altimetria
planimetria
info tecniche
Tappa assolutamente piatta che si svolge interamente lungo le strade di pianura del Ferrarese, del Polesine e del Mantovano. Si percorrono strade rettilinee e generalmente larghe. Da segnalare i numerosi attraversamenti cittadini con il loro corredo di rotatorie, spartitraffico e arredo urbano.
Ultimi km.
Ultimi chilometri all’interno della città. Si superano alcune rotatorie su strade molto larghe, ben pavimentate e rettilinee. Rettilineo di arrivo su asfalto.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Ravenna
Informazioni Turistiche
Per correre miglior acque… Forse è questo lo stato d’animo con cui Dante accolse l’invito di Guido da Polenta, reggente della città, a trasferirsi a Ravenna. Qui infatti per la prima volta il poeta esule poté riunire la famiglia e dare compimento alla Commedia, opera che avrebbe per sempre cambiato la storia della letteratura non solo italiana, ma mondiale. Dante morì a Ravenna nella notte tra il 13 e 14 settembre 1321 al ritorno da una missione diplomatica a Venezia, circondato dall’affetto di un gruppo di amici in cui erano presenti i notabili e gli intellettuali del tempo. A Ravenna sono conservate da 700 anni le spoglie mortali del poeta certamente più conosciuto al mondo del quale, paradossalmente, non abbiamo testimonianze materiali, non un rigo scritto di suo pugno, non possedimenti, nemmeno una data di nascita certa, se non quanto lui stesso ha voluto nascondere tra le pagine della sua opera. Per questo la Tomba di Dante è l’unica e definitiva traccia materiale di una vicenda mortale fatta di luci inarrivabili e di ombre irrisolvibili.
Gastronomia
Negli anni in cui visse Dante fecero la loro comparsa i primi ricettari e la cucina fece enormi passi in avanti. Nella letteratura i cibi e la loro preparazione iniziarono ad essere più presenti e forse anche Dante Alighieri decise, per questo, di inserire nella Divina Commedia riferimenti enogastronomici di quel periodo, intrecciandoli con le pene inflitte alle anime nell’Inferno o considerando il cibo come metafora e nutrimento dei misteri divini nel Paradiso. Certo non possiamo ipotizzare quali cibi abbia trovato Dante a Ravenna, ma la leggenda sull’episodio dell’uovo, ritenuto da Dante il cibo più buono del mondo, ci porta a pensare che avrebbe apprezzato la semplicità della piadina, utilizzata in cucina al posto del pane e considerata una delle colonne portanti della cultura gastronomica della Romagna. A Ravenna è più spessa e viene farcita in mille modi: con salumi, formaggi (in primis Squacquerone di Romagna DOP), con il pesce come la saraghina (pesce azzurro cotto sulla graticola, impanato e profumato con prezzemolo e aglio), ma anche con verdure, creme, dolci e confetture. La cucina romagnola, si sa, è dominata dalla pasta fresca con la quale si preparano ottimi primi piatti, soprattutto in brodi corposi. Ci sono i passatelli con un impasto di uovo, pan grattato, parmigiano e noce moscata, ma anche i cappelletti, rigorosamente fatti a mano con tagliere e mattarello e ripieni di formaggio e Parmigiano Reggiano. Non mancano poi le tagliatelle, solitamente accompagnate da un ragù di carne e gli strozzapreti, più poveri ma non per questo meno gustosi, fatti con acqua, farina e sale. Tra i dolci tipici, la più nota e celebre in tutto il mondo è la zuppa inglese (un dolce a base di crema pasticcera, alchermes e savoiardi), ma di casa è anche la più semplice ciambella romagnola. Chi vuole saperne di più può affidarsi all’opera del romagnolo Pellegrino Artusi: 790 ricette di origine contadina racchiuse in un unico libro, dal titolo “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (1891).
Bevande
Vino, vigna, vendemmia: sono diverse le citazioni di queste parole nella Divina Commedia e le troviamo con diverse accezioni. In particolare nel Purgatorio, canto XV, Dante, dopo una serie di visioni estatiche di mansuetudine, appare a Virgilio come colui che cammina “velando li occhi e con le gambe avvolte, a guisa di cui vino o sonno piega”. Il Sommo Poeta, che aveva poderi con vigne, ulivi e alberi, poi confiscati dopo l’esilio, aveva conoscenze sulle pratiche enologiche, ma non sappiamo che vino apprezzasse e quale bevanda potrebbe avergli offerto, oltre all’accoglienza, Guido da Polenta. Accoglienza che in Romagna è sicuramente fatta, oltre che di buona cucina, anche di ottimo vino. Del resto un detto recita che chi arriva sa di essere in Romagna se gli offrono da bere il vino anziché l’acqua. In Romagna, il vino per eccellenza è il Sangiovese DOC. Prodotto nelle tipologie novello, superiore e riserva, riflette appieno nella sua forma la forza e il calore dei romagnoli, ma anche la tenerezza dei loro sentimenti. Ottenuto dalle uve di vigneti all’85% Sangiovese e, fino a un massimo del 15%, di altri vitigni a bacca nera, con una gradazione alcolica di 12% vol, il Sangiovese di Romagna si accompagna bene a carni rosse, selvaggina e a piatti di pasta fresca romagnola, come i cappelletti o le tagliatelle al ragù, ma anche a formaggi stagionati. Dal 1962 il Consorzio Vini di Romagna riunisce cantine, aziende vinicole e produttori di vino con l’obiettivo di tutelare la produzione sul territorio. Oggi il Consorzio conta 7 cantine cooperative, 103 produttori vinificatori, 6 imbottigliatori e ben 5.200 aziende agricole iscritte agli albi DOC e DOCG, ed è protagonista della crescita enologica della Romagna, anche in termini di eccellenza. Tra le esperienze turistiche sempre più ricercate anche dai turisti stranieri ci sono wine tour, occasioni uniche per conoscere più da vicino il territorio e apprezzarne il vino grazie alle degustazioni guidate nelle cantine che producono il Sangiovese di Romagna.
Punti di interesse
Centro della Ravenna dantesca è la Tomba di Dante immersa nella cosiddetta “Zona del silenzio”, luogo di pellegrinaggio, di rispetto e tributo al Sommo Poeta. L’attuale sepoltura fu ultimata nel 1782 su progetto dell’architetto Camillo Morigia. L’interno della tomba, rivestita di marmi in occasione del Centenario del 1921, conserva l’arca sepolcrale che racchiude le ossa di Dante. Al centro del piccolo ambiente pende una lampada alimentata con l’olio delle colline toscane che ogni anno, durante la seconda domenica di settembre, il Comune di Firenze porta solennemente come segno di devozione. Adiacente alla Tomba vi sono gli Antichi Chiostri francescani, sede della biblioteca del Centro Dantesco e del Museo Dante, dondato nel 1921 e riallestito in questo centenario come luogo di esperienza e conoscenza della vicenda umana e dell’opera di Dante. A lato della Tomba vi è il Quadrarco di Braccioforte dove, accanto ad antichi sarcofagi, si trovano i resti della porta murata dove nel 1865 fu rinvenuta la cassetta con i resti mortali, nascosti dai frati francescani per evitare la traslazione a Firenze, e un tumulo ricoperto d’edera che ricorda il luogo in cui furono messi al riparo durante la Seconda Guerra Mondiale. Il legame dei cittadini di Ravenna con Dante, infatti, è talmente profondo che nel corso della storia molti furono gli stratagemmi messi in atto per conservare e custodirne le spoglie nella sua ultima dimora. Chiude questo prezioso snodo di storia e memoria la basilica di San Francesco che, pur risalendo alla metà del V secolo, durante il periodo medievale divenne la chiesa prediletta dalla corte dei Da Polenta, signori della città che ospitarono Dante e, probabilmente, la più frequentata dal poeta stesso, i cui funerali si celebrarono qui nel 1321. La basilica affaccia sull’omonima piazza, chiusa al traffico, luogo molto frequentato dai ravennati e sede abituale di eventi culturali e performativi. Dante certamente non fu indifferente alla bellezza degli antichi mosaici bizantini, molti dei quali sono arrivati fino a noi perfettamente conservati, e per questo inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. La Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, i Battisteri degli Ariani e Neoniano, la Basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e in Classe, la Cappella Arcivescovile raccontano, attraverso la sublime arte del mosaico, capace di creare storia con luce e colore, le vicende di un territorio e di una città eletta per ben tre volte capitale: dell’Impero Romano d’Occidente prima, di Teodorico re dei Goti poi di cui si può ammirare l’imponente Mausoleo, che completa il numero degli otto monumenti protetti dall’Unesco, e in ultimo dell’impero di Bisanzio in Europa.Tale articolato patrimonio monumentale riflette le più importanti vicende politiche e religiose della fine del Mondo Antico e raccontano quella fitta rete di personalità artistiche, scambi e relazioni culturali che hanno posto le basi dell’Europa contemporanea.
Verona
Informazioni Turistiche
Origine: sul nome esistono più ipotesi. La più accreditata è che Verona derivi dall’unione di tre parole antiche che significano “La città veneta sul fiume”.
Le relazioni fra Roma e Verona iniziano intorno al III secolo a.C. È l’inizio di secoli di grande splendore, in cui Verona città romana viene ricostruita nell’ansa dell’Adige. Il suo importante guado è sostituito da due ponti, Ponte Pietra e Ponte Postumio. In epoca romana Verona fu un centro politico e commerciale di prima grandezza, di cui oggi rimangono tracce fastose. Tratto interessante e meno conosciuto sono le antiche mura della città delle quali si conservano ancora cospicue porzioni in ottimo stato. Nel 1136 d.C. Verona diventa Comune a tutti gli effetti.
Curiosità: la città è nota per essere stata terra e crocevia di grandi poeti ed artisti. Tra i più conosciuti Shakespeare, che ambientò tra le mura scaligere la tragedia degli innamorati Romeo e Giulietta; Dante Alighieri, che per diversi anni rimase in esilio in terra scaligera ospite della famiglia Cangrande; e Paolo Caliari, detto proprio Il Veronese, grande pittore di epoca rinascimentale.
Gastronomia
Verona ha una ricca cultura gastronomica, frutto della tradizione millenaria dell’agricoltura locale e resa possibile dall’abbondanza di materie prime DOP.
Tra i primi piatti caratteristici della città la pasta e fasoi, i bigoli con le sarde, gli gnocchi ed i nodini di Valeggio.
Il riso, coltivato nella bassa veronese, è alla base di numerosi primi piatti come il risotto al radicchio di Verona e all’Amarone, il riso al tastasal o con i bisi.
Tra i secondi tipici sono da menzionare la pastisada de caval ed il bollito con la pearà, una salsa che si cucina solo in terra scaligera e che accompagna la carne.
Oltre al ben noto pandoro, altri dolci colorano le tavole locali: il Nadalin, i crostoli e le fritole di carnevale.
Ricca anche la produzione di formaggi e insaccati. Se il Monte Veronese la fa senz’altro da padrone, numerosi sono i formaggi prodotti nelle malghe della Lessinia a cui si aggiungono i salumi tipici come la soppressa all’aglio.
Ultima, ma non per importanza, la produzione di olio, dal Garda alla Valpolicella, entrambi certificati DOP.
Bevande
Verona, con le sue colline adorne di vigneti che si estendono da est a ovest, vanta una notevole produzione di vini di prim’ordine, conosciuti ed esportati in tutto il mondo.
Sono 5 le etichette DOCG: Amorone, Bardolino Superiore, Recioto della Valpolicella, Recioto Soave e Soave Superiore.
Tra i 14 vini DOC ricordiamo il Bardolino, il Bianco di Custoza, il Valpolicella Ripasso, il Soave ed il Lugana.
Punti di interesse
Verona ha una ricca cultura gastronomica, frutto della tradizione millenaria dell’agricoltura locale e resa possibile dall’abbondanza di materie prime DOP.
Tra i primi piatti caratteristici della città la pasta e fasoi, i bigoli con le sarde, gli gnocchi ed i nodini di Valeggio.
Il riso, coltivato nella bassa veronese, è alla base di numerosi primi piatti come il risotto al radicchio di Verona e all’Amarone, il riso al tastasal o con i bisi.
Tra i secondi tipici sono da menzionare la pastisada de caval ed il bollito con la pearà, una salsa che si cucina solo in terra scaligera e che accompagna la carne.
Oltre al ben noto pandoro, altri dolci colorano le tavole locali: il Nadalin, i crostoli e le fritole di carnevale.
Ricca anche la produzione di formaggi e insaccati. Se il Monte Veronese la fa senz’altro da padrone, numerosi sono i formaggi prodotti nelle malghe della Lessinia a cui si aggiungono i salumi tipici come la soppressa all’aglio.
Ultima, ma non per importanza, la produzione di olio, dal Garda alla Valpolicella, entrambi certificati DOP.