altimetria
planimetria
info tecniche
Cronometro individuale pianeggiante per circa 14 km con finale in ascesa fino all’arrivo che sarà anche GPM. La prima parte si svolge interamente lungo la Ciclovia Adriatica con sede stradale piatta, ben pavimentata e con 6 gallerie brevi e luminose lungo il percorso. Uscita dalla ciclabile con un breve restringimento di carreggiata e dopo il secondo intermedio inizia la salita di circa 1 km che porta all’abitato di Ortona.
Ultimi km
Salita finale di 1300 m al 5.4% per svoltare in leggera discesa verso il Castello Aragonese dove dopo un tratto di discesa più marcata si svolta a sinistra e salendo al 2% si coprono gli ultimi 750 m fino all’arrivo. Retta finale di 300 m su lastricato (largh. 7 m).
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Fossacesia Marina
Panoramica
Adagiata fra filari di ulivi, Fossacesia, nella provincia di Chieti, sorge sulle colline di Venere, affacciandosi a baluardo sulla Costa dei Trabocchi. Abitata già in epoca preromana dai Frentani, nel medioevo Fossa Ceca divenne feudo del monastero benedettino di San Giovanni in Venere seguendone le alterne vicende storiche.
L’impianto urbanistico attuale conserva nel capoluogo palazzi pubblici e ville nobiliari costruiti a partire dal 1600, articolandosi in propaggini insediative sparse nelle frazioni Marina e Villa Scorciosa.
Il territorio comunale si estende dalla costa, lungo la piana del fiume Sangro, fino a lambire con lo sguardo la mole possente della Maiella. Colline fertili imbandiscono la tavola di sapori forti e genuini: vini DOC e IGT; olio extravergine di oliva; frutta e ortaggi. Percorsi escursionistici, percorribili a piedi o in mountainbike, stagliano il territorio. Città dell’Olio e Città del Vino, Fossacesia è inoltre Bandiera Blu da ben 21 anni consecutivi, grazie alle acque eccellenti del suo mare. Il litorale presenta spiagge di ciottoli e sabbia contornate da una vegetazione ricca caratterizzata da profumate di ginestre e finocchietto marino. Sugli scogli affioranti a pochi metri dalla riva, antiche costruzioni in legno dominano i fondali con pennacchi e impalcature, testimonianza dell’antica arte locale di pescare restando a riva. Si tratta dei trabocchi, piattaforme saldate alla scogliera e celebrate da D’Annunzio per il loro fascino misterioso ed oggi tutelate da leggi regionali come beni culturali primari.
Fossacesia è stata insignita nel 2007 della Medaglia d’argento al Valor Civile per il contributo pagato dalla popolazione nella II Guerra Mondiale, massicciamente bombardata nelle battaglie che si susseguirono sulla linea Gustav. Con decreto del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano nel 2007 ha ottenuto il titolo onorifico di Città.
Significativo il legame che la Città di Fossacesia ha con lo sport ciclistico: qui, infatti, ebbe i natali il grande ciclista Alessandro Fantini, le cui vestigia sono custodite nel cimitero cittadino e al cui ricordo è legata un’imponente statua ubicata nella piazza principale della città.
Gastronomia
La gastronomia di Fossacesia è caratterizzata dall’attaccamento della gente alla propria terra e al mare e dal legame con i prodotti naturali. Si tratta di una cucina semplice, umile, che è riuscita a tramandare nei secoli le ricette più antiche.
Situata lungo la Strada del Vino “Tratturo del Re”, Fossacesia regala al gastronauta attento i suoi Montepulciano d’Abruzzo DOC e altri ottimi vini da vitigno Pecorino, Passerina, Cococciola, ma anche oli extravergini d’oliva provenienti dalla molitura di olive Gentile di Chieti, Crognalegno, Intosso e Cucco.
Un prodotto tipico locale è l’olio extravergine d’oliva agrumato, per la cui produzione le olive vengono macinate direttamente insieme ai limoni o alle arance della Costa dei Trabocchi, per dare vita ad un olio dal gusto morbido e delicato, ideale per arricchire ogni pietanza di carne e di pesce. Da alcuni anni, Fossacesia è attivamente impegnata nella valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche del territorio, con la promozione di un turismo dedicato e attento alle realtà locali.
Molte altre sono le prelibatezze della cucina fossacesiana: pietanze di pesce, in particolare pesce azzurro da gustare sui trabocchi, pizz e foje, antico piatto di origine contadina composto da una pizza non lievitata fatta con farina di mais e da verdure bollite e ripassate in padella, con olio extravergine di oliva, peperoni e secchi e “sardelle”, pallotte cace e ove, polpette di uovo e formaggio, fritte e ripassate nel sugo. Tipica del territorio, la pizza con peperoni e sardelle, piatto immancabile sulle tavole dei fossacesiani nel giorno in cui si ricordano i defunti. Del periodo di Natale sono invece le crispelle, ossia frittelle, dalla tipica forma tubolare, a base di farina, patate ed acqua, impreziosite, nella loro versione dolce, da uvetta e semi di anice.
Famosa per l’arte dolciaria, fra le tipicità si annoverano le sise di Venere, dolci a pasta morbida farcite di crema pasticcera, i “celli pieni”, deliziosi biscotti realizzati con pasta friabile di olio, vino e farina e farciti con marmellata d’uva, cioccolato e mandorle e i bocconotti di Fossacesia, dolcetti di pasta frolla, ripieni di marmellata, scorza di limone, cannella, cioccolato e mandorle.
Punti d'interesse
Oggi Fossacesia incarna la luminosa realtà di un paese bello e prospero, più volte denominato “Terra di Venere”, in onore della dea Venere Conciliatrice, di cui tutt’ora risultano visibili testimonianze archeologiche.
Molti sono i monumenti ed i palazzi storici che arricchiscono questa graziosa cittadina, piccola perla della Costa dei Trabocchi.
Imponente sorge sul promontorio di Venere l’Abbazia di San Giovanni in Venere, complesso monumentale a carattere nazionale. Sull’area dell’attuale basilica sorgeva anticamente un tempio dedicato a Venere Conciliatrice, a pianta ottagonale e molto vasto, con un ampio portico a sei colonne e una solenne gradinata. Tra il 529 e il 543 giunsero a Fossacesia dal monastero di Montecassino alcuni monaci, guidati da un Padre Martino. Con ogni probabilità questi non era un monaco cassinese, ma un eremita che viveva sull’Appennino, dove non erano molte le testimonianze del Cristianesimo. In nome della lotta ai culti pagani volle l’abbattimento del tempio di Venere e, al suo posto, la costruzione di una piccola Chiesa cristiana con annessa un’abitazione per i monaci. Resti del tempio, brani di colonne ed elementi decorativi si possono ancora vedere all’ingresso del chiostro sul lato destro della basilica. Le vicende di questo primo nucleo monastico non sono molto note: si sa solo che il monastero fu alle dipendenze prima di Montecassino e poi di Farfa e che poi si rese indipendente nel 1004.
Intorno all’anno mille, a seguito della credenza della fine del mondo, la popolazione cristiana fece copiose offerte alle chiese e ai conventi. Il conte longobardo Trasmondo I donò a San Giovanni molte terre e castelli, oltre alla metà delle rendite del sottostante porto di Venere. Il figlio Trasmondo II compì donazioni anche più notevoli e ampliò la prima Chiesa. L’abate di San Giovanni, Oderisio I, poté così ingrandire il monastero.
Lo splendore dell’attuale abbazia si deve all’abate Oderisio II il Grande, il quale, a partire dal 1165, fece costruire l’imponente basilica di S. Giovanni (lunga 50 metri, larga 20) e ornare di statue e affreschi sia la Chiesa sia la cripta sotto-stante. I monaci Benedettini di San Giovanni in Venere accettarono ben presto la Regola Cistercense. Nel XVI sec. li sostituirono i monaci dell’Ordine di S. Filippo Neri e nel 1610 i Gesuiti.
Nel 1881 l’Abbazia fu dichiarata “monumento nazionale” ed assegnata in custodia agli stessi Filippini. I decenni che seguono ne segnarono il progressivo degrado, causato dalla scarsa manutenzione, da alcuni terremoti e, infine, dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dal 1954 è sede dei Padri Passionisti, promotori di importanti lavori di manutenzione e ristrutturazione.
Conserva oggi il prospetto monumentale e la pianta basilicale a tre navate risalenti all’ampliamento in stile gotico-cistercense avviato nel 1165 e completato nel corso del XIII secolo in stile gotico – cistercense. La facciata è caratterizzata da un portale in marmo del 1230, detto della luna, decorato da altorilievi che raffigurano storie della vita di Giovanni Battista.
Oltre all’Abbazia benedettina di San Giovanni in Venere, Fossacesia accoglie l’antica chiesa di San Silvestro, nella popolosa frazione di Villa Scorciosa e risalente all’XI secolo.
Numerosi anche i Palazzi storici presenti in Città. Fra questi si annoverano Palazzo Contini, del ‘700 e Palazzo Mayer edificato nel 1835 da don Michelangelo Mayer e ampliato nel 1852 sul lato di via Polidori. Il Palazzo oggi ospita il Museo della Guerra e delle Arti Contadine.
Di straordinaria bellezza è inoltre il Palazzo del Parco dei Priori, elegante villa ottocentesca, posta di fronte all’Abbazia di San Giovanni in Venere. Restaurato dal Comune e aperto al pubblico dal 2012, ad oggi ospita numerosi eventi artistici e culturali.
Infine sorgono nel centro cittadino la chiesa del Rosario del 1876, l’antico municipio, la Chiesa parrocchiale di San Donato, il cui campanile risale alla fine del 1200 e infine la Fontana delle cinque cannelle della fine del 1800.
Ortona
Panoramica
Una terra bagnata dal mare e difesa dai monti dell’Appennino. Ortona è la via d’ingresso di questa parte dell’Abruzzo, abitata sin dall’età del bronzo (1400 anni a.C.) come villaggio marinaro e poi sviluppatasi, al riparo del suo promontorio che si affaccia sull’Adriatico, in un porto commerciale e turistico.
La città conta oggi 24 mila abitanti distribuiti in un territorio collinare di oltre 70 kmq – protetto ad ovest dai 2793 metri di altezza della vicina Majella – che si estende da sud verso nord lungo una costa di circa 20 km.
Medaglia d’Oro al valor civile, la città è rinata dopo aver visto il suo patrimonio edilizio distrutto per circa l’80% dai combattimenti della Seconda guerra mondiale, conservando con affetto le importanti tracce del suo impianto urbanistico originario.
LA COSTA E I LIDI
La costa, estesa per circa venti chilometri, è costituta da un primo tratto a nord, località Foro e Lido Riccio, da una spiaggia ampia e sabbiosa con stabilimenti balneari e strutture ricettive e con ampi spazi di spiaggia a fruizione libera. Di interesse naturalistico per la flora e la fauna è la spiaggia delle dune compresa tra la stazione di Tollo e la foce del fiume Arielli.
Dopo la costa sabbiosa si susseguono insenature e golfi incontaminati ricchi di flora mediterranea come le cale dei Ripari di Giobbe, Punta Ferruccio, Punta Lunga e più a sud l’Acquabella. Una costa variegata, parte della Costa Teatina che si estende da Ortona a San Salvo, caratterizzata dalla presenza dei trabocchi, antiche strutture da pesca.
A ridosso dell’area portuale e dell’area diportistica c’è il Lido Saraceni, insenatura sabbiosa con stabilimenti balneari e spiaggia libera sotto il promontorio verde del colle di San Donato.
FESTE E TRADIZIONI
Tra gli eventi da non perdere, il 17 gennaio Sant’Antonio, rappresentazione popolare della vita del santo in vari luoghi della città e il 20 gennaio San Sebastiano in piazza San Tommaso con il rito del vaporetto, piccola barca di cartapesta imbottita di razzi fumogeni sospesa ad un filo di ferro che collega due estremità della piazza. Il viaggio del vaporetto lungo il filo, una volta incendiato, indica gli auspici per la stagione della pesca e dell’agricoltura. La processione del Venerdì santo nella settimana delle festività pasquali con lo struggente canto del Miserere del compositore abruzzese Francesco Masciangelo (1823-1906) e il prologo della processione dei simboli della Passione alle prime luci dell’alba. Nel primo fine settimana di maggio si festeggia il Perdono in onore di san Tommaso apostolo, con il sabato pomeriggio il corteo delle chiavi d’argento, la domenica mattina il corteo del dono e la sera la processione del busto del Santo patrono. Il 28 dicembre una manifestazione ricorda, con l’assegnazione dell’omonimo premio a personalità illustri della comunità ortonese, la fine della battaglia di Ortona.
Gastronomia
L’Abruzzo è tra le prime cinque regioni italiane per la produzione di vini e nella campagna della Provincia di Chieti, tra l’Adriatico e la montagna, si concentra l’80% della superficie vitata regionale: punta di diamante di questo territorio è quello ortonese che, con la sua conformazione orografica e con colline dolci e ricche di fiumi e torrenti, rappresenta al meglio in termini di qualità e quantità la vitivinicoltura abruzzese. I vini, nelle varietà Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano, Cerasuolo, Pecorino, Passerina, Cococciola sono l’espressione di questa terra, ricca di tradizione e innovazioni.
Oltre alle diverse cantine private sono presenti sul territorio due cantine sociali e un consorzio di cooperative per l’imbottigliamento, tutti riconosciute a livello internazionale. Palazzo Corvo, nel centro storico di Ortona, ospita l’Enoteca Regionale d’Abruzzo, dove è possibile gustare e acquistare un’ampia varietà di vini del territorio.
Alle qualità vitivinicole va affiancata una eccellente produzione olearia altrettanto unica e ricercata.
TRA TERRA E MARE
La cucina ortonese è il felice connubio tra i prodotti del mare e quelli della terra. Tra i piatti tipici spiccano il brodetto, zuppa di pesce con pomodoro, peperoni e olio extravergine di oliva in tegame di terracotta, il baccalà e le patate in umido, i broccoli e lo stoccafisso, il baccalà e i peperoni, seppie e piselli, infine gli spaghetti al sugo di pelosi o ai frutti di mare e la frittura di pesce dell’Adriatico. Sono legati alla tradizione contadina la pasta alla chitarra con ragù di carni miste, il cardone in brodo di tacchino, le pallotte cace e ove (polpette a base di formaggio, uova e pangrattato), pizze e fuoije (verdure miste ripassate in padella accompagnate da focaccia di granturco). Tra i dolci della tradizione troviamo le nevole, cialde arrotolate a forma di cono, preparate con mosto cotto, olio e farina, aromatizzate con arancia e cannella e cotte tra due piastre di ferro arroventate come le pizzelle, una rielaborazione delle ferratelle abruzzesi.
Punti d'interesse
La visita alla città prende avvio dal promontorio di Terravecchia, il quartiere dei marinai che si affaccia sull’Adriatico con i suoi caratteristici vicoli stretti, gli angiporti, i resti delle antiche mura erette a difesa della città e il Castello Aragonese, imponente struttura difensiva voluta dal re Alfonso d’Aragona, intorno al 1452, dopo che i veneziani distrussero l’antico porto. Edificato sui ruderi di un’antica fortezza, con cinque torri laterali, durante la seconda guerra mondiale venne danneggiato e nel 1946 una frana fece crollare l’ala settentrionale.
Sull’antico corso Matteotti si affaccia Palazzo Corvo (XVI-XVII sec.), nei locali al piano terra è ospitata l’Enoteca Regionale d’Abruzzo, al primo piano c’è la sede dell’Istituto Nazionale Tostiano con il Museo Musicale d’Abruzzo. Nelle sale del museo attraverso fotografie originali, lettere, appunti di partitura, libri e arredi appartenuti a Francesco Paolo Tosti si ripercorre la vita del musicista e compositore. Nato a Ortona nel 1846 e morto a Roma nel 1916, ebbe una prolifica produzione di romanze da salotto e da camera edite dalla Ricordi e visse oltre trent’anni a Londra come maestro di canto della famiglia reale inglese.
Risalendo lungo corso Matteotti si incontrano la cattedrale di San Tommaso apostolo e l’omonima piazza. Dal 6 settembre 1258 essa custodisce i resti dell’apostolo Tommaso trafugati a Chios, isola dell’Egeo, dall’ortonese Leone nel corso di una spedizione navale e già dalla fine del XIV secolo il tempio viene indicato come dedicato al Santo, protettore della città. La festa patronale cade nel primo fine settimana di maggio e, dal sabato al lunedì, visitando la tomba dell’Apostolo, è possibile ottenere l’indulgenza plenaria del Perdono di San Tommaso.
Tre cappelle della Cattedrale sono state destinate al Museo Diocesano che ospita importanti opere di pittura, scultura e oreficeria databili dal Quattrocento all’Ottocento. La chiesa è anche il punto di arrivo del Cammino dell’apostolo Tommaso, un itinerario religioso-culturale di oltre 450 km che ripropone il valore del pellegrinaggio tra i luoghi spirituali più importanti dell’Abruzzo.
Dopo aver passeggiato tra i vicoli dell’antico quartiere, si scende verso la lunga passeggiata vista mare, l’Orientale e si raggiunge il Palazzo Farnese, fatto edificare dalla duchessa Margherita d’Austria, figlia di Carlo V e moglie di Ottavio Farnese, quando dopo l’acquisto della città nel febbraio del 1582 decise di fissare la sua residenza ad Ortona. Madama Margherita scelse il luogo più suggestivo della città e il progetto del palazzo fu affidato all’architetto romano Giacomo Della Porta. Il palazzo è sede della Pinacoteca “Basilio e Michele Cascella” dove sono esposte le opere di tre generazioni della nota famiglia di artisti.
Proseguendo lungo la passeggiata Orientale si entra nel quartiere Terranova e si incontra il teatro “F.P. Tosti”, cuore culturale della città. Progettato nel 1927 e finanziato dall’ingegnere ortonese Tommaso Pincione, fu inaugurato nel 1930 e per diversi decenni fu di proprietà privata. La piazza antistante divide il teatro dall’oratorio del Crocefisso miracoloso e dal complesso Sant’Anna che ospita al piano terra la Biblioteca Comunale, al primo piano, il MUBA (Museo della Battaglia) che espone reperti e documenti sui drammatici eventi bellici che nel dicembre del 1943 distrussero quasi completamente la città con oltre 1300 vittime civili, tanto da essere definita da Winston Churchill “La piccola Stalingrado”.
Il quartiere di Terranova chiude il perimetro delle antiche mura a Porta Caldari; risalendo via Costantinopoli si giunge alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, databile al XVII secolo mentre la struttura originaria è del XIII secolo.
Nel quartiere di Terranova a piazza San Francesco sorge la chiesa di Santa Maria delle Grazie, anch’essa ricostruita dopo gli eventi bellici; all’interno si conservano le spoglie del beato Lorenzo di Villamagna, morto nel convento di Ortona nel 1535.
Sulla collina di contrada San Donato, quattro chilometri a sud dal centro urbano, ai margini della strada statale 16 Adriatica, è situato il Cimitero Canadese Moro River Canadian War Cemetery. Vi riposano le spoglie di 1615 militari caduti nell’ultimo conflitto mondiale, appartenenti ai reggimenti canadesi che hanno pagato il più alto tributo di sangue nella battaglia di Ortona.