi de rust (germogli del pungitopo) e le radicele (cicoria selvatica) sono la base di primi piatti e contorni. Nell’orto il radicchio regna sovrano; è usanza preparare Radìci e fasiòi có le frithe (radicchio e fagioli conditi con i ciccioli) a volte accompagnati dai salumi preparati nei mesi invernali: salame cotto con l’aceto, oppure muset col cren (cotechino con il rafano).
Tra i primi piatti troviamo zuppe e minestre, ma anche gli gnocchi conditi con il sugo di rasa (d’anatra) e i risi e i bisi (riso e piselli); tra i sughi per la pasta citiamo il tocio, ricavato dalla cottura di carni di vario tipo. Da provare anche i bigoi in salsa, spaghetti di grande diametro, serviti con le sardele da sal (sardine conservate sotto sale), ricetta tipica in quaresima, insieme alla renga (aringa) ed alle sarde in saor (sarde condite con cipolle in agrodolce). Tra i pesci, la trota del Livenza è la regina indiscussa.
I secondi prevedono soprattutto carni bovine e polli in tecia (cotti nel tegame). Tra gli animali da cortile, merita una nota il Gal de semensa, una tradizione nata dall’usanza di preservare per la perpetuazione della specie il miglior galletto, esemplare che veniva poi cotto in padella e offerto al capo famiglia il 2 agosto, “Festa degli Uomini”. Trippa, nervetti e lingua salmistrata spesso si trovano come cicchetti nelle osterie.
Sempre presenti in tavola sono i formaggi locali e la polenta fresca o abbrustolita, bianca o gialla.
Tra i dolci si segnala la Pinza dell’Epifania, preparata utilizzando anche la polenta ed arricchito da uvetta e fichi secchi.
Bevande
A Sacile c’è sempre un got de vin (un bicchiere di vino): il vino è la bevanda più diffusa e preziosa, un’ombra scalda il cuore della gente, allevia le fatiche del giorno, crea convivialità.
Qui i terreni argillosi e le estati calde e ventilate sono le costanti che regalano vini di grande valore; freschi, fruttati ed eleganti da giovani, pieni e strutturati se invecchiati, grazie anche all’impegno sempre più crescente alla coltivazione biologica da parte di piccoli produttori ed importanti cantine.
Tra i robusti rossi citiamo il Merlot, il Cabernet Franc, il Refosco dal Peduncolo Rosso, il Treanni Vistorta, il Pinot Nero e, tra profumati bianchi, il Friulano (Tocai Friulano), lo Chardonnay, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio, il Sauvignon, il Traminer Aromatico, il Verduzzo Friulano, il Riesling, il Prosecco e la Ribolla Gialla.
Il vino si gusta puro, “tagliato” con l’acqua (spritz) o, nei mesi freddi, come Vin Brulè, una bevanda calda a base di vino rosso, zucchero e spezie.
Dalle vinacce poi si distillano superbe grappe, tradizionali, monovitigno o storiche, usate tradizionalmente in casa anche per la conservazione di frutta sotto spirito o per creare liquori aromatizzati ideali per ogni situazione (grappa digestiva, tonificante, diuretica, antidepressiva, contro le infezioni…). È consuetudine quindi trovare nelle dispense di casa o come fine pasto nei locali una vera e propria “carta delle grappe”: grappa alla ruta, con le bacche di alloro o di ginepro, alle prugne, al pino mugo, alle cornole (frutti del corniolo), al miele (prodotto a Sacile), solo per citarne alcune.
Anche il caffè ha un ruolo importante: Grosmi, una storica azienda di torrefazione, che opera da oltre 50 anni, da quando “… si tostava il caffè il giovedì mattina, quando c’era mercato, per profumare tutta la città…” propone nel proprio punto vendita la possibilità di scegliere quale varietà degustare.
Punti di interesse
Piazza del Popolo, l’antico “Portus Sacili”, era in origine un emporio destinato allo scalo delle merci del porto fluviale. Lungo il suo perimetro è delimitata da una serie di palazzi-fondaco di gusto veneziano risalenti agli inizi del Seicento e caratterizzati dal doppio accesso: dalla piazza e dal fiume. Il Palazzo Comunale con la sua loggia, oggi Municipio, risale alla fine del 1400 e storicamente fu sede delle adunanze del Consiglio Nobile di Sacile, dell’archivio storico del Collegio Notarile e, verso la fine del 1700, anche di rappresentazioni teatrali.
Palazzo Ragazzoni è uno splendido palazzo cinquecentesco che rende Sacile città rinascimentale per eccellenza. Chiamato anche “il luogo delle delizie” per l’abbondanza ed i lussi, è stato punto di riferimento per Sovrani, Papi ed Imperatori dell’epoca. All’interno conserva pregevoli affreschi ed un notevole ciclo pittorico che celebra le glorie dei fratelli Giacomo e Placido Ragazzoni con i potenti d’Europa, opere attribuite al pittore manierista Francesco Montemezzano.
Duomo di San Nicolò, uno dei più suggestivi edifici sacri dell’intera regione, l’attuale costruzione risale al 1496, ha facciata di gusto rinascimentale e l’interno a tre navate separate da arcate gotiche. Il campanile, che ricorda quello di San Marco, svetta maestoso sull’omonima piazza, l’antica “plazuta”, in cui convergono i tracciati medioevali.
Su Piazza Duomo, quasi un piccolo campiello veneziano, si affacciano Palazzo Ovio-Gobbi, edificio seicentesco, al cui interno si trova il Centro di Studi Biblici ed il cinquecentesco Palazzo Carli, sede della Galleria d’Arte Moderna Pino Casarini.
La Chiesetta della Madonna della Pietà, edificata nel 1610, ospita una pregevole statua della Pietà, (Vesperbild). Simbolo della città, ha un suggestivo porticato d’ingresso: un atrio a doppio loggiato che si alza direttamente dalle acque del Livenza e che introduce nell’aula interna a pianta unica esagonale.
Ospitale e Chiesa San Gregorio sono i testimoni della Sacile medioevale, edificati in passato per l’accoglienza di viandanti e pellegrini, oggi sono sede di mostre d’arte ed attività culturali.
Mura e Torrioni circolari ben conservati racchiudo il centro storico e rimandano all’antico sistema difensivo della città.
Antiche chiesette testimoni di feudi medioevali si trovano immerse nella florida campagna sacilese e conservano all’interno pregevoli affreschi ed opere d’arte.
Il Livenza è il fiume peculiare di Sacile e certamente uno dei più bei corsi d’acqua che si incontrano nelle pianure del nord Italia. Nasce ai piedi delle Prealpi ed il suo lento scorrere verso il mare concorre a creare un perfetto equilibrio tra geometria e natura, seduzione propria delle città fluviali. Percorrere il fiume con canoe, kayak e raft, permette di osservare Sacile con occhi diversi e scoprire un vivace ambiente naturale dove arte, storia e natura si fondono in un tutt’uno.
Cortina d'Ampezzo
Informazioni Turistiche
Cortina d’Ampezzo è una gemma di bellezza immersa nelle dalle più sceniche cime delle Dolomiti patrimonio UNESCO, che all’alba e al tramonto si tingono di un sorprendente colore rosa.
Tradizioni lontane di circa 1000 anni, una ricca storia e una lingua distintiva, il ladino, caratterizzano la Regina delle Dolomiti. Meta di grandi scrittori, artisti famosi e aristocratici di provenienza internazionale, Cortina è stata sede dei Giochi Olimpici del 1956, della Dolce Vita negli anni ‘60, e di film memorabili nei frizzanti anni ‘80. Ha ospitato inoltre i Mondiali di sci alpino 2021, e sarà meta dei prossimi Giochi Olimpici 2026, aggiudicati insieme a Milano.
Durante la stagione estiva la Regina delle Dolomiti offre centinaia di chilometri di percorsi per hiking e trekking, oltre trenta vie ferrate, e ancora mountain bike, road bike e percorsi naturali di arrampicata o indoor.
D’inverno la proposta sportiva è altresì vasta, con piste di sci leggendarie, uno stadio del ghiaccio Olimpico, e una vastità di percorsi per ciaspole, sci di fondo e d’alpinismo nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.
Gastronomia
La cucina tradizionale di Cortina d’Ampezzo rispecchia la sua posizione geografica e la sua storia: miscela di sapori italiani e tirolesi, di genuini prodotti locali e piccole innovazioni.
Ricette tipiche e piatti caratteristici come spätzle, zuppa d’orzo, goulash, torta di grano saraceno, gelato e lamponi, per citarne alcuni, sono realizzati usando prodotti caserecci, preparati al momento da mani esperte.
A Cortina, anche un semplice brunch si trasforma da appetitosa degustazione a piacevole escursione per buongustai sullo sfondo dello sbalorditivo panorama dolomitico: una vera esperienza sensoriale. Non solo una vacanza enogastronomica, ma una nuova eccezionale esperienza che coinvolge tutti i sensi.
Erbe, frutti, semi: tutta la bontà della natura
Il clima alpino non è certo dei più favorevoli alla coltivazione di frutta e ortaggi. Tuttavia, boschi e prati di montagna godono di un’inaspettata diversità di frutti, erbe e altri prelibati segreti, a disposizione di coloro che sanno dove trovarli, ma soprattutto come usarli.
Tra le erbe selvatiche si annoverano il cumino e il ginepro, usati per condire le carni o per aromatizzare le grappe, così come la silene rigonfia – cheròute – impiegata al meglio in risotti e nei casunziei, i ravioli tradizionali di Cortina alla rapa rossa.
Canederli agli spinaci (chenedi)
Uno dei piatti di tradizione ampezzana più conosciuti sono i canederli, palle di pan grattato ripiene, che valorizzano una cucina povera ma genuina.
Brazorà, dolce focaccia della tradizione
La cucina di montagna si basa su piatti semplici, preparati con i pochi prodotti che si trovavano a disposizione. Ma a povertà di ingredienti non corrisponde altrettanta povertà di gusto, anzi! Alcune ricette sono talmente buone che si tramandano ancora di madre in figlia e vengono proposte nei ristoranti o nelle pasticcerie.
Una di queste è la ricetta del brazorà, una focaccia dolce intrecciata e cosparsa di granella di zucchero, composta a cerchio con un buco nel mezzo, proprio come un abbraccio.
Era il dolce dell’invito a nozze: gli sposi andavano personalmente a fare gli inviti e separatamente, ciascuno dai propri invitati. Era usanza nell’occasione portare in omaggio un brazorà con al centro 5 carafoi (crostoli) e 5 confetti.
Bevande
Distillati ampezzani
Una delle bevande più celebri e peculiari prodotte in Valle d’Ampezzo è un potente distillato chiamato grappa.
Con una percentuale alcolica del 40%, la grappa viene distillata da uva, bacche e erbe coltivate in casa, come il ginepro. Ve ne sono innumerevoli varietà, a partire da quella pura fino a quelle aromatizzate ai frutti o alle erbe.
Questa forte bevanda naturalmente aromatica è tradizionalmente fatta in casa, per lo più seguendo ricette della tradizione, spesso utilizzando ingredienti locali e autoprodotti.
La grappa è un profumato digestivo adatto ad ogni occasione, da consumare a casa, nelle tipiche enoteche e caffè alla moda, oppure presso fattorie e rifugi di montagna: le opzioni sono infinite, sia in città che in montagna.
Lo sciroppo di sambuco è un classico estivo, ideale per rinfrescarsi durante le giornata più calde: da consumarsi con la semplice aggiunta di acqua o in aperitivo sotto forma di un Hugo, un cocktail con sciroppo di sambuco, prosecco, acqua frizzante, foglie di menta e ghiaccio.
Punti di interesse
I tesori della Basilica
Nel cuore di Cortina, C.so Italia, si trova la Basilica dei Santi Filippo e Giacomo. Costruita tra il 1769 e il 1775 e restaurata nel 1975, al suo interno custodisce tesori artistici di notevole valore, tra cui gli affreschi di Franz Anton Zeiler e Giuseppe Ghedina, versatile artista ampezzano attivo nell’Ottocento tra Veneto e Friuli.
Il campanile, inaugurato nel 1858 in occasione dell’onomastico dell’imperatrice Elisabetta di Wittelsbach detta“Sissi”, si innalza per 65,80 metri e per rivestire la sfera sommitale furono fusi, a Innsbruck, ben 60 ducati d’oro.
L’orologio risale agli anni Sessanta e diffonde la musica del Big Ben di Londra.
Una casa come un quadro
Una meravigliosa abitazione, ricoperta di affreschi, si incontra lungo il Corso: è la Ciàsa de i Pùpe, un tempo dependance dell’albergo Aquila Nera di Gaetano Ghedina Tomàš. I suoi figli Luigi, Giuseppe e Angelo si diedero alla pittura e lasciarono alla comunità questo piccolo gioiello variopinto nel cuore di Cortina.
Sulle sue pareti, i volti di alcuni grandi personaggi come Leonardo Da Vinci, Dürer, Shakespeare e – sorpresa – lo stesso Ghedina Tomàš.
Ad attirare l’attenzione, un “pannello” bianco: una sfida, lanciata dai fratelli Ghedina a chiunque avesse voluto competere con il loro talento.
Il Diavolo in catene
Nella frazione di Grava si trova la chiesa novecentesca della Beata Vergine di Lourdes. Costituita da una sola navata, a colpire sono le due sculture in legno dipinto di Corrado Pitscheider, poste ai lati: a destra Santa Lucia sorregge un vassoio sul quale si trovano gli occhi strappati dal carnefice; a sinistra, San Michele Arcangelo è raffigurato nell’atto di schiacciare un inquietante Demonio in catene.
La casa del tempo
Proprio all’imbocco di via della Difesa, l’antica via Regia, ci si imbatte in uno degli edifici più caratteristici di Cortina. Un grande orologio sulla parete scandisce le ore e ricorda la professione dei suoi proprietari originari: qui infatti si trovava un laboratorio di riparazione e costruzione di orologi da parete.
Un tuffo nel Trecento
Un altro piccolo e antichissimo tesoro di Cortina: la chiesa di San Francesco, risalente al 1396.
Al suo interno si possono ammirare un altare ligneo del Settecento e un incantevole affresco di fine Trecento dove sono ritratti tre Santi.
I Musei delle regole d’Ampezzo
Tre sono le sedi dei musei, tutte raggiungibili a piedi dal centro di Cortina: il Museo Mario Rimoldi con la sua preziosa raccolta di opere del Novecento, il Museo Etnografico che ripercorre la storia e le tradizioni della conca, e il Paleontologico Rinaldo Zanardini con la sua affascinante collezione di fossili.
Il Museo della Grande Guerra
In memoria della Prima Guerra Mondiale, combattuta tra l’esercito italiano e austro-ungarico, è stato realizzato il più esteso museo all’aperto.
Diverse le proposte di trekking dedicati alla scoperta degli scenari del conflitto mondiale.