altimetria
planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa divisa in due parti ben distinte. La prima metà interamente pianeggiante lungo al statale adriatica dove le difficoltà sono costituite dagli ostacoli a traffico presenti negli abitati che si attraversano. La seconda parte invece on ha un attimo di respiro costellata di piccole e medie ascese e alcuni veri e propri muri. Cambia l’altimetria e cambiano le strade che si restringono, diventano molto più ripide e talvolta degrada un po’ il manto. SI scalano Civitanova Alta fino a Crosette di Montecosaro, Recanati, Filottrano, Santa Maria Nuova e Monsano. Da Monsano mancheranno solo 9 km all’arrivo.
Ultimi km
Discesa veloce su strada ampia fino all’abitato i Jesi a circa 1400 m dall’arrivo. Svolta a destra e ingresso nel rettilineo finale sempre a salire (media 2%). Linea di arrivo su rettilineo in asfalto.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Pescara
La Parola alle Istituzioni
Marco Marsilio – Presidente della Regione Abruzzo
“Dopo l’affascinante arrivo a Campo Felice dello scorso anno il Giro d’Italia torna ad attraversare l’Abruzzo. Un connubio tra la bellezza della nostra regione e la fatica dei ciclisti che consentirà di promuovere il territorio abruzzese in tutto il mondo. Anche quest’anno la carovana rosa non attraverserà l’Abruzzo senza che le cronache celebrino le imprese in bicicletta. L’arrivo al Blockhaus dopo aver percorso le strade dentro i parchi nazionali d’Abruzzo e della Maiella metterà in risalto le capacità dei migliori scalatori. La tappa di Pescara, invece, porterà all’attenzione di tutti la città di Gabriele d’Annunzio. Con piacere, insieme alla Giunta, ho voluto anche quest’anno cogliere l’opportunità di utilizzare la vetrina del Giro per fare conoscere l’Abruzzo“.
Avv. Carlo Masci – Sindaco di Pescara
“Nell’apprendere che Pescara è stata indicata come sede di partenza di una frazione della centocinquesima edizione del Giro d’Italia (nel 2022), esprimo il mio vivo compiacimento per la preferenza da Voi accordata alla mia città. Pescara è infatti per vocazione una realtà dinamica, pronta a nuove sfide e che guarda al futuro con la ferrea volontà del suo popolo di superare le difficoltà del presente.
In questo senso l’approdo della “corsa rosa” rappresenta motivo di fiducia e di entusiasmo, nel solco di quel profondo legame tra la gente d’Abruzzo e le imprese dei più grandi campioni del ciclismo, peraltro, per restare ad anni più recenti, già realizzatosi nel 2001, quando Pescara visse una tre giorni storica per aver ospitato il via ufficiale del Giro, e nel 2013 per l’arrivo di una tappa ancora viva nel ricordo di tutti. Allo stesso modo, anche per il 2022, questo prestigioso evento si rivelerà lo scenario di un’autentica festa dello sport.“
Panoramica
La prima cosa che ti invitiamo a fare quando arrivi in città è salire sul Ponte del mare, leggero gioiello posato dove il fiume Pescara si abbraccia al mare. È così che si apre allo sguardo “la sorpresa della verde, ricca Pescara, che a momenti ha il colore della malachite…e avverti la luce marina di tutte le cose”. La si definisce spesso nuovissima ma la sua parte più antica affonda le radici nelle fondamenta della fortezza cinquecentesca che presidiava il fiume. La sua parte più recente, nata nel 1806 attorno alla cappella contenente una miracolosa immagine della Vergine di cui oggi rimane l’alto campanile barocco, si allunga a nord del Pescara nella stretta e fertile fascia di terra tra le colline e il mare protetta, sullo sfondo, da “quelle montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere” che sono il Gran Sasso e la Majella. Terra di grande carattere, “dove ti pare di arrivare come d’improvviso, attraversando le ripide gole e gli ampi altopiani dell’Appennino”, terra di furiose aspirazioni e disarmante sensualità di cui si è alimentata la poesia di Gabriele d’Annunzio e la riflessione acuta e tagliente di Ennio Flaiano, oggi Pescara continua a crescere, innovativa e intraprendente come porta dell’Adriatico.
Gastronomia
La tradizione gastronomica della città di Pescara pone le sue basi su una copiosa quantità di prodotti tipici e di piatti caratterizzanti.
Il brodo con il cardone è un appuntamento fisso nei menù natalizi. Oltre ai tradizionali maccheroni alla chitarra è da segnalare la singolare pasta alla mugnaia, inizialmente chiamata molinara in virtù dei mulini ad acqua presenti già dal Medioevo lungo il fiume Fino e dai quali derivava la farina che, impastata con l’acqua, rappresentava l’unico ingrediente della pasta.
Dal pianeta mare una posizione d’eccellenza spetta al gustoso brodetto di pesce. Tra le pietanze a base di carne gli arrosticini di carne ovina, le famose rustell, meritano la posizione più alta del podio.
Nel regno dei formaggi una menzione speciale spetta al pecorino di Farindola. Famoso già in epoca romana (Plinio il Vecchio lo riteneva uno dei più prelibati formaggi mai presentati sulla tavola dell’Imperatore) ha rischiato di scomparire sul finire del secolo scorso dopo le grandi emigrazioni del dopoguerra. La sua preparazione è esclusiva prerogativa delle donne che se ne tramandano la memoria, salvaguardando la tradizione di un formaggio dal gusto prezioso, unico in Italia (e forse al mondo), preparato con il caglio di suino.
Il fagiolo Tondino del Tavo, dalla forma tondeggiante, viene prodotto nell’omonima vallata ed è considerato la ricchezza di un’intera comunità. Specifici contorni sono anche i pipindun e ove e la cipollata.
Gli uliveti delle colline pescaresi garantiscono la produzione di una prestigiosa qualità di olio di oliva, speciale valore aggiunto di ogni singola preparazione e ottimo da gustare semplicemente con il pane.
Tra i dessert un primato d’onore spetta al Parrozzo. Nato come cibo povero con il nome di pan rozzo, veniva preparato con la sola farina gialla di granturco, a simulare verosimilmente la presenza delle uova, e veniva cotto nel forno a legna. Soltanto nel 1920 il pasticcere Luigi D’Amico impreziosì il pan rozzo con uova, farina di mandorle e aromi di agrumi, ricoprendolo di cioccolato per rievocare l’immagine del pane bruciacchiato nella cottura a legna e conferendogli la caratteristica forma semisferica. È nato così il Parrozzo, semplice e raffinato, “chiù doce de qualunqua cosa ddóce” come declamato da Gabriele d’Annunzio nel manoscritto che viene tutt’oggi riprodotto in ogni confezione.
Bevande
L’eccellenza della vite e del vino delle terre pescaresi, testimoniata sin dal Medioevo, è dovuta alla storia delle regioni collinari le cui caratteristiche naturali, climatiche, fisiche e chimiche determinano un terroir che consente la produzione di un vino unico e specifico, identitario della propria territorialità.
La nobile famiglia Valentini, di origine spagnola, dà il nome all’omonima antica Cantina, la più prestigiosa del territorio abruzzese, famosa in Italia e nel mondo per l’elevata qualità dei suoi vini Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano d’Abruzzo. Quest’ultimo nel 2012 ha ottenuto il titolo di Miglior vino d’ Italia.
L’arte vinicola della Cantina Bosco ha inizio nel 1897 tra i colli pescaresi, da cui origina il “rosso dei colli”. I vigneti garantiscono la produzione di ottimi vini prevalentemente rossi. La cantina BOSCO esporta già da 50 anni i suoi vini all’estero verso cui è destinato oggi il 60 per cento della produzione annuale.
“Qualità totale, dal grappolo al vetro” è il motto della Cantina Zaccagnini, che arriva a produrre fino a 3 milioni di bottiglie all’anno destinate dentro e fuori i confini nazionali. L’arte vinicola è intesa come vera opera artistica: la stessa etichetta presente in tutte le bottiglie è stata realizzata da Pietro Cascella.
I vigneti della Cantina Valle Reale, posizionati ad elevate altitudini, in territori boscosi, ricchi di biodiversità e abbracciati da parchi naturali, danno vita a due viticolture diverse, dovute ai diversi caratteri climatici, entrambi caratterizzati dalle notevoli escursioni termiche che consentono alle uve di mantenere inalterate le loro essenze e le loro freschezze.
Sono da segnalare inoltre la Cantina De Fermo, da vigneti di agricoltura biodinamica, e la Cantina del Podere Castorani, rilevata nel 1998 dall’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli.
Le terre pescaresi danno i natali a due liquori di grande levatura: l’Aurum che, ottenuto dall’essenza di una varietà di arance abruzzesi con brandy italiano invecchiato, deve il suo nome a due parole latine che ne enfatizzano colore e gusto: Aurum (oro) e Aurantium (arancia), e il Centerba Toro, ottenuto dalla macerazione di erbe delle montagne abruzzesi e di preziose spezie orientali, oggi apprezzatissimo dopo pasto e un tempo utilizzato anche come medicamento per via della sua elevata gradazione alcolica (70°).
Punti di interesse
Il viaggio nella città attraverso i suoi luoghi più significativi parte dal monumentale Palazzo di Governo decorato da pregiati marmi e collezioni di opere d’arte tra le quali La figlia di Iorio di Francesco Paolo Michetti, grande tempera su tele di sacco cucite tra loro e da cui Gabriele d’Annunzio si lascerà ispirare per la sua famosa omonima tragedia: la città la considera patrimonio comune e in essa riconosce la forza delle proprie radici e la propria misura antropologica. Subito dopo si è pronti ad attraversare il Ponte Risorgimento sul fiume che si avvicina ormai al mare. Stiamo per immergerci nella Pescara più antica e incontrare le case natali dei Cascella, di Ennio Flaiano e di Gabriele d’Annunzio in via Manthonè e in via delle Caserme dove il Museo delle Genti d’Abruzzo è una delle realtà nazionali specializzate nello studio degli aspetti etno-antropologici della storia d’Abruzzo e dei popoli dell’Italia Centrale. Solo pochi passi per approdare in quella Piazza Garibaldi in cui, nel Circolo Aternino, le migliori intelligenze della Pescara dei primi del ‘900 già nutrivano la visione della contemporanea Pescara città metropolitana. Più a sud ci aspettano i deliziosi quartieri liberty immersi nella Pineta dannunziana in cui l’Aurum, complesso architettonico di grande pregio, da innovativo centro di villeggiatura per la nascente borghesia pescarese nel primo decennio del 1900, si è evoluto prima in quella visionaria fabbrica di liquori che per la prima volta in Italia fece sintesi di innovazione di prodotto e di cultura e ora aspira a diventare industria culturale, al servizio di giovani startup che guardano all’Europa. Sul percorso si incontra il nuovissimo Museo dell’Ottocento che ospita una preziosa collezione di opere dell’Ottocento italiano e francese con sede nello storico edificio dell’ex Banca d’Italia. E poi si proceda, riguadagnando la splendida passeggiata in Riviera dove il Museo del Mare, con i nuovi allestimenti immersivi, sarà presto un punto di riferimento per la storia e il futuro scientifico e storico- antropologico del mare Adriatico. Seguendo lo skyline del Ponte del mare si incontra aperta su mare, direttamente sulla spiaggia, L’Approdo alla nave, la bianca Nave di Pietro Cascella, con la prua rivolta al viaggio come i pescaresi, sempre pronti però anche al ritorno.
Attraverso l’intimo corso Umberto ci si può fermare ad ammirare commossi la delicata bellezza di Villa Urania, villa ottocentesca in stile eclettico, che ospita, la Collezione Paparella Treccia Devlet, composta da 151 selezionati capolavori della maiolica artistica di Castelli. Ma in seguito, dopo essersi piacevolmente spaesati di fronte alle linee gotiche della Basilica del Sacro Cuore, si è pronti a guardare al futuro reinterpretato attraverso i segni dell’arte contemporanea nell’IMAGO Museum, nello splendido Palazzo monumentale dell’EX Banco di Napoli che dialoga, in un gioco di epoche che si attirano e si superano, con le linee Liberty del raffinato Palazzetto Imperato.
La nuova Stazione Centrale è a due passi per ripartire, ma Pescara offre altri preziosi scrigni di bellezza ottocentesca, liberty e post-moderna ed è certa che ritornerete molto presto.
Jesi
La Parola alle Istituzioni
Massimo Bacci – Sindaco di Jesi
“Dopo ben 37 anni Jesi torna sede di tappa del Giro d’Italia. È una enorme soddisfazione, perché questa manifestazione fa parte della storia del nostro Paese. Per il nostro territorio, per le Marche – regione dove il ciclismo è nel sangue – sarà una importantissima vetrina. E sarà anche una bella occasione per ricordare Michele Scarponi che queste strade le ha percorse in lungo in largo e la cui limpida testimonianza di uomo e di atleta resta una delle pagine più belle del ciclismo italiano.“
Panoramica
Jesi (40.000 abitanti) è situata parte in pianura e parte su un poggio a sinistra del fiume Esino, a metà strada dal mare Adriatico e dall’Appennino marchigiano. E’ la città più importante della Vallesina, territorio che raggruppa circa 20 comuni. L’Unesco l’ha definita “Città esemplare” in relazione all’eccezionale grado di conservazione delle sue memorie più antiche. A Jesi sono nati illustri personaggi come l’Imperatore Svevo Federico II Hohenstaufen, l’umanista Angelo Colocci e il musicista Giovan Battista Pergolesi ma nel corso dei secoli hanno qui trovato accoglienza importanti figure che hanno lasciato una preziosa eredità culturale come l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini e il pittore veneziano Lorenzo Lotto.
La straordinaria vocazione sportiva di Jesi è riconosciuta a livello internazionale e le permette di essere oggi la città più medagliata (23 medaglie) al mondo nella storia delle Olimpiadi. Grandi campioni jesini nel fioretto come Valentina Vezzali, Giovanna Trillini, Stefano Cerioni e Elisa Di Francisca, ma anche nel calcio, primo fra tutti Roberto Mancini, ct della Nazionale italiana.
Gastronomia
Sedersi a tavola e assaggiare la gastronomia locale, niente di meglio per avvicinarsi alla storia e alla cultura del territorio.
Come in tutta la Regione, a Jesi si preparano i vincisgrassi, una pasta farcita cotta al forno simile alle lasagne, la cui antica ricetta, allora chiamata “princisgras” è stata lasciata da Antonio Nebbia, cuoco maceratese, in un trattato del 1784. Altra specialità sono i passatelli: pasta a base di parmigiano, pangrattato, uovo e noce moscata, a forma di vermicelli che si degustano sia asciutti sia in brodo.
Per secondo piatto, come in tutta l’Italia centrale, c’è ovviamente la porchetta. Nelle Marche si cucina in questo modo anche il coniglio. Altre ricette locali: il coniglio in potacchio, una preparazione a base di salvia, aglio e rosmarino; l’oca arrostita, piatto tipico della mietitura.
Numerose sono le specialità da forno, dolci o salate. All’inizio dell’anno arrivano le golosità di Carnevale: le castagnole, palline di pasta dolce fritte in olio e strutto e spolverate di zucchero a velo e la cicerchiata, a forma di piccole palline modellate a mano e ricoperte di miele. Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, è per eccellenza il giorno dei maritozzi. La pizza al formaggio, anche detta pizza di Pasqua perché veniva servita a colazione dopo la messa pasquale, accompagnata con la frittata al mentastro e con il salame fatto in casa. La vendemmia è l’occasione per preparare dolci e biscotti a base di mosto d’uva. Si presentano a forma di panetti di colore bruno o nella forma a ciambella. Nel periodo di Ognissanti, si trovano le fave dei morti, dolcetti a base di mandorle. I cavallucci sono tradizionalmente confezionati nel periodo invernale. Si compongono di una pasta spessa e di un “ripieno” a base di sapa, rum o marsala, caffè, noci, mandorle tritate, cioccolato fondente, canditi, uvetta, fichi secchi, cacao amaro e pane grattugiato. Infine la lonza di fico, una leccornia di fichi essiccati, noci, mandorle e sapa.
Bevande
In questa terra, l’arte è anche un succulento nettare, dal colore giallo paglierino e dal dolce nome di Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Il nome Verdicchio appare per la prima volta in un atto notarile nel 1569. Deriva dall’omonimo vitigno e dall’acino d’uva che anche maturo, quando prende un bel colore giallo paglierino, conserva evidenti riflessi verdolini.
L’area di produzione (24 comuni) comprende soprattutto le colline al centro della provincia di Ancona e, in minima parte, circoscritti territori della provincia di Macerata. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi si ottiene dalle uve del vitigno Verdicchio, varietà autoctona. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca autorizzati, fino ad un massimo del 15%.
Aspetto: colore giallo paglierino, a volte con sottili sfumature verdi che volgono al dorato con la maturazione.
Profumo: delicato, fragranza fresca e persistente di frutta e fiori, sentore di mandorle amare.
Gusto: sapore asciutto, fine, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
Denominazione e tipologie: DOCG-DOP: Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico; DOC-DOP: Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito, Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è senz’altro l’eccellenza di questa terra che ha portato il nome di Jesi in tutto il mondo. Ma nel territorio di Jesi e della Vallesina si producono anche altri vini DOC: due rossi – la Lacrima di Morro d’Alba e il Rosso Piceno – e l’Esino che esiste sia nella varietà bianca che rossa.
Da secoli, in Vallesina, con un’antica varietà di ciliegia selvatica fatta fermentare in vino rosso locale, si fa una bevanda alcolica (14° circa), dolce e aromatizzata, chiamata vino di visciola. Gli amanti di distillati potranno inoltre assaggiare le grappe di Verdicchio e di Lacrima.
Punti di interesse
Nel centro storico mura, palazzi e antiche chiese raccontano la nostra storia. Il nucleo più antico conserva tutt’oggi la struttura urbanistica caratteristica del castrum romano. Le mura sorte in epoca medievale (XIII-XIV sec.) riprendono e, forse, ampliano il vecchio tracciato romano. Vengono rimodernate verso la fine del ‘400 dall’architetto militare fiorentino Baccio Pontelli.
Piazza Federico II è la più importante piazza storica di Jesi ed è ormai certo che il suo spazio coincide in gran parte con l’area dell’antico foro romano. Qui nasce, il 26 dicembre 1194, sotto un grande padiglione appositamente eretto, Federico II Hohenstaufen. Il Museo Federico II, allestito nello storico Palazzo Ghislieri, è il primo museo al mondo a rievocare la vita e l’opera dell’Imperatore Stupor Mundi.
Sulla piazza prospettano notevoli edifici: il duomo, l’ex chiesa e il convento di San Floriano oggi Teatro Studio e Centro Valeria Moriconi, diversi palazzi gentilizi che risalgono prevalentemente ai secoli XVIII e XIX e il Museo Diocesano che conserva opere provenienti dalle chiese e istituzioni religiose della diocesi di Jesi.
Collocato nel palazzo Pianetti Vecchio, il Museo della Arti della Stampa documenta la storia delle arti tipografiche che a Jesi risale al 1472.
Piazza Colocci ha svolto nei secoli passati un ruolo di primo piano quale spazio pubblico di potere civile del Libero Comune. Si affacciano: la Casa Museo dei Marchesi Colocci-Vespucci (XV sec.), il palazzo Bisaccioni oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi che ospita collezioni permanenti di arte antica, moderna e contemporanea, Palazzo della Signoria progettato dall’illustre architetto senese Francesco di Giorgio Martini, attualmente sede della Biblioteca Comunale.
L’altra parte del centro storico, sviluppatasi a partire del ‘400 fino alla metà del ‘700, si estende dall’Arco del Magistrato lungo l’asse longitudinale dell’attuale corso Matteotti fino all’Arco Clementino eretto nel 1734, che costituisce ormai una sorta di porta d’ingresso al centro storico per chi arriva da Roma.
Piazza della Repubblica rispecchia lo spirito della città moderna di fine ‘700. Il teatro Pergolesi è stato inaugurato nel 1798 e fa da sfondo scenografico alla piazza, il ridotto e il foyer ospitano collezioni dedicate alla vita e alle opere dei due celebri compositori Giovanni Battista Pergolesie e Gaspare Spontini. In attività da oltre 200 anni, il teatro ospita una Stagione Lirica di grande fama e diverse rassegne.
Palazzo Pianetti, ubicato in una via parallela al Corso, è il più significativo esempio di architettura settecentesca a Jesi, notevole per la galleria rococò. Terminata nel 1781 è lunga più di settanta metri ed è una vera e propria foresta di simbologie e allegorie. Il palazzo ospita la Pinacoteca Civica, che custodisce una ricca collezione di arte antica e un consistente gruppo di opere di Lorenzo Lotto, una Galleria di Arte Contemporanea e un Museo Archeologico, con un pregevole nucleo di statue romane.