
1933
Importanti novità tecniche caratterizzarono questo Giro: si disputò la prima tappa a cronometro individuale e si creò la challenge del Gran Premio della Montagna con l’assegnazione di punteggi al passaggio sul culmine di alcune salite e compilazione di una classifica in base alla somma dei punti. Nonostante una valida rappresentativa straniera, la superiorità di Binda fu indiscussa. Il Giro si chiuse infatti con Binda vincitore (anche del Gran Premio della Montagna), seguito da Demuysere e Piemontesi.
Curiosità
Ragguardevole fu il montepremi: ben 296.000 Lire. Davanti alla corsa apparvero i primi carri pubblicitari che presentavano i loro prodotti al pubblico lungo le strade e intrapresero iniziative accessorie agli arrivi per intrattenere gli spettatori. “La Voce del Padrone”, la più importante casa discografica dell’epoca, si interessò al Giro incidendo su disco la canzone intitolata “Chi sarà la Maglia Rosa?”.
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1934
In partenza si prevedeva un duello tra Binda e Guerra. In realtà, dopo una iniziale supremazia di Camusso, alla quarta tappa Guerra rifilò nella cronometro Livorno-Pisa un minuto a Binda che poi venne coinvolto in una caduta nell’arrivo a Roma a Villa Glori e fu costretto al ritiro. Camusso restò insidioso, ma non riuscì a scalfire il primato di Guerra che vinse meritatamente il Giro davanti allo stesso Camusso e a Cazzulani.
Curiosità
La vetturetta economica Balilla della Fiat, simbolo dello sviluppo di quell’epoca, fece l’apparizione tra le auto ufficiali della Organizzazione, suscitando la curiosità e l’ammirazione di tutti.
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1935
Sulle asperità appenniniche Vasco Bergamaschi dimostrò grande sicurezza e da L’Aquila fino a Milano difese agevolmente la Maglia Rosa, vincendo quindi il Giro del 1935, seguito da Martano e Olmo. Nella stessa tappa che diede la svolta decisiva per la vittoria del Giro, venne alla ribalta il giovane Gino Bartali, che si affermò nella classifica del Gran Premio della Montagna, aggiudicandosi come premio un’auto Balilla.
Curiosità
Modifiche sostanziali furono apportate al Regolamento di corsa: furono aboliti gli abbuoni agli arrivi di tappa quindi il vincitore sarebbe stato chi effettivamente impiegava il minor tempo, le squadre furono obbligate a presentarsi con un numero di componenti uguale per tutti (otto) e furono programmate le semitappe. La squadra francese della Helyett non fu all’altezza delle aspettative e a metà Giro fu invitata a lasciare la corsa.
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1936
Il 1936 fu l’anno delle sanzioni all’Italia a causa della guerra in Abissinia e quindi dell’autarchia. Gli stranieri si rifiutarono di partecipare alla corsa togliendo al Giro quell’internazionalità faticosamente conquistata negli ultimi anni. A livello sportivo però, ci fu la conferma del giovane Bartali che a L’Aquila conquistò la Maglia Rosa e la mantenne fino all’ultima tappa, seguito da Olmo e Canavesi.
Curiosità
Il Giro del ’36 segnò l’ultima sfortunata apparizione di Girardengo, ormai ultra quarantenne, che non riuscì purtroppo a resistere ai ritmi imposti dalle giovani leve ed, esausto, si ritirò alla terza tappa. Al termine della Roma-Napoli, Bini e Olmo si trovarono con lo stesso tempo e punteggio, senza possibilità di decretare una priorità: salomonicamente la Maglia Rosa fu assegnata ad entrambi.
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1937
Attenuatesi le sanzioni verso l’Italia, il Giro schierò alla partenza un gruppo di stranieri di discreto valore, suddivisi in squadre nazionali. Nel ’37 arrivò la conferma di Gino Bartali, che dominò un Giro duro ed impegnativo. Per la prima volta furono inclusi i Passi Dolomitici Rolle e Costalunga, dove Bartali dimostrò tutta la sua potenza di scalatore. Alla fine arrivò primo, seguito da Valetti e Mollo.
Curiosità
Una importante innovazione fu data dalla cronometro a squadre, anche se si presentava con una formula mista perché, non essendoci l’obbligo di rimanere uniti fino al traguardo, la vittoria veniva assegnata al primo corridore della squadra più veloce. La corsa così concepita suscitò più polemiche che consensi. L’arrivo a Milano si svolse sulla “pista magica” del Vigorelli che aveva da poco sostituito il leggendario Velodromo Sempione.
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1938
L’Unione Velocipedistica Italiana, per volere di alcuni componenti del Governo all’affannosa ricerca di un risultato di prestigio all’estero, decisero di proibire la partecipazione al Giro di alcuni corridori per riservarli integri per il Tour. Tra questi Favalli, Bini, Bergamaschi, ma soprattutto Bartali. Giovanni Valetti, che l’anno prima era stato il degno antagonista di Bartali, impose la sua classe, dominando la cronometro al Terminillo e primeggiando sulle salite dolomitiche arrivando primo a Milano, seguito da Cecchi e Canavesi.
Curiosità
Per la prima volta il Giro fissò un arrivo fuori dai confini, a Locarno. La politica di autarchia si fece sentire anche al Giro. La Maglia Rosa veniva confezionata con tessuto “Lanasel”, prodotto autarchico di rayon e viscosa fabbricata dalla S.A. Chatillon che, mettendo in palio 500 Lire al giorno per il detentore della maglia, ne diventò anche il suo primo sponsor.
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1939
Finalmente il Giro riprese la sua corsa con la presenza di tutti i campioni italiani, in particolare Bartali, che nel 1938 aveva mantenuto fede alle aspettative e aveva vinto il Tour, Mario Vicini, vincitore del Tour del ’37 e Giovanni Valetti, vincitore del Giro dell’anno precedente. Valetti vinse la cronometro del Terminillo, perse a scapito di Bartali la Maglia Rosa sulle Dolomiti, ma sul Tonale scatenò un imprevedibile attacco che lo portò alla riconquista della maglia e ad arrivare da trionfatore a Milano, seguito da Bartali e Vicini.
Curiosità
Oltre ai campioni nazionali, fece da cornice una sparuta pattuglia di corridori belgi, che però mai diede l’impressione di essere competitiva. Bartali, combattivo come al solito e qualche volta bersagliato dalla sfortuna, polemizzò aspramente, convinto che tutti gli altri si fossero coalizzati contro di lui.
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1940
La guerra ormai in atto con l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi incombeva anche sull’Italia. Il risultato fu un Giro autarchico, ma non per questo meno interessante. Valetti fu inferiore all’attesa e Bartali, sfortunato nella tappa di Genova, rimase attardato. Ne approfittò nella tappa di Modena con i passi dell’Appennino tosco-emiliano, il giovane Coppi, che compì un’impresa che sorprese tutti. Era nata una storica ed appassionante rivalità. A Milano arrivò primo Coppi, seguito da Mollo e Cottur.
Curiosità
Nel 1940 apparvero nel percorso del Giro i grandi passi dolomitici. Falzarego, Pordoi e Sella diedero il via ad una epopea che dura anche ai nostri giorni. I premi furono aumentati e ai titolari giornalieri delle maglie di leader furono assegnate lire 500 per la rosa e lire 100 per la bianca. Un complicato sistema che teneva conto dei chilometri percorsi in fuga, della eventuale vittoria per il distacco e della posizione in classifica finale ripartiva le 345.000 lire messe in palio.
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1946
Finita la guerra gli italiani si accinsero a ricostruire moralmente e fisicamente la Nazione. La Gazzetta dello Sport riprese le pubblicazioni il 2 luglio 1945 e già il 15 gennaio 1946 arrivò l’annuncio che il Giro avrebbe ripreso il suo cammino. Non fu un Giro facile perché le difficoltà logistiche e organizzative non diedero tregua. Bartali e Coppi furono i due fari della corsa, riprendendo, ormai avversari in squadre diverse, quella rivalità che aveva infiammato i tifosi nel Giro del 1940. Coppi dominò le tappe dolomitiche, ma il ritardo accumulato nella prima parte della corsa non fu del tutto eliminato e Gino Bartali conquistò il suo terzo Giro con soli 47” di vantaggio, seguito per l’appunto da Coppi e Ortelli.
Curiosità
Giunti al confine con la Venezia Giulia, a Pieris, alcuni dimostranti filo-jugoslavi, contrari al ritorno del territorio triestino alla sovranità italiana, bloccarono il Giro ponendo grossi macigni al centro della strada. La polizia tentò di disperdere i dimostranti che risposero con colpi di arma da fuoco. Constatata l’impossibilità di proseguire, la Giuria dichiarò virtualmente conclusa la corsa. Diciassette corridori presero la decisione di proseguire in auto ed in bici e raggiunsero l’Ippodromo Montebello dove fu aggiudicato un arrivo simbolico a Cottur. Per motivi di ordine pubblico la tappa successiva partì da Udine.
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1947
Dopo il via da Milano con uno starter di eccezione come Luigi Ganna, si entrò nel vivo della competizione con l’atteso duello tra Coppi e Bartali, con un inizio favorevole al toscano che da Prato fino a Pieve di Cadore vestì le insegne del primato. Tra Pieve di Cadore e Trento, con le scalate di Falzarego, Pordoi e Costalunga, Coppi compì una delle sue memorabili imprese, demolendo la resistenza avversaria, conquistando definitivamente la Maglia Rosa e arrivando primo a Milano davanti allo stesso Bartali e a Bresci.
Curiosità
Un sostanziale cambiamento regolamentare prevedeva l’abolizione dei Gruppi e quindi furono schierate al Giro solo le squadre delle Ditte Industriali, costruttrici di biciclette. Altra novità fu la partecipazione massiccia della RAI che si inventò, accanto alle cronache sportive, una simpatica trasmissione serale intitolata “Il girino innamorato”. Alcuni corridori, tra cui Bartali, inscenarono una protesta nella tappa da Perugia a Roma per via della scelta di strade impraticabili e per le partenze a mezzogiorno che ritardavano gli arrivi, costringendo i corridori ad orari inconsueti per la cena e i massaggi.
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