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info tecniche
Percorso
Tappone alpino valdostano. Prima parte tutta tra Canavese e valle della Dora Baltea fino alle porte di Aosta dove si concatenano tre lunghe salite Pila, Verrogne e l’ascesa finale a Cogne. Tutte tre sono oltre i 10 km su strade ampie e in buone condizioni intervallate da numerosi tornanti. Discese strutturalmente analoghe con tratti adatti a raggiungere velocità elevate.
Salita finale di oltre 22 km con la prima parte impegnativa che poi si trasforma in un lunghissimo falsopiano fino all’arrivo.
Ultimi km
Ultimi 4 km dal centro dell’abitato dei Cogne (breve tratto in pavé) fino all’arrivo tutto attorno al 2.5% (breve tratto più impegnativo appena fuori Cogne). Rettilineo finale di 300 m interamente su asfalto.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Rivarolo Canavese
La Parola alle Istituzioni
Fabrizio Ricca – Assessore allo Sport della Regione Piemonte
“Queste tappe del Giro sono un grande momento di sport ma anche l’occasione per mostrare ad atleti e appassionati di ciclismo le bellezze del nostro territorio. Le ruote degli atleti che si sfideranno in strada, infatti, percorreranno aree tanto diverse tra loro ma che concorrono tutte in una stessa direzione: dimostrare la bellezza del nostro Piemonte.”
Alberto Rostagno – Sindaco di Rivarolo Canavese
“La città di Rivarolo Canavese sarà nuovamente protagonista della corsa rosa, nel 2014 aveva ospitato l’arrivo, nel 2022 ospiterà la partenza di una tappa che si preannuncia spettacolare. Siamo orgogliosi che la scelta sia caduta ancora una volta sulla nostra città. Il Giro d’Italia sarà un evento che darà grande visibilità a tutto il territorio canavesano dove la passione per il ciclismo ha radici profonde e numerosi praticanti.“
Informazioni Turistiche
Situato nella pianura allo sbocco delle valli piemontesi del Parco Nazionale del Gran Paradiso, ad un’altitudine di circa 304 m s.l.m, è il centro più importante e popoloso del Canavese Occidentale con i suoi 12.500 abitanti circa. È servito da una valida rete stradale verso Torino (a 30km) e verso Ivrea (a 25 km) e da un buon collegamento di trasporto pubblico con Torino.
Rivarolo Canavese merita una visita per la sua vivacità culturale, sportiva e associativa, per il suo gradevole impianto urbanistico, per la sua ricca offerta commerciale, per le variegate opportunità di buona ristorazione e per il suo patrimonio artistico frutto di una storia millenaria: dal Castello Malgrà/sec XIV-XIX) al Convento di San Francesco (Sec. XIII – XIV – XV) con l’affresco di Martino Spanzotti e alle chiese barocche tra le quali spicca quella dedicata a San Michele opera dell’architetto Bernardo Vittone (Sec. XVIII).
Dal 2020, la Regione Piemonte ha riconosciuto la città quale Distretto Urbano del Commercio, sottolineandone l’anima commerciale, artigiana e imprenditoriale, che fortemente dialoga con l’anima agricola.
Gastronomia
In Rivarolo sono presenti ottimi ristoranti e quotate pasticcerie e gelaterie molto note in cui la tradizione piemontese, e non solo, viene raccontata sia in maniera tradizionale che più contemporanea, ma sempre con una raffinata ricerca delle materie prime.
A fine giugno, la frazione Mastri si anima con una sagra dedicata al tomino (formaggio sia fresco che stagionato), prodotto proprio sul territorio rivarolese e con ampia diffusione.
L’allevamento bovino, così sviluppato sul territorio, permette alla città di avere carni e prodotti lattiero-caseari di altissimo livello. L’attenzione all’agricoltura e all’allevamento biologico ha portato anche all’affermazione di agriturismi attenti alla sostenibilità ambientale e alla produzione a km0.
Parte della storia gastronomica del Canavese oltre che rivarolese, tanto da essere presente tra i prodotti DE.CO (denominazione comunale), il famoso salampatata, salame con patate nell’impasto, non stagionato e che deve essere consumato fresco, crudo oppure cotto al forno o grigliato.
Dolce tipico e pieno di storia il Pan douss ‘d Malgrà, dolce dagli ingredienti semplice, talvolta arricchito con i marroni, era il dessert dei banchetti del Signore di San Martino che abitava il Castello Malgrà, si narra che questi amasse così tanto questo dolce che ne portò alcuni pezzi con sé quando fu costretto a fuggire dal castello travestito da mendicante per sfuggire all’assedio nemico.Tra i prodotti a lievitazione delle nostre pasticcerie, dopo i deliziosi e ricercatissimi panettoni natalizi, si fa largo un altro dolce lievitato di grande semplicità e bontà: la focaccia della befana.
La sfida continua tra la sublime piccola pasticceria piemontese, le bignole, e la pasticceria secca che vede in prima fila la produzione dei torcetti, i grissini dolci famosi nel canavese, e i baci di Rivarolo, che sono forse di ogni città e sempre i migliori.
La città vanta la presenza dei migliori maestri pasticceri, cioccolatieri del gelato, che hanno ottenuto alti riconoscimenti nazionali e internazionali, le cui proposte attirano clienti da tutto il Canavese, e non solo!
Punti di Interesse
Simbolo per eccellenza della città il CASTELLO MALGRA’ (sec. XIV/XIX) – Via Maurizio Farina, 57: costruito dai Conti di San Martino nel 1333, viene ristrutturato, a fine Ottocento, su progetto dell’architetto Alfredo D’Andrade. Nel cortile interno emergono la torre merlata e il portichetto con affreschi quattrocenteschi. Di proprietà comunale dal 1982, è visitabile ogni domenica pomeriggio (da maggio ad ottobre) e ospita mostre e manifestazioni culturali. Il Parco del Castello è un prezioso polmone verde sempre aperto al pubblico, a pochi passi dal centro e da cui inizia anche una sentieristica naturalistica.
Il CASTELLAZZO (sec. XI/XIX) – Corso Rocco Meaglia, è quanto rimane del “castrum” più antico di Rivarolo attorno al quale si sviluppa il primo nucleo del borgo. Viene ristrutturato come villa privata nella seconda metà del 1800.
Risalendo la Via Ivrea, che con i suoi portici è una delle vie più belle del Canavese, si incontra subito la CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MICHELE ARCANGELO (sec. XI/XVIII) – Via Ivrea, 86; di origine molto antica si presenta nella splendida forma barocca realizzata dall’architetto Bernardo Vittone con facciata in laterizio, pianta ottagonale e cupola imponente che disegna lo skyline della città.
La via ospita, inoltre, la CHIESA DELLA CONFRATERNITA DEL SS. NOME DI GESU’ (sec. XVII/XVIII) – Via Ivrea, 85 che dalla metà del 1700 subisce una radicale trasformazione su progetto dell’architetto luganese Pietro Bonvicini: presenta facciata con portale ligneo e raffinato interno con decorazioni e tele di Vittorio Amedeo Rapous.
La via apre poi sulla deliziosa piazza Garibaldi in cui troviamo la CHIESA DELLA CONFRATERNITA DI SAN ROCCO E SAN CARLO (sec. XVII/XVIII): costruita dalla comunità come voto per la peste del 1630 viene rinnovata a metà del 1700 con navata unica e decorazioni in stile rococò. La piazza ospita diverse manifestazioni culturali in dialogo con la vitalità commerciale del centro.
Nel passeggio si incontrano antichi palazzi signorili: Palazzo Palma di Borgofranco, Palazzo Farina, Palazzo Toesca, oltre che Palazzo Lomellini, sede del Comune.
A pochi metri, in Piazza San Giacomo, si erge la CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO APOSTOLO (sec. XV/XVIII): opera dell’architetto Costanzo Michela risale alla metà del 1700; il poderoso campanile gotico presenta interessanti decorazioni in cotto.
Sui CORSI TORINO E INDIPENDENZA si apre la spaziosa allea pedonale, luogo di grande vitalità cittadina. In Corso Indipendenza si trovano interessanti dimore ottocentesche tra cui Villa Vallero, polo culturale con parco aperto al pubblico.
Ultima, ma non ultima la CHIESA DI SAN FRANCESCO con il suo CONVENTO (sec. XIII/XV/XVII) – Via San Francesco: conserva resti di chiostro e affreschi tre/quattrocenteschi nella sacrestia gotica e all’interno della chiesa; di rilievo il dipinto dell’artista casalese Gian Martino Spanzotti “Madonna e padri della Chiesa in adorazione del bambino” (fine 1400).
Non manca la possibilità di continuare con itinerari naturalistici nelle FRAZIONI visitando in biciletta o a piedi le borgate rivarolesi alla scoperta di forni, mulini, cappelle e cascinali immersi nei verdi panorami pianeggianti; o lungo il TORRENTE ORCO, oasi faunistica, denominato in dialetto “Eva d’or” per i suoi depositi auriferi. Nelle vicinanze non mancano testimonianze romaniche e medievali.
Cogne
La Parola alle Istituzioni
Jean-Pierre Guichardaz – Assessore ai beni culturali, turismo, sport e commercio Regione Autonoma Valle d’Aosta
“Siamo particolarmente soddisfatti che la Valle d’Aosta nel 2022 torni a essere protagonista di uno degli eventi più leggendari e importanti del panorama sportivo mondiale. Il Giro d’Italia è una prova agonistica di livello assoluto, una vetrina formidabile per promuovere il territorio e per consolidare il nostro marchio Valle d’Aosta. Il graditissimo ritorno “in rosa” della nostra regione coincide con il centenario dell’istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso, ricorrenza che sarà sicuramente valorizzata e amplificata da questa inedita abbinata.”
Franco Allera – Sindaco di Cogne
“Cogne è lieta di poter accogliere nuovamente un arrivo di tappa del Giro d’Italia. Era infatti il 7 giugno del 1985 l’ultima volta che la corsa rosa arrivò nella nostra vallata, per l’esattezza a Valnontey nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, e a vincere fu l’americano Andrew Hampsten. Un evento sportivo e mediatico così importante sarà il modo migliore per festeggiare il centenario del Parco. Non vediamo l’ora di iniziare a lavorare con il massimo impegno ed entusiasmo per rendere la tappa memorabile per tutti – tifosi, appassionati, addetti ai lavori, media, residenti e non – e per far conoscere la straordinaria bellezza della nostra valle di Cogne e dell’intera Valle d’Aosta.”
Panoramica
Al suo ingresso in Valle d’Aosta la 15a tappa prosegue lungo il fondovalle sovrastata da maestose montagne e dalle sagome antiche di forti e castelli dalle atmosfere fiabesche. Il suo traguardo finale è Cogne, a 1.544 metri di altitudine, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un tempo importante centro minerario per l’estrazione del ferro, Cogne è oggi una delle “Perle delle Alpi”, località turistica famosa per l’accoglienza di qualità che ha sviluppato nel rispetto e nella salvaguardia del suo patrimonio naturale.
Superata la località di Pollein, con la sua frequentata pista ciclo-pedonale, la Carovana Rosa affronta la prima ripida salita verso i 1.800 metri di altitudine di Pila, nel comune di Gressan, che, a soli 18 minuti di telecabina dalla città di Aosta, è meta privilegiata non solo per l’escursionismo e lo sci ma anche per discipline adrenaliniche su due ruote come il downhill e il freeride.
Traguardo del secondo Gran Premio della montagna è Verrogne, nel comune di Sarre, lungo la panoramica “Strada dei Salassi”, l’antico tracciato di origine pre-romana che congiungeva la zona del Gran San Bernardo all’alta Valle d’Aosta.
L’ultima fatica è in direzione di Cogne dove il Gran Paradiso, l’unico dei 4 “quattromila” della regione – Monte Bianco, Cervino e Monte Rosa – completamente in territorio italiano, attende maestoso l’arrivo dei corridori.
Gastronomia
Oltre alla Fontina DOP, prodotta su tutto il territorio valdostano, puoi gustare anche altri formaggi vaccini e caprini e altri derivati del latte, come burro e yogurt di produzione locale.
Per quanto riguarda la cucina, tra i piatti tipici di Cogne assolutamente da assaggiare ci sono il mécoulin, una sorta di “panettone” tipico locale addolcito con uvetta e insaporito con scorza di limone e rhum, la crema di Cogne, delizioso dessert al cucchiaio a base di panna, zucchero, cioccolato fondente e un goccio di rhum, e la saporita seupetta di Cogne, una zuppa a base di riso e Fontina DOP.
La “seupetta” di Cogne è un piatto di antica tradizione, uno dei tanti piatti poveri della gastronomia di alta montagna, preparato con i pochi ingredienti abitualmente a disposizione delle famiglie contadine. Spicca la presenza del riso che non è una produzione tipica di Cogne ma che costituiva merce di scambio con i prodotti degli alpeggi, essendo un alimento a lunga conservazione e quindi particolarmente adatto a costituire riserve alimentari per il lungo ed isolato inverno ai piedi del Gran Paradiso.
Tipica della zona di Aymavilles, all’imbocco della valle di Cogne è la Favò, un prelibato piatto tipico a base di fave, Fontina DOP, pane nero abbrustolito nel burro, salsiccia, pancetta e pasta, che ben si sposa con un profumato vino rosso come il Torrette DOC.
Nel mese di luglio si svolge la sagra della Favò presso il villaggio rurale di Ozein, nel comune di Aymavilles, adagiato su un panoramico terrazzo naturale da cui si gode di una vista incantevole. Sempre in tema di eventi tradizionali, legati ai sapori del territorio ed alla vita rurale, da non perdere è la “Veillà” una rievocazione di antichi mestieri, durante la quale è possibile degustare alcuni piatti tipici locali, che si tiene in estate nelle frazioni di Cogne.
Sempre a Cogne, a fine settembre, il ritorno delle mandrie dagli alpeggi estivi è celebrato con una scenografica sfilata degli animali e con un mercato di prodotti tipici ed artigianali ed in occasione della “Devétéya” vari ristoranti di Cogne propongono dei menù a tema.
Bevande
Le particolari condizioni climatiche della Valle d’Aosta, unitamente alle caratteristiche dei terreni e alla loro pendenza non hanno certo reso la vita facile ai viticoltori, tuttavia qui la “viticultura eroica” dà origine ad una gamma ampia e qualificata di vini di montagna prestigiosi, riuniti sotto un’unica Denominazione di Origine Controllata “Valle d’Aosta – Vallée d’Aoste”, declinata in 7 sottodenominazioni di area e ben 31 riferite a specifici vitigni e tipologie di vinificazione.
Appena varcato il confine valdostano provenendo dal Piemonte, l’occhio è immediatamente catturato dai vigneti che si arrampicano sulla montagna. Il vitigno caratteristico della zona è il Picotendro, una varietà locale di Nebbiolo coltivato insieme ad altri vitigni autorizzati per il vino Donnas come la Freisa, il Neyret e il Fumin mentre il Pinot Gris e l’Erbaluce sono utilizzati per la produzione di vini bianchi.
Il Picotendro è anche alla base della produzione dell’Arnad-Montjovet, zona in cui si trova anche il Pinot nero che viene talvolta unito al Nebbiolo e ad altri vitigni autoctoni come il Vien de Nus, il Ner d’Ala e il Roussin.
A rendere famosa la zona di Chambave è la coltivazione del Moscato mentre nella zona di Nus troviamo coltivato il Pinot gris, localmente chiamato Malvoisie. A questi si aggiungono vari vitigni autoctoni (Petit rouge, Vien de Nus, Cornalin e Fumin) e numerosi vitigni internazionali diffusi in tutto il centro valle (Syrah, Pinot nero, Gamay, Petite Arvine, Müller Thurgau).
Il Muscat di Chambave è secco e fermo a differenza dei moscati piemontesi. Impressionante poi la dolcezza dei vini ottenuti per lento appassimento delle uve Muscat e Malvoisie.
La zona del “Torrette” si estende su una vasta area attorno alla citta di Aosta e comprende ben undici comuni ed è caratterizzata dal vitigno Petit rouge, che ben si adatta al territorio grazie alla sua notevole tolleranza al freddo ed alla siccità. Il vino rosso Torrette prende il nome dall’omonimo promontorio a cavallo dei comuni di Sarre e Saint-Pierre che per la sua esposizione a sud costituisce un habitat ideale per la viticoltura.
Punti di interesse
Lungo la tappa:
Forte di Bard – Inespugnabile fortezza di sbarramento ottocentesca, è oggi un centro culturale che ospita vari musei, tra i quali il Museo delle Alpi ed interessanti mostre di fama internazionale.
Castello di Issogne – Espressione della metamorfosi del gotico nel rinascimentale, il castello di Issogne racchiude tesori d’arte sorprendenti, come la fonte del melograno ed un porticato con lunette affrescate che riproducono scene di vita del Quattrocento.
Castello di Verrès – Elementi di grande eleganza, come lo scalone ad archi rampanti e le bifore in pietra lavorata, si accostano all’apparato di difesa essenziale.
Castello di Fénis – Torri e mura merlate, che evocano una dimensione avventurosa e fiabesca, fanno del castello di Fénis uno dei più celebri castelli della Valle d’Aosta.
Castello di Sarre – Residenza di caccia e di villeggiatura dei Savoia, racconta della presenza della famiglia reale in Valle d’Aosta. Di particolare interesse sono gli ambienti con i trofei delle partite di caccia decorati con centinaia di corna di camosci e stambecchi.
Castello di Sarriod de La Tour – Situato in una zona pianeggiante a strapiombo sulla Dora Baltea, nel comune di Saint-Pierre, viene ricordato per la “sala delle teste” che prende il nome dalla decorazione del soffitto ligneo con curiosi personaggi.
Castello di Aymavilles – Dopo un lungo restauro, che ha contribuito a far emergere la doppia anima medievale e barocca del castello, rivela oggi anche la sua natura di dimora ottocentesca attribuitagli dall’ultimo proprietario. Fa parte del percorso museale la collezione dell’Accademia di S.Anselmo che dal 1855 raccoglie i beni più interessanti che raccontano la storia della Valle d’Aosta.
Ponte-acquedotto romano di Pont d’Ael – L’ardito ponte-acquedotto di Pondel, alto 52 metri, supera con una sola arcata il torrente Grand-Eyvia, nella valle di Cogne.
A Cogne:
Parco Nazionale Gran Paradiso – Nel 2022 l’area protetta festeggia i suoi 100 anni. Il centro “TutelAttiva Laboratorio Parco” accoglie i visitatori con sistemi multimediali, giochi interattivi e un originale “spazio sensoriale” oltre a due allestimenti tematici dedicati al lupo e allo stambecco. Per conoscere la varietà della flora alpina, a Valnontey, frazione del comune di Cogne nel cuore del Parco, si trova il Giardino Botanico Alpino Paradisia.
Le cascate di Lillaz – Sono formate da alcuni salti rocciosi attraverso i quali scorrono le abbondanti acque del torrente Urtier, che hanno scavato profondi anfratti tra le pareti a picco. La prima cascata è alla portata di tutti mentre il percorso circolare per vederle tutte è un’escursione di meno di 2 Km, con 100 metri di dislivello in salita, che regala scorci indimenticabili.
Le miniere di magnetite di Cogne, all’interno delle gallerie originali, ed il museo del Parco Minerario Regionale presso l’antico villaggio dei minatori.
Il museo etnografico Maison Gérard-Dayné, esempio dell’architettura tradizionale valdostana.
La mostra permanente dei pizzi al tombolo, i tradizionali merletti di Cogne.